Maria, perfetta missionaria, è grazia e dono per ogni missionario.
La riflessione di Suor Elena Conforto, Missionaria di Maria – Saveriana
di Elena Conforto
Maria è una giovane ebrea, di una provincia sperduta dell’Impero romano. Il suo nome è comune tra le donne del popolo d’Israele, la più celebre è Miriam, sorella di Mosè. È una semplice ragazza di campagna che vive lontano dal centro religioso di Gerusalemme e dallo sfarzo del Tempio con la sua aristocrazia sacerdotale. Come le altre donne del villaggio, avrà cucito vestiti, cucinato, raccolto la legna per il fuoco, sarà andata a prendere l’acqua al pozzo e avrà lavorato nei campi per aiutare la famiglia.
Luca, tra gli evangelisti, è quello che ci racconta un po’ di più di lei. Dal suo Vangelo sappiamo che la Vergine, dopo l’annuncio dell’arcangelo Gabriele e agli inizi della sua gravidanza, si mette in viaggio verso una regione montuosa per raggiungere una della città della Giudea (cfr Lc 1,39), dove abita l’anziana parente Elisabetta, che sta per dare miracolosamente alla luce un bimbo. Maria, appena avuta notizia del sensazionale evento, si reca da lei e si pone in cammino: il verbo greco usato è eporeuthe, aoristo deponente di un verbo utilizzatissimo nel Nuovo Testamento per indicare l’andare e il viaggiare di Gesù e dei suoi discepoli (cfr Mt 19,15; Mc 10,17; Lc 7,11; 9,51.52.56.57; Gv 4,5); e cosa ancora più interessante, è il verbo utilizzato da Gesù sia nel discorso della missione (cfr Mt 10,6.7), che nel momento della consegna del mandato missionario ai suoi discepoli (cfr Mt 28,19 e Mc 16,17). Gesù, inoltre rivolge questo stesso comando di “andare!” anche ad una donna, Maria di Magdala in Gv 20,17. Questo verbo non viene mai usato nell’ambito della sequela, dove si preferisce il verbo seguire (gr akoloutheo).
Maria è la “prima missionaria” e fa compiere a Gesù il suo “primo viaggio missionario”
Maria è la “prima missionaria” e fa compiere a Gesù, portandolo in grembo per le strade polverose della Giudea, il suo “primo viaggio missionario”, anticipando anche quella che sarà l’azione della comunità; per ora è Maria che conduce il figlio, lui che da adulto sarà sempre “per via” e non avrà nemmeno dove posare il capo (cfr Mt 8,20; Lc 9,58). Sembra che la Vergine ponga le premesse del suo passare di villaggio in villaggio, negli anni della sua vita pubblica.
L’evangelista Luca aggiunge anche qualche particolare all’andare di Maria. Ci dice che cammina con zelo e sollecitudine. Si muove rapidamente, perché spinta da un moto interiore che denota un impegno serio. È una descrizione qualitativa dell’animo della Vergine in quel momento, più che un’indicazione spazio-temporale: Maria cammina svelta, protesa verso la meta senza distrarsi. A spingerla non è l’ansia; non è la fretta dispersiva e distratta, ma l’urgenza del Regno e il desiderio missionario di annunciare il compiersi delle promesse, perché la fede ha le sue urgenze. Ci sono dei momenti nei quali è necessario saper scegliere e anche velocemente.
Preghiera Missionaria
“Santa Maria, donna missionaria, noi ti imploriamo per tutti coloro che avendo avvertito, più degli altri, il fascino struggente di quella icona che ti raffigura accanto a Cristo, l’inviato speciale del Padre, hanno lasciato gli affetti più cari per annunciare il Vangelo in terre lontane.
Sostienili nella fatica. Ristora la loro stanchezza. Proteggili da ogni pericolo. Dona ai gesti con cui si curvano sulle piaghe dei poveri i tratti della tua verginale tenerezza. Metti sulle loro labbra parole di pace. Fa’ che la speranza con cui promuovono la giustizia terrena non prevarichi sulle attese sovrumane di cieli nuovi e terre nuove. Riempi la loro solitudine. Attenua nella loro anima i morsi della nostalgia. Quando hanno voglia di piangere, offri al loro capo la tua spalla di madre. Rendili testimoni della gioia. (…)
Santa Maria, donna missionaria, tonifica la nostra vita cristiana con quell’ ardore che spinse te, portatrice di luce, sulle strade della Palestina. Anfora dello Spirito, riversa il suo crisma su di noi, perché ci metta nel cuore la nostalgia degli «estremi confini della terra». E anche se la vita ci lega ai meridiani e ai paralleli dove siamo nati, fa’ che ci sentiamo egualmente sul collo il fiato delle moltitudini che ancora non conoscono Gesù. Spalancaci gli occhi perché sappiamo scorgere le afflizioni del mondo. Non impedire che il clamore dei poveri ci tolga la quiete. Tu che nella casa di Elisabetta pronunciasti il più bel canto della teologia della liberazione’ ispiraci l’audacia dei profeti”.
don Tonino Bello
* Suor Elena Conforto, mmx @Elena_Conforto