di Federico Sartori
Verona. A Verona, così come in tante altre città e Paesi della cristianità cattolica, venerdì 23 febbraio sono state organizzate delle veglie di preghiera seguendo l’invito di Papa Francesco a una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Sud Sudan e in Repubblica Democratica del Congo. Il Centro Missionario Diocesano ne ha organizzata una nella chiesa di Santo Stefano. Che incredibile scelta una chiesa dedicata al primo martire per parlare di Paesi martoriati dalla guerra e tristemente generatori di martiri moderni!
Ci sono molte parole, dette durante questa veglia, che mi hanno colpito profondamente e che credo dovremmo meglio approfondire.
Colonialismo. Queste terre d’Africa che hanno subito un primo colonialismo politico ora ne subiscono uno economico: il Congo, ad esempio, è uno dei primi fornitori al mondo di Coltan e dietro questo minerale che sta alla base del processo tecnologico moderno (tablet, smartphone, elettronica di alta qualità) c’è un vergognoso commercio che coinvolge multinazionali mondiali, governi africani, milizie armate e fabbriche di armi, in un tragico circolo vizioso in cui ci rimettono i poveri congolesi, anche bambini, che a volte con le nude mani scavano per estrarre il Coltan.
Democrazia. La democrazia in Africa ha molte sfaccettature, dalla grande conquista del referendum indipendentista del Sud Sudan dopo lunghi anni di guerra civile con il governo di Karthoum, al presidente Kabila della repubblica democratica del Congo, che non vuole dimettersi dopo che sono passati i suoi due mandati. Purtroppo il governo di questi Paesi è molto spesso esercitato con le armi e da persone che non rappresentano il popolo ma molto spesso rappresentano solo gli interessi di grandi corporationi internazionali.
Guerra a bassa intensità. Durante il video sul Congo abbiamo sentito questa definizione che fa veramente tanto male. Da quello che si capiva dalla proiezione, sembra che ci siano guerre che avendo pochi morti sono definite “guerre a bassa intensità”. Da cristiani come possiamo pensare che esistano ragionamenti simili? Il comandamento di Dio non uccidere chiude per noi definitivamente la questione.
Bassa scolarizzazione. Padre Luciano Perina, superiore provinciale dei Comboniani per il Sudan, ci ha spiegato che in Sud Sudan esiste una sola scuola superiore molto spesso chiusa per sciopero, dove si prosegue con promozioni politiche di massa. Far crescere giovani dotati di cultura deve essere un imperativo per andare avanti con il sogno del Comboni di salvare l’Africa con L’Africa. Il nostro progetto concreto con questa veglia è stato così quello di raccogliere fondi per l’apertura di una scuola in Sud Sudan.
Fame e carestia. Il Sud Sudan è talmente martoriato dalle lotte interne, da queste stragi che nascono dalle differenze tribali, ma anche e soprattutto dall’avere il controllo dei pozzi petroliferi che ormai i suoi abitanti sono nella miseria più assoluta, senza cibo con donne e bambini che muoiono per fame. Come possiamo permettere una simile cosa ai nostri tempi?
Tribù. L’Africa disegnata con la penna sulla cartina dalle potenze europee non ha tenuto conto nella creazione degli Stati nazione delle differenti tribù, che molto spesso hanno tradizioni culturali e di vita molto diversi. Ciò porta a profonde tensioni che molto spesso diventano violenze inaudite fatte di stupri, guerriglia, furti e una striscia rosso sangue che imperla la terra del continente più ricco del mondo.
Abbiamo una missione importante tutti: ce lo chiede il Papa, ce l’han chiesto con una lettera i vescovi sudanesi, ce lo impone la nostra coscienza di cristiani. Al grido dei nostri fratelli africani dobbiamo rispondere con la preghiera, con la presenza spirituale accanto a loro nella ricerca della pace e con la continua testimonianza di ciò che succede, perché sulle loro tragedie non cali il velo del silenzio, perché tanto in Africa è sempre stato così.