Viaggio nelle periferie del mondo attraverso gli occhi dei missionari, tra solidarietà e informazione ai tempi del Covid-19
di Anna Moccia
Nessuno sa quando il coronavirus ci permetterà di tornare a percorrere le strade d’Italia e del mondo. L’hashtag circolato più a lungo in questo periodo è uno solo: #IoRestoACasa. E anche se le misure della “fase 2” ora permettono di tirare un sospiro di sollievo, dovremo per molto tempo continuare a coltivare relazioni, rapporti e affetti soprattutto online. Viaggeremo scorrendo le bacheche dei nostri social alla ricerca di informazioni, consigli o, più semplicemente, di speranza, che oggi ci arriva dalle mille e una espressioni di solidarietà nei confronti del bene altrui. Come quella dei tanti missionari che quotidianamente sono impegnati (da sempre) nell’assistenza alle persone più in difficoltà. Spesso la loro è una solidarietà silenziosa, che non ama finire sulle prime pagine dei giornali, ma si spinge in terre lontane, in cammino sulle strade del cuore.
È dai missionari che oggi il mondo dell’informazione, costretto sempre più a lavorare da casa, dalle proprie postazioni telematiche, potrebbe e dovrebbe tornare ad attingere per avere notizie di popoli, situazioni e comunità che altrimenti sarebbe difficile, se non impossibile, raggiungere. Esemplare l’esperienza di Misna, l’agenzia di stampa che per molti anni ha rappresentato la voce degli ultimi, attraverso una fitta rete di missionari che fungevano da corrispondenti dalle diverse realtà del mondo.
Le interviste che seguono provano a raccogliere questa sfida, di continuare a raccontare le speranze, i problemi e le attese del mondo, percorrendo una strada ancora troppo ignorata dal circuito mediatico internazionale, che ricerca affannosamente lo scoop, tralasciando spesso la voce degli ultimi, dei dimenticati, delle vittime di un sistema talvolta troppo duro con i deboli, soprattutto in questo tempo di pandemia. La rivoluzione nel mondo delle comunicazioni ha facilitato l’impresa, favorendo i contatti con i diversi istituti missionari e creando una rete di referenti dall’estero che hanno accettato l’invito di raccontarsi via mail e hanno inviato foto e video tramite Whatsapp e YouTube. Così si viaggia dall’Amazzonia di suor Agata alle Filippine di padre Simone. E ancora dalla Mongolia di suor Sandra al Giappone di suor Gloria, fino al cuore piagato dall’Africa, dove l’abbandono dei senzatetto, soprattutto dei più piccoli, non rimane l’ultima parola perché uomini e donne come suor Rosanna in Congo e i missionari Kizito in Kenya, Mauro in Niger e Pablo in Sudafrica sono capaci di accendere la speranza con semplici gesti di umanità. Non manca l’impegno in Italia di chi, come padre Daniele, ci racconta la realtà di Castel Volturno, in provincia di Caserta, abitata da un esercito di invisibili, che l’emergenza coronavirus ha reso ancora più vulnerabili. Ma la missione, come racconta padre Gigi, è anche questo: condividere la sorte di un popolo, essere parte della sua storia, come accaduto nella sua comunità di Parma, dove 12 missionari sono deceduti a causa del Covid-19. Le diverse testimonianze rappresentano il volto più nobile della solidarietà, quella che non si arrende neanche di fronte alla pandemia e che opta inevitabilmente di restare accanto a chi è nel bisogno, mettendo a rischio la propria vita, con la stessa tenerezza e dedizione di un padre o una madre. L’orizzonte tematico della missione ammette infiniti percorsi, dal rapporto tra migrazioni, povertà e sviluppo, ai cambiamenti climatici, allo sfruttamento illegale di lavoratori e risorse naturali da parte di imprenditori senza scrupoli, che mettono sempre più a rischio la salute e il futuro del Pianeta e dell’umanità.
14 MAGGIO – CONGO, MISSIONE DI UVIRA
«Alluvioni ed Ebola mettono a dura prova un’economia già fragile»
Luvungi è un grande villaggio situato nella diocesi di Uvira, provincia del Sud-Kivu, ad est della Repubblica democratica del Congo, che si estende su un vasto territorio che dalla piana della Ruzizi giunge fino alle montagne. Qui i casi di contagio da coronavirus sono decisamente inferiori ma è in aumento il numero di persone che soffrono la fame. «Anche da noi le frontiere, le chiese e le scuole sono state chiuse – racconta suor Rosanna Bucci, missionaria Saveriana e infermiera che opera in Congo dal 1994 e che di periodi bui nel Paese ne ha attraversati molti, come le guerre del 1996 e del 1998 -. Le misure di isolamento sono state prolungate fino alla fine di maggio. Al momento il covid sembra aver colpito duramente solo Kinshasa, dove i contagiati hanno superato quota 1.000. A ogni modo, fin da subito abbiamo lavorato per la sensibilizzazione sulle misure preventive, attraverso la radio locale e gli animatori di comunità, che sono passati nei vari quartieri con i megafoni. La gente sta soffrendo per le conseguenze economiche di questo isolamento, a cui si è aggiunto il disagio dell’alluvione che ha interrotto in più punti l’unica strada nazionale che ci collega alla città di Uvira…» >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
12 MAGGIO – GIAPPONE, MISSIONE DI SENNAN (OSAKA)
«Migranti, carcerati, poveri. Sono i più fragili a pagare di più»
Nonostante un numero complessivo di contagi apparentemente molto ridotto rispetto ad altri Paesi, anche i medici giapponesi sono alle prese con la lunga ed estenuante battaglia contro il coronavirus. Nel complesso i contagi accertati nel Paese sono 15.968, il bilancio dei morti è di 657. Le Missionarie di Maria-Saveriane sono presenti in Giappone dal 1959 con una delegazione formata da tre comunità: Izumi e Sennan, nella diocesi di Osaka, e Miyazaki, nella diocesi di Oita. Dopo cinque anni vissuti a Izumi, suor Gloria Enciso Aldana, di origini messicane, da sette anni vive a Sennan insieme ad altre tre sorelle giapponesi. È lei a raccontare come il Paese sta affrontando la pandemia.
«La situazione attuale del Giappone comincia a migliorare – racconta la missionaria -, piano piano i contagi diminuiscono ma il primo ministro Abe ha confermato che lo stato di emergenza in alcune prefetture durerà fino al 31 di maggio. Sono circa 3 mesi che ci troviamo in questa fase di lockdown, che ha provocato varie povertà, disoccupazione e stress famigliare. Tante nonne devono badare ai loro nipoti affinché le mamme possano andare al lavoro, quelle che ancora ce l’hanno. Il governo ha messo in programma un aiuto economico per le piccole e medie imprese…» >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
11 MAGGIO – FILIPPINE, MISSIONE DI MANILA
«Per Manila doppia sfida, il coronavirus e la fame»
«La città di Manila non è tra le più colpite a livello mondiale dal coronavirus ma le restrizioni attivate per evitare il contagio stanno creando un’emergenza nell’emergenza, quella della fame, sempre più diffusa con il passare delle settimane». Il racconto arriva da padre Simone Caelli, missionario del Pime a Paranaque, nell’estrema periferia della capitale filippina.
La capitale delle Filippine è in totale lockdown per il coronavirus fino al 15 maggio. Ad oggi nel Paese si contano 10.794 contagi e 719 morti, ma i tamponi effettuati sono ancora pochi, secondo il missionario, ed è difficile sapere quanti tra gli effettivi contagiati siano stati testati. «Manila è una città con più di 12 milioni di abitanti – ci racconta padre Simone -, molti dei quali vivono in una situazione di estrema povertà ed non è facile per loro stare a casa perché una casa non ce l’hanno. La vita qui si svolge normalmente all’aperto, le popolazioni degli slum non hanno un conto in banca ma vivono della paga giornaliera che ora manca e pertanto non possono comprarsi neanche il cibo…» >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
9 MAGGIO – BRASILE, MISSIONE IN AMAZZONIA
«Il virus ci ricorda che siamo tutti connessi»
Lo stato brasiliano dell’Amazonas ha registrato altri 856 casi di Covid-19, per un totale di 10.099 casi. Sono stati inoltre confermati altri 55 decessi per malattia, che hanno fatto salire il numero totale di decessi a 806, confermandosi al quinto posto in classifica tra gli Stati del Brasile per numero di morti. È in questo contesto che, nell’amazzonia brasiliana, operano da oltre 100 anni i missionari Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice.
«Lavoriamo soprattutto nel campo dell’educazione e dell’evangelizzazione», ci racconta suor Agata Kociper, missionaria dell’Ispettoria “Santa Teresinha”. «Il nostro sguardo è rivolto ai giovani e bambini più poveri, che si trovano in situazioni di rischio. Per questo, oltre alle scuole abbiamo anche opere a difesa delle bambine e di mamme adolescenti, vittime di abusi e diversi tipi di sfruttamento, a difesa della dignità e della vita. Tra le aree in cui lavoriamo, ce n’è una molto particolare, che è la regione di Rio Negro, dove convivono popolazioni indigene di 23 etnie differenti».
Per le comunità già vulnerabili, l’arrivo del nuovo coronavirus può avere effetti devastanti. E si teme che il contagio arrivi a colpire le tribù più remote, isolate, incontaminate… >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
8 MAGGIO – NIGER, MISSIONE DI NIAMEY
«Chiesa in Niger, non solo sofferenza, anche speranza»
La pandemia non risparmia neanche il Niger, Paese dell’Africa occidentale più povero al mondo. “Ma qui gli effetti del contagio sono ancora limitati”, racconta padre Mauro Armanino, missionario della Società delle Missioni Africane (SMA) originario di Casarza Ligure, che dal 2011 si trova a Niamey, capitale del Niger. Alla data di oggi, con 7 nuovi casi si raggiunge il numero di 781 persone contaminate, 586 guarite e 42 decessi.
«Dalle ultime indagini – afferma padre Mauro – risulta che le 8 regioni del Paese sono toccate dall’epidemia in misura minore rispetto alla capitale Niamey. C’è da aggiungere che, in buona parte, la gente prende relativamente poco sul serio la pandemia e i motivi sono vari. Da un lato la contaminazione è ridotta, sono poco visibili i malati e, salvo casi particolari, anche i deceduti. Corrono poi voci, non del tutto infondate, che alcune persone siano state pagate per dire di avere contratto la malattia. C’è il sospetto del cosiddetto “covid-business”, che consiste nel dare cifre importanti di malati per ricevere aiuti più consistenti dall’esterno. Ciò dimostra, una volta di più, la sostanziale sfiducia dei cittadini rispetto ai propri dirigenti… >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
7 MAGGIO – MONGOLIA, MISSIONE DI ARVAIKHEER
«Camminare con il popolo è la nostra missione»
I casi di coronavirus nel Paese sono 41 e il numero dei decessi è pari a zero ma anche in Mongolia è scattato il lockdown e i missionari fanno del loro meglio per proteggere la popolazione locale e se stessi dal contagio.
Suor Sandra Garay è nata in Argentina. Dopo la formazione religiosa in Italia per diventare missionaria della Consolata, ha studiato negli Stati Uniti e poi lavorato con i migranti ispanici nel Michigan. Nel 2004 è partita per la Mongolia e attualmente lavora nella missione di Arvaikheer, nel Centro-sud del Paese.
Via Whatsapp ci racconta le difficili condizioni in cui vive la popolazione locale, aggravate dalla sospensione delle attività: «La vita qui è ancora più dura. In questa primavera insolitamente più calda per via dei cambiamenti climatici, la desertificazione avanza e le riserve di acqua scarseggiano. Da una parte è bello dire che fa più caldo ma dall’altra c’è un prezzo molto alto da pagare perché tutto l’ecosistema è in pericolo. Come se non bastasse, le risorse di cui dispone la maggior parte delle persone sono appena sufficienti per pagare il necessario…» >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
2 MAGGIO – SUDAFRICA, MISSIONE DI JOHANNESBURG
«Se hai fame il virus non fa paura»
Il Sudafrica rimane, assieme all’Egitto, tra i Paesi con il più alto numero di casi di Covid-19 del continente, con 5.951 contagi e 116 morti. A fine marzo è stato messo interamente in quarantena dal presidente Cyril Ramaphosa. A garantire l’ordine e l’obbedienza alle norme sono stati schierati altri 73mila soldati che si aggiungono ai 2.500 della fase iniziale.
Padre Pablo Velasquez, missionario scalabriniano, svolge il suo ministero sacerdotale nella comunità religiosa con sede nel sobborgo di La Rochelle, presso la parrocchia di S. Patrick. Ogni giorno, da settimane ormai, la parrocchia si ritrova con centinaia di persone in lunghe file in cerca di un pacco viveri. I benestanti hanno risorse economiche e garanzie di un lavoro che tutelano ed aiutano a rispettare le direttive restrittive di questi giorni ma per le fasce più povere, tra cui molti migranti, perdere giorni di lavoro significa ipso facto non guadagnare un rand (moneta locale). >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
1° MAGGIO – ITALIA, MISSIONE DI PARMA
«Una vita per gli altri, in missione fino alla fine»
Sono tante le congregazioni missionarie che hanno perso fratelli e sorelle a causa dell’epidemia. Una delle realtà più colpite è stata la casa dei saveriani di Parma dove, da fine febbraio al 1° aprile, sono morti ben 18 missionari, 12 i decessi a causa del coronavirus. La missione in fondo è anche questo: condividere la sorte di un popolo, essere parte della sua storia, nel bene e nel male. «Al momento la situazione sembra essere sotto controllo – ci dice padre Gigi Signori, 62 anni, vice rettore nella grande comunità saveriana della casa madre -. Come da prassi siamo stati sottoposti ai tamponi e sono negativi però abbiamo vissuto momenti di vero sconforto. In un mese abbiamo perso circa un terzo della nostra comunità. Uno dei confratelli scomparsi era qui solo di passaggio per sottoporsi ad alcune cure e presto sarebbe rientrato in Congo, nella diocesi dove aveva avviato delle costruzioni…» >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
26 APRILE – ITALIA, MISSIONE DI CASTEL VOLTURNO (CE)
«Ripartire dalla solidarietà, sull’esempio di Papa Francesco»
L’Italia è tra i Paesi con più contagiati da coronavirus al mondo: 197.675 i contagi, 2.324 i nuovi casi. Se l’epidemia ha colpito in maniera grave tutta la società e l’economia italiana, a pagare il prezzo più alto della crisi sono, come sempre, soprattutto i più poveri, gli ultimi, coloro che vivono in realtà ai margini, come quella del comune di Castel Volturno, in provincia di Caserta. È da qui che, a nome della Rete Castel Volturno Solidale, arriva l’appello di padre Daniele Moschetti, missionario comboniano per anni impegnato in Africa, che attualmente vive e opera in uno dei comuni più a rischio del Sud d’Italia. Un’appello che ha ricevuto risposte incoraggianti anche dal Vaticano.
«L’emergenza sanitaria per la pandemia di Coronavirus – racconta padre Daniele – rende ancor più dura la vita della popolazione italo-africana che nell’area di Castel Volturno già sopportava il peso di problemi irrisolti da tempo: non hanno una rete familiare, si sentono distanti dalle istituzioni territoriali, non hanno accesso alla residenza pur pagando un fitto. Sono impiegati nell’agricoltura, nella filiera bufalina, nell’edilizia e d’estate sulle spiagge, ristoranti e pizzerie. Auspichiamo che si pensi a forme urgenti di regolarizzazione dei soggiorni e del lavoro». >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA
21 APRILE – KENYA, MISSIONE DI NAIROBI
«Negli occhi dei ragazzi la speranza»
Il Covid-19 continua ad espandersi in Kenya, anche al di fuori delle aree che erano inizialmente colpite. Il numero totale di casi confermati all’interno del Paese è salito a 281, con l’aggiunta di 11 nuovi casi. Sette dei nuovi casi provengono da Mombasa mentre gli altri quattro da Nairobi, città dove padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano, svolge un prezioso servizio per strappare i giovani dalla strada e restituire loro una vita dignitosa. Una missione ancora più preziosa in tempi di coronavirus.
«In questi giorni – ci racconta il missionario – ho fatto dei brevi incontri con i 41 ragazzi che abbiamo riscattato dalla strada il 31 marzo con l’aiuto dello Street Families Rehabilitation Trust Fund e sono a Kerarapon. Ieri ho spiegato loro che presto riceveranno un visita dal personale della Sanità per verificare la situazione igienica generale e che magari faranno loro una visita medica completa, anche col tampone.
I più grandicelli, 15 anni o giù di li, hanno occhi da stregoni, occhi di persone che già conoscono tutto, come direbbe il mio amico Arnoldo. Occhi che quando gli parli ti guardano fisso, ti trapano l’anima, ti vogliono leggere dentro, e probabilmente ci riescono…» >>>VAI ALLA NOTIZIA COMPLETA