Nel libro di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, la pandemia di Coronavirus è vista come un telescopio, attraverso cui guardare il nostro tempo e provare a spingere lo sguardo oltre. Gli autori ci propongono cinque nodi cruciali per rendere il nostro vivere insieme migliore di prima e perché la fine di un mondo diventi un nuovo principio.
“Nella fine è l’inizio. In che mondo vivremo” (il Mulino). Recensione di sr. Elena Conforto*
Nella fine è l’inizio è un libro di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, sociologi e docenti all’Università Cattolica di Milano, cristiani impegnati che offrono in questo volume degli spunti di riflessione per affrontare il tempo in cui viviamo.
Il testo è nato in un momento in cui lo shock pandemico si stava imponendo mettendoci davanti le sfide economiche, lavorative, umane e sociali, oltre alle difficoltà del sistema sanitario portato ai suoi limiti di tenuta. In questi mesi ci siamo confrontati – e continuiamo a farlo – con la questione della limitazione delle nostre libertà per far fronte all’emergenza, cercando di dare un senso a tutti questi avvenimenti.
Il libro tratta in modo sistematico queste tematiche toccando le contraddizioni del nostro tempo. È un contributo per non lasciar scappare questa opportunità: stiamo attraversando mesi importanti da cui possiamo uscire o migliori o peggiori di prima, dipende tutto da come li attraversiamo.
Gli autori sostengono che il trauma subito è una ferita ma anche una feritoia che mette in moto la nostra capacità di pensare e preparare un avvenire. La pandemia è vista come il telescopio attraverso cui guardare il nostro tempo e provare a spingere lo sguardo oltre. In questo modo quella che è una sciagura può diventare una catastrofe vitale (ossimoro usato dagli autori): che sia una tremenda disgrazia è innegabile, ma può anche diventare una rivelazione, di limiti e insieme di possibilità.
Presentazione (video) del libro con gli autori
Il fatto che uno starnuto a Wuhan (Cina) abbia causato una pandemia ci ricorda che siamo tutti interconnessi e che dobbiamo ricominciare a vivere una quotidianità integrando quanto è successo e continua ad avvenire in questi mesi. Questo rovesciamento ha messo in evidenza i limiti del modello precedente, sfidandoci a trasformare le tensioni che definivano il mondo pre-Covid in trampolini verso un cambiamento.
Gli autori ci propongono cinque nodi cruciali che aprono a delle piste per delle forme più giuste ed ospitali della vita, per rendere il nostro vivere insieme migliore di prima e perché la fine di un mondo diventi un nuovo principio.
Ogni capitolo presenta delle triadi, dei nodi e snodi. Le parole che concludono i capitoli sono delle direzioni di senso che si radicano nell’esperienza della pandemia, nella concretezza vissuta.
Chiara Giaccardi e Mauro Magatti identificano cinque vie possibili:
- La resilienza
- L’interdipendenza
- La responsività
- La cura
- La pro-tensione
Infine “per lasciare alle spalle le conseguenze più negative della pandemia occorre costruire un ponte che ancora non c’è… con la ragionevole speranza che sia possibile realizzarlo” (p. 175) e nella consapevolezza che la cosa più importante non è il punto d’arrivo finale ma il processo per raggiungerlo.
Crediti foto copertina: Maria Casinos/Collezione Essentials/Getty Images
* Sr. Elena Conforto, mmx @Elena_Conforto
Missionaria di Maria-Saveriana