Un libro inchiesta pubblicato da Emi fa luce su quanto accade in Amazzonia e sul ruolo chiave che le donne rivestono oggi nella Chiesa amazzonica
di Anna Moccia
«Che cosa significa progresso? L’auto? Il conto in banca? È tutto qua ciò che intendete con progresso? Quando penso al progresso, immagino uomini e donne che vivono in una foresta sana e pulita, si bagnano in fiumi dove non si annidano sostanze tossiche, sono liberi di parlare la loro lingua, esprimere la loro cultura, sognare i loro sogni senza essere per questo considerati selvaggi o inferiori». Davi Kopenawa, sciamano e portavoce del popolo Yanomami, è uno dei tanti testimoni intervistato da Stefania Falasca e Lucia Capuzzi nel reportage giornalistico Frontiera Amazzonia (EMI, Verona 2019, pp. 176, € 15), che documenta la straordinarietà ma anche le gravi problematiche che affliggono la vasta regione del sud-America.
Un’appassionante inchiesta dedicata al “polmone verde” del Pianeta, condotta nel corso del 2018, in occasione del viaggio di papa Francesco in Cile e Perù, al quale le giornaliste hanno partecipato per conto della redazione del quotidiano Avvenire. Le due reporter hanno raccolto interviste e testimonianze di leader sociali, attivisti, missionari, portavoci dei popoli indigeni e della Chiesa cattolica per accendere i riflettori sulla precaria situazione delle popolazioni che vivono a contatto con il delicato ecosistema dell’Amazzonia, ora sempre più a rischio “genocidio” a causa dell’epidemia di coronavirus ma da sempre minacciate dall’estrazione illegale di oro, petrolio e altre materie prime, dal disboscamento e dal commercio illegale di legnami pregiati, e dall’avanzare delle coltivazioni intensive della soia e della coca, mercato controllato dai colossi dell’agrobusiness e guidato dalle logiche dell’estrattivismo.
Il tema della tratta delle persone viene affrontato con delicatezza e rispetto, con un’attenzione particolare in grado di farci riflettere ed emozionare di fronte al dramma di tante persone, soprattutto di tante giovani donne costrette a prostituirsi e private della loro dignità e libertà. Ma le autrici ci parlano anche di tante donne che continuano a lottare, forti e carismariche figure femminili che si battono in difesa del loro ambiente, della loro cultura e dei loro diritti, come suor Roselei Bertoldo, della rete contro la tratta Un grido per la vita e “Donna Gê”, che da anni accompagna le comunità di ribeirinhos, che vivono sulle rive dei fiumi. Come racconta alle due giornaliste il missionario del Pime Padre Enrico Uggè, “il futuro di una Chiesa che rimane e cresce passa per il cuore di queste donne”.
Foto in copertina: Julio Caldeira IMC, coordinatore delle comunicazioni della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM)