di Sr. Maria Rosa Venturelli *
Ci stiamo avvicinando alla solennità liturgica della Pentecoste, dove contempliamo lo Spirito di Dio che discese sotto forma di lingue di FUOCO su Maria la madre di Gesù e sugli apostoli mentre erano riuniti nel cenacolo a pregare. Questo evento mi ricorda ogni anno un altro evento vissuto a Isiro, nel nord del Congo, il FUOCO – la cenere – che distrusse parte della nostra casa.
Era il primo pomeriggio, dopo il pranzo. Una giornata calda, afosa, un sole piccante e luccicante. Ero in doccia, mi stavo preparando per uscire. Sento un boato forte alle mie spalle. Sento gridare, mi affaccio alla piccola finestra, che dà sul cortile della scuola elementare con circa 1500 alunni… tutti gridano, i ragazzi escono correndo, in modo confuso, gridando angosciati vanno verso la nostra casa. Esco rapidamente nel nostro cortile. Il FUOCO!
Non avevo mai assistito a un incendio divampante in prima persona e così da vicino… la nostra cucina è in fiamme che crescono rapidamente verso l’alto. Tutte siamo fuori, anche le due sorelle che erano dentro sono riuscite a scappare fuori. Dietro la cucina c’era la dispensa con i viveri di riserva e un frigorifero a petrolio. Così si usava a quel tempo, non c’era la luce elettrica. Sembra che per uno sbaglio umano, la sorella che doveva riempire il contenitore del petrolio, vi ha versato invece una tanica di benzina. Quando due sorelle, dopo il pranzo, sono andate per riattivare il frigo dopo lo scongelamento, tutto è saltato con un boato. In dispensa c’erano le due sorelle, che hanno avuto l’intuito di saltare immediatamente fuori dalla porta verso la cucina, scavalcando con salti le fiamme. È stata la loro salvezza.
L’incendio è stato domato solo verso le ore 18.00, dopo 4 ore di fuoco e caldo bruciante.
Non avevamo attrezzi per spegnere il fuoco, ne hanno trovato uno alla Procura dai padri Domenicani, ma non funzionava. Il fratello missionario e i confratelli hanno cercato disperatamente con scale e seghe di staccare il tetto della cucina, che era in fiamme, dal resto della casa, da una parte la sala da pranzo e il foyer, e dall’altra le nostre stanze, per isolare l’incendio. Hanno lavorato duramente, alla fine ci sono riusciti, dopo ore di lavoro estenuante.
I ragazzi delle elementari hanno formato immediatamente una catena umana, arrivando dalla scuola nel nostro cortile, con dei secchi e altri contenitori di plastica, colmi di terra, che si passavano di mano in mano e che lanciavano sulle fiamme. Ci volle del tempo, ma alla fine, dopo ore e ore, il fuoco si spense. Era tutto cenere. Abbiamo perfino trovato delle scatole di sardine, ancora intatte, ma dentro bruciate del tutto. Non ci era rimasto niente per mangiare. Tutto incenerito.
Avremmo voluto alla fine prendere un buon caffè, per darci coraggio, niente era rimasto, né polvere, né moka. Fu duro rendersi conto di questo. Non avevamo più nulla. La vita quella sì.
Per due settimane intere siamo state ospiti nella casa dei confratelli comboniani, per mangiare, ci hanno offerto tutto gratuitamente. Il fratello e i suoi operai lavorarono duramente per ricostruirci la cucina e la dispensa. E potemmo così ritornare alla nostra casa, anche se era ancora in restauro.
Il fuoco divorante è un’esperienza terrificante, non puoi fare nulla. Noi le sorelle guardavamo estatiche quel fuoco, nell’impotenza più assoluta. Mi ricordo che mi ero sistemata su una termitiera – la casa delle formiche termiti, che escono da terra per circa un metro – e da lì guardavo la potenza del fuoco, la potenza della natura nel momento del caos più totale.
La natura quando si scatena è davvero terribile. Noi stiamo assistendo e siamo immersi ancora nella pandemia da coronavirus… da anni abbiamo, credo, bistrattato la natura, e la natura vuole ripristinare l’equilibrio iniziale. Una conversione ecologica mi attende e attende tutti noi.
Fuoco dello Spirito di Dio, ci affidiamo alle tue mani, perché tu possa formare in noi la creatura nuova, che si ri-converte completamente alla bellezza della natura, alla fraternità più solida, all’incontro vero e reale con il Padre della Vita e il Signore Gesù, il Risorto, il Salvatore della nostra umanità, ferita da una catena di errori, da correggere, superare, ri-immaginare e vivere in un futuro migliore.
* Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana. Ha lavorato per 12 anni in Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo).
Su un episodio triste in una terra sfortunata, preda dei più biechi intereressi per l’arricchimento di mascalzoni dediti esclusivamente allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per il possesso dello sterco del demonio. Non volgendo almeno lo sguardo verso chi non ha nulla. Neanche gli occhi per piangere! Che, come giustamente lei dice, lo Spirito Santo possa condurre l’umanità a miti consigli. Buona Pentecostal. ….. l