La creazione «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22)

“Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, ma la Natura non perdona mai” (Papa Francesco)

di p. Julio Caldeira *

Durante tutta la storia dell’umanità, l’essere umano ha dovuto affrontare molte catastrofi, alcune delle quali hanno decimato la vita di milioni di persone. La nostra generazione ha vissuto forse la prima grande crisi sanitaria mondiale di questo secolo, che ha prodotto grandi interrogativi legati all’epidemia di covid-19, il virus che ha già contagiato tre milioni di persone e causato circa 200.000 morti (numeri che si moltiplicano ogni giorno).

Distruzione della casa comune

Negli ultimi decenni stiamo sfruttando la Natura così tanto che non sarà più possibile compensare danni irreparabili, come lo spreco delle risorse idriche e l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, senza contare la scomparsa di alcune specie animali, la cui presenza è fondamentale per la sopravvivenza della  vita umana sul pianeta.

Papa Francesco, nell’Enciclica Laudato Si’ (n. 2) afferma che “questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22)”.

Analisi scientifica

In una serie di articoli pubblicati dalla rivista Mongabay Latam, gli scienziati assicurano che la crisi del coronavirus è correlata alla devastazione degli ecosistemi.

Felipe Castro afferma che è scientificamente dimostrato che, se non cambiamo le nostre azioni, i cambiamenti climatici “genereranno dolore e sofferenza umani simili a quelli che stiamo vivendo ora”, poiché questa “è una profezia ben documentata dalla migliore scienza disponibile nel mondo”.

Il dott. Gerardo Suzán spiega che “stiamo vedendo come le dinamiche di molti patogeni siano sempre più legate ai drastici cambiamenti che stiamo apportando all’ambiente, come la deforestazione, l’inquinamento, l’invasione delle riserve naturali o la perdita della biodiversità”.

Secondo la Dott.ssa Selene Zárate, per combattere il coronavirus e altre malattie, “la prevenzione non è solo lavarsi le mani”, ma anche “avere politiche di conservazione, sostenibilità e sviluppo a basso impatto ambientale”.

L’ecologa Valeria Souza sottolinea inoltre che l’attuale crisi causata dalla pandemia di covid-19 dovrebbe indurre gli uomini a riflettere sul loro rapporto con il pianeta: “Siamo un altro organismo soggetto alle leggi dell’ecologia e dell’evoluzione. Facciamo parte della natura e quindi non possiamo abusarne. Facciamo parte di una rete di interazioni, parte di un tutto. Ed è il disprezzo per la natura che ci ha portato a questi disastri”.

Per Paulina Aldunce, l’anno 2020 “sarà un anno in cui nella popolazione mondiale aumenterà la consapevolezza ambientale. Le persone si renderanno conto di ciò che succede e degli effetti che le loro azioni hanno sull’ambiente”.

Felipe Castro aggiunge che questa pandemia “farà sì che le persone prendano più seriamente il cambiamento climatico, comprendano che non sono invincibili e che non tutto può essere risolto con la scienza. Che dobbiamo cambiare le nostre abitudini di consumo, che ci sono dei limiti e che è il pianeta stesso che ci impone quei limiti”.

Sotto diversi aspetti, gli scienziati prevedono che l’attuale crisi genererà cambiamenti socioculturali nelle persone, provocando azioni per raggiungere l’obiettivo di fermare l’aumento della temperatura globale del pianeta.

Ecologia integrale

Papa Francesco ricorda nei capitoli 4, 5 e 6 della Laudato Si’ l’importanza di riflettere, cercare soluzioni e agire per arrivare insieme alla costruzione di un’ecologia integrale: “Dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale, propongo di soffermarci adesso a riflettere sui diversi elementi di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali”(LS, 137).

In questo contesto, siamo tutti chiamati ad un cambio di paradigma, che risulta essenziale per la cura della Casa Comune e che comprende la responsabilità congiunta di tutti per combattere gli eccessi, l’assunzione di atteggiamenti più sostenibili nella vita quotidiana, che garantiscano equilibrio, continuità e reciprocità tra le persone e la terra, la solidarietà nella società, con le generazioni future e con l’ambiente in cui viviamo, e una ridistribuzione dei beni della creazione in modo che tutti, senza escludere nessuno, possano avere la vita e averla in abbondanza (Gv 10,10).

È bene ricordarci sempre che è Dio che ordina all’essere umano di “coltivare e avere cura” del giardino (Gn 2,15); così l’Uomo diventa custode e non proprietario della terra, stabilendo un rapporto di solidarietà e complementarità. San Francesco d’Assisi per primo ha capito bene tutto questo, riconoscendo la fratellanza che scaturisce da tutte le creature: fratello sole, sorella luna, sorella terra, sorella acqua, ecc. Anche molte popolazioni indigene ci aiutano ad avere “uno sguardo critico e autocritico che ci permette di identificare ciò che dobbiamo disimparare, ciò che danneggia la Casa Comune e i suoi popoli” (Instrumentum Laboris per il Sinodo sull’Amazzonia) e intraprendere azioni concrete per prenderci cura di questo dono di Dio all’umanità.

“Il nostro pianeta è un dono di Dio, ma dobbiamo anche essere consapevoli  che viviamo nell’urgenza di far fronte a una crisi socio-ambientale senza precedenti.  E per fare questo in modo appropriato, abbiamo bisogno di una conversione ecologica. Per questo motivo, come Chiesa amazzonica, consapevoli della crescente aggressività nei confronti del nostro bioma, che ne minaccia la sopravvivenza con enormi conseguenze per il nostro pianeta, abbiamo intrapreso la strada ispirata dalla proposta di ecologia integrale. Riconosciamo le ferite causate dagli esseri umani nel nostro territorio, vogliamo imparare dai nostri fratelli e sorelle delle popolazioni indigene, in un dialogo di conoscenza, la sfida di dare nuove risposte alla ricerca di modelli di sviluppo equo e solidale. Vogliamo prenderci cura della nostra “casa comune” in Amazzonia e proponiamo nuovi modi per farlo” (Documento Finale del Sinodo per l’Amazzonia, 65).

Ognuno di noi faccia la sua parte, ricordando che il futuro è nelle mani di ciascuno di noi. Comincia ora!

p. Julio Caldeira

* p. Julio Caldeira imc, coordinatore delle comunicazioni della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM)

(Traduzione a cura di Alda Pagliano)

Articoli correlati: La comunicazione interculturale tra indigeni e missionari

Sostieni TerraeMissione.it:
Per dare voce alle periferie abbiamo bisogno di te!

Di notizie ce ne sono tante. Spesso quelle che più ci stanno a cuore non riescono a trovare spazio sulle prime pagine dei giornali. Sostenere terraemissione.it significa permetterci di continuare il nostro impegno per un’informazione libera e indipendente, al fianco degli ultimi e al servizio del Vangelo.

SOSTIENICI
Vuoi tenerti aggiornato sulle ultime notizie?
Iscriviti alla Newsletter di Terra e Missione

Lascia un commento