Il commento al Vangelo di domenica 5 luglio a cura di Don Pierluigi Nicolardi* per la XIV domenica del tempo ordinario – Mt 11, 25-30
Alla constatazione della mancata accoglienza della Parola (cf. Mt 11,20-24), segue una preghiera di ringraziamento che Gesù rivolge al Padre per tutti coloro che, piccoli, hanno aperto il cuore alla rivelazione di Dio.
In questa XIV domenica del tempo ordinario ci è offerta questa piccola preghiera di lode di Gesù, una perla preziosissima: è come uno squarcio nel cielo che ci permette di entrare nel rapporto intratrinitario; Gesù, esultando nello Spirito (cf. Lc 10,21), si rivolge a Dio con il nome che egli stesso ci ha rivelato: «Abbà».
Egli mette in luce come il fine della sua missione sia aprire agli uomini la via di accesso al Padre; questa via di conoscenza, però, è percorribile dai piccoli, preclusa «ai sapienti e ai dotti». Non è lui a chiuderne l’accesso, ma il nostro atteggiamento; infatti Gesù precisa che solo attraverso di lui si giunge al Padre e che la via di conoscenza non è la sapienza umana, ma la sapienza della croce: «Prendete il mio giogo», ricorda nel Vangelo.
Alla superbia e alla tracotante saccenteria di chi ha sempre le risposte pronte e non lascia posto al mistero, Gesù oppone la sapienza dei piccoli, quella espressa dalla croce, «scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,23-24).
Guardiamo al Cristo, mite ed umile di cuore; nell’apparente stoltezza della croce si nasconde tutto il mistero della sapienza di Dio. Puntiamo la nostra vita su Cristo perché «chi vede il Figlio, che ha in sé l’immagine del Padre, vede proprio il Padre» (S. Cirillo di Alessandria).
* Presbitero della diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Amministratore Parrocchiale di «S. Antonio da Padova» in Tricase (Le), Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Famiglia e AE di zona AGESCI «Lecce Ionica».
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