Sorelle Clarisse di Leivi (Genova)
Vivere in monastero questa quaresima “speciale” ci sta provocando a diversi livelli. Siamo consapevoli e responsabili del fatto che la nostra vita, per ora, è stata stravolta molto meno di altre e questo ci chiede un di più di gratuità e di offerta.
Ci sono le tre parole della quaresima: preghiera, digiuno ed elemosina che possono ben riassumere il nostro tentativo di vivere questo tempo e condividerlo con tutti i nostri fratelli e sorelle in umanità, soprattutto chi sta pagando un più caro prezzo a questa emergenza: tutti quelli che vivono un lutto o l’accompagnamento dei propri cari malati. i poveri e i carcerati .
PREGHIERA: da subito abbiamo capito che la situazione andava accompagnata intensificando, qualitativamente soprattutto, la preghiera. Nutrire la Speranza, nostra e altrui, in questo tempo di sofferenza e impotenza, ha nella Parola di Dio il suo cuore pulsante. Lì, nello Spirito, possiamo sempre attingere ragioni e argomenti per ricominciare a sperare, ma anche per offrire speranza agli altri in un modo che non sia retorico e falso. Lì possiamo riposare e nutrirci dell’Amore che ci viene continuamente offerto e la nostra “sete” di salvezza viene placata e , nello stesso tempo, ridestata e approfondita. In questi giorni stiamo insieme pregando san Giuseppe perché venga in soccorso con la sua potente e silenziosa intercessione a questa situazione.
DIGIUNO: è quello che la realtà ci ha offerto, quello che non avremmo mai voluto dover scegliere, quello che ci porta al cuore della condivisione con tutti i credenti. La forma più alta di digiuno che questa quaresima ci ha chiesto è quello Eucaristico. Questa povertà sta lavorando in ciascuna in modo originale e anche nel corpo della fraternità una grande purificazione della fede e del celebrare. Ci accorgiamo della ricchezza di poter celebrare la liturgia delle ore e di come, convocate per questo, diventiamo presenza viva del Corpo del Signore, attingiamo alla comunione, ci uniamo a tutti… Rimangono tutte le altre forme di digiuno che ci aiutano a rimanere rivolte a ciò che vale e aperte alla carità.
ELEMOSINA: ci siamo accorte che la presenza del Signore fra noi è viva nella misura in cui cerchiamo di amarci “come” Lui ci ama, questo lo rende presente, vivo e operante. È una sfida grande, perché il rischio e la fatica di un tempo così offrono la tentazione di ripiegarsi su di sé, di rivendicare qualche diritto in più, di concedersi qualche privilegio… rimanere in atteggiamento semplice di apertura e di dono è difficile, ma bellissimo. È il primo contributo alla fatica di tutti ed è un ambito di creatività: stiamo cercando insieme e personalmente i modi per rimanere vicine alle persone, nei modi oggi consentiti, per non lasciare “nessuno” – di quanti hanno con noi contatto – solo con la sua paura e il suo dolore. Basta una parola, una mail, una telefonata… Tutte cose alla nostra portata che ci fanno “uscire” dalla tentazione di pensare solo a noi e ci mettono in contatto con una grande ricchezza che in questi giorni circola tra le persone semplici, una solidarietà e una capacità di dono e di cura che ci incoraggiano a far parte di questo popolo di piccoli e poveri che non hanno rinunciato a vivere amando, neanche in questo tempo.
È quaresima, una quaresima particolare, ma nelle pieghe della sua complessità ci sono già tanti germogli della Pasqua, dell’Amore che vince la morte e di cui tutti gli operatori sanitari, tanti sacerdoti e tanti altri piccoli e adulti sono segno vivo e luminoso anche per noi, a loro il nostro: Grazie!