di Redazione
Nel ventesimo secolo il livello medio del mare si è alzato di circa 20 centimetri, ora sta aumentando di 3 millimetri ogni anno, ma in futuro il fenomeno potrebbe accelerare. Gli scenari più ottimistici (con l’orizzonte di +2 gradi centigradi) prevedono un innalzamento del livello del mare di circa 40 centimetri a fine secolo; quelli più pessimistici (con +4-5 gradi) indicano un aumento di 80-100 centimetri.
«I valori – spiega il climatologo Giorgio Budillon, docente dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” – sono legati alle contromisure che verranno adottate dai governi, cioè dipenderà in sostanza da quello che faranno i politici per limitare le emissioni di gas serra in atmosfera e contrastare i cambiamenti climatici. Quel che è certo è che le zone costiere sono ad altissimo rischio: non solo perché il mare occuperà le terre emerse, ma anche perché aumenterà il potere di penetrazione del cuneo salino e quindi la possibilità che le acquee salate inizino a “inquinare” le falde acquifere dolci, compromettendone la potabilità».
Le nostre politiche, e le risorse, non dovrebbero forse assumere quale principale missione la questione climatica? È una questione che richiede soluzioni coordinate a livello internazionale e cooperazione al fine di aiutare tutti i Paesi a muoversi verso un’economia a bassa emissione di carbonio.
Crediti foto: go_greener_oz, CC BY-ND 2.0