In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra il 20 giugno, lo scrittore Alì Ehsani condivide su Terra e Missione la sua storia, i sogni e le proprie speranze per il futuro
di Alen Ehsani *
La mia storia è quella di un viaggio, iniziato alcuni anni fa e ancora non concluso. La mia storia è iniziata quando, ancora bambino, sono stato costretto a lasciare l’Afghanistan a causa della guerra che mi aveva portato via la casa e la famiglia. Non c’era posto per i bambini come me, in quel Paese martoriato dalle bombe e a capirlo fu mio fratello quando mi disse, senza troppi giri di parole, che era giunto il momento di partire.
Sono stato un profugo, ora sono un rifugiato politico, ma non mi sono mai sentito una vittima. Giunto in Italia, ho deciso infatti di raccontare ai giovani studenti la mia storia, affinché le mie sofferenze aiutino le persone a capire cosa spinge i migranti a lasciare i loro Paesi e cercare di realizzare il sogno più grande in Europa. Il mio sogno più grande è sempre stato quello di vivere in maniera libera. Ma questo l’ho capito una volta giunto in Italia. Prima, infatti, credevo che in tutto il mondo ci fosse la guerra e avevo ben poco da sognare. Mi chiedono spesso se abbia mai pensato di mollare. La mia risposta è negativa. Non ho mai pensato di mollare, neanche quando sono stato costretto a nascondermi sotto la pancia di un tir per raggiungere l’Italia da Patrasso (Grecia), seppure avessi soltanto 13 anni e gli ultimi cinque li avessi impiegati per raggiungere la Grecia da Kabul.
I miei genitori mi hanno sempre invitato a studiare perché, se non lo avessi fatto, sarei stato cieco per sempre. Oggi ho capito quale fosse il senso di quelle parole: se non avessi dedicato tutto me stesso alla cultura, avrei perso la possibilità di capire gli altri e rispettare la loro eccezionalità. Sono stati anni duri, soprattutto quando ho conosciuto la fame anche qui in Italia. Dormivo alla stazione e ogni mattina arrivavano agenti della Polizia ad invitarci ad andare via. Intanto osservavo la città sorgere, le persone scambiarsi abbracci ed io sentivo sulla mia pelle il dolore più grande: la solitudine. E mi chiedevo se, un giorno, avrei potuto provare anche io quella gioia che leggevo negli occhi delle persone che si abbracciavano.
Lo studio e la fede mi hanno salvato, ma soprattutto i programmi di accoglienza. Il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla Costituzione italiana. L’articolo 10, terzo comma, della Costituzione prevede, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Il riconoscimento del rifugiato è entrato, invece, nell’ordinamento italiano con l’adesione alla Convenzione di Ginevra del 1951, che definisce lo status di rifugiato. La protezione internazionale dei rifugiati oggi si è estesa notevolmente, fino ad assicurare ai rifugiati il godimento dei diritti umani fondamentali e la sicurezza. Tuttavia, diverse recenti ricerche hanno sottolineato come spesso i diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti sono violati. Anche per questo è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 2000, la Giornata mondiale del rifugiato, un’occasione per celebrare l’entrata in vigore della Convenzione di Ginevra, ma soprattutto per invitare a conoscere l’altro riflettendo sulle sofferenze provate e sulle difficoltà incontrate. Molto si è fatto, ma molto ancora si può e si deve fare, per realizzare l’ideale di uguaglianza sostanziale che ispira le moderne Costituzioni europee.
* Afgano, è partito da Kabul quando aveva 8 anni. È arrivato in Italia dopo un viaggio durato 5 anni, ha attraversato tutta l’Asia. Laureato in legge alla Sapienza, è autore con Francesco Casolo per Feltrinelli di Stanotte guardiamo le stelle (2016), I ragazzi hanno grandi sogni (2018).