La storia quasi incredibile di Ela e Józef e della loro numerosa famiglia. Il coraggio della fede e l’umiltà di saper ricominciare, nonostante il dolore vissuto
di Sr. Maria Rosa Venturelli *
La prima persona che incrociammo per strada nei primi giorni che giungemmo a Piastòw in Polonia fu Magda, un’insegnante di religione nella vicina scuola elementare. Ci avvicinò con tanta simpatia, che ci aprì il cuore. Era con lei la sua figlia Monica, che stava studiando la lingua italiana. Fu una sorpresa sentire parlare nella mia lingua, poter salutare e parlare della nostra presenza missionaria.
Magda un giorno ci fece conoscere suo fratello Józef, ingegnere muratore, che aveva una piccola azienda di costruzioni, con 3-4 operai. Quando più tardi avemmo bisogno di fare alcune riparazioni alla nostra casa, a causa del molto freddo, chiedemmo aiuto a Józef. Venimmo così a conoscere la sua famiglia, sua moglie Ela e i suoi 6 figli: Piotr, Marta, Aga, Helena, Viktoria, Dominika e Marcin, che purtroppo morì alla nascita, a causa del cordone ombelicale avvolto attorno al suo collo. Fu una tragedia grande per la mamma Ela e tutta la famiglia. Noi li conoscemmo in questo momento di grande sofferenza.
L’aria di missionarietà che si respirava a casa nostra piaceva molto a Ela e Józef e partecipavano spesso alle nostre iniziative. Entrambi facevano parte dell’OASA, un Movimento cattolico polacco, erano animatori nel gruppo famiglie e divennero presto animatori delle esperienze estive, chiamate “vacanze spirituali”. E per noi si aprì il mondo sconosciuto di questo Movimento ecclesiale, che era molto diffuso in Polonia e anche altrove come in Italia e faceva tanto bene. Hanno una sede a Rocca di Papa.
Poi a loro nacque Marysia, l’ultima figlia, che divenne la nostra piccola mascotte, quando il papà lavorava da noi per il restauro della nostra casa.
Ela e Jósef erano assetati della Parola di Dio, di conoscerla, approfondirla, viverla meglio. Pensarono e decisero insieme di frequentare Scienze Religiose per laici nella Università cattolica di Warszawa. Fu una decisione forte. Ela con tutti quei figli studiava di notte, insieme al marito Józef che di giorno lavorava duro. Erano molto determinati. Frequentavano i corsi serali. Ci misero 5 anni, ma ne uscirono con il massimo dei voti. Per me furono un esempio formidabile. E così Ela iniziò a insegnare religione nella scuola materna e nella scuola elementare. Le piaceva moltissimo. Józef con il suo intenso lavoro manuale non ce la faceva, ma desiderava lui pure insegnare religione ai ragazzi. E l’occasione venne più tardi.
Mentre erano sui Monti Carpazi, lontano al sud sulle montagne, coordinando un gruppo di famiglie OASA, a Józef si staccò la retina dell’occhio sinistro. Non ci vide più. Erano animatori e responsabili del gruppo, quindi non se la sentirono di partire subito. Per un ospedale che era lontano, ritardarono di una settimana al termine del corso e questo fu fatale. Iniziò un lungo calvario di anni in diversi ospedali per rendergli di nuovo la vista, ma fu impossibile. E contemporaneamente anche la retina dell’altro occhio risultò fragile, soprattutto a causa del suo lavoro di muratore, sempre in mezzo a tanta polvere. E cadde pure questa. Fu il buio totale. Nessun intervento chirurgico lo aiutò. Aveva 45 anni. E rimase cieco, vedeva solo ombre. Il suo lavoro ebbe così termine, guadagnava solo Ela nella scuola. Furono momenti molto duri per sopravvivere. Molte persone li aiutarono, anche noi con delle adozioni a distanza per i piccoli.
Józef non si perse di coraggio, ripeteva spesso che lui era stato “sempre molto positivo nella vita”. E si diede allo studio della lingua braille per poter insegnare religione e per continuare a comunicare con il mondo esterno. Un vero coraggio. E per alcuni anni poté insegnare, anche se cieco.
Diverse volte sono venuti a Roma, a Rocca di Papa, agli incontri internazionali dell’OASA, il loro Movimento. Entrambi molto coraggiosi: Ela nell’accompagnare il marito mano nella mano ovunque, Józef per godere di tutto quello che veniva raccontato da altri. E poi nell’incontrarci di persona, condividendo il cammino di fede che ciascuno/a fa nel seguire la propria vocazione.
Oggi sono nonni, i figli hanno studiato e lavorano, si sono sposati ma non ancora tutti. Aga vive in Germania con la sua famigliola. Marta suona divinamente il flauto. La grande casa dove abitano e che io ricordo, è quasi vuota. Si riempie a Natale quando tutti fanno ritorno al nido familiare per gli auguri natalizi e del nuovo anno. Oppure sui monti Carpazi nel periodo invernale, sciando sulla neve, oppure al Mar Baltico nel periodo estivo per una nuotata insieme.
Ciò che ho imparato da Ela e Józef è il coraggio della FEDE, la fortezza nella SPERANZA, la generosità e l’accoglienza verso i piccoli e i sofferenti, e infine l’UMILTÀ di saper ricominciare di nuovo, ogni volta, nelle varie tappe che la vita o la Provvidenza divina ci riserba e ci fa vivere.
* Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana. Ha lavorato per 12 anni in Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo) e 10 anni in Polonia. Autrice di Terra e Missione