Donne del Vangelo, martiri della Mahdia sulle orme di Comboni

Il ricordo di otto suore comboniane, vittime della persecuzione mahdista di fine ‘800, nel racconto di sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana.

di sr. Maria Rosa Venturelli*

Gesù ha avuto stima e rispetto verso le donne, a prescindere dalla loro nazionalità e credo religioso. E queste donne stanno “di fronte a Lui” e interagiscono con Lui sul piano di una pari e libera dignità. Queste donne ci insegnano, con la loro vita vissuta, come si crea, si forma, si fa crescere l’unità tra i discepoli del Signore. “Donne del Vangelo” è la frase che San Daniele Comboni usava per le future Suore che desiderava formare per la missione in Africa Centrale, a fine ‘800.

Le martiri della Mahdia

Sr. FORTUNATA QUASCÈ, sudanese, piccola schiava sui mercati del Cairo, liberata da un missionario e portata in Italia, viene accolta nell’Istituto don Mazza, a Verona. Chiede di diventare cristiana e studia da istitutrice (insegnante). Chiede a Don Daniele Comboni di ritornare in Africa, di partire con lui come missionaria laica, per formare ed educare le sue connazionali nubane. Siamo nel 1867.

Cammin facendo si innamora del carisma comboniano e chiede di entrare nell’Istituto di Comboni. Farà la sua formazione a Khartoum, in terra di missione, sotto la guida solida e determinata di Sr. Teresa Grigolini. Nel 1882, nel giorno di Pasqua, si consacra al Signore, donna africana comboniana, per rigenerare la donna africana.

Dopo pochi mesi, la missione di Delen sui Monti Nuba, dove si trova sr. Fortunata, viene rasa al suolo dai soldati del Mahdi, che guida l’insurrezione contro il governo dominatore anglo-egiziano. È prigioniera per tre anni dei soldati mahdisti e sopporta sofferenze inenarrabili e crudeli, insieme ad altre 7 consorelle. Dopo tre anni riesce a fuggire verso il Cairo, verso una ritrovata libertà.

Da schiava a cristiana, a missionaria laica, a missionaria comboniana. Bellissimo percorso!

Sr. AMALIA ANDREIS, di origine veronese, anche lei prigioniera del Mahdi, muore dopo pochi mesi di prigionia di stenti, fame e malattia, in seguito alle vessazioni subite con eroico eroismo cristiano. Scriveva ai genitori: “Iddio mi chiama sul campo di lavoro missionario, ed io ci vado volentieri; il Signore mi fa la grazia di stare allegra e contenta”. Donna tutta di un pezzo, determinata a vivere la sua chiamata fino in fondo nonostante le sofferenze e le prove vissute. Ha vissuto con il sorriso e nell’allegria tra le difficoltà della prigionia. Ha abbracciato con tutta se stessa il mistero di Gesù Risorto amandolo teneramente, come voleva san Daniele Comboni.

Sr. Fortunata Quascè, Sr. Amalia Andreis, Sr. Caterina Chincarini, Sr. Elisabetta Venturini, Sr. Eulalia Pesavanto, Sr. Concetta Corsi, Sr. Maria Caprini, Sr. Teresa Grigolini. Otto sorelle che hanno vissuto il martirio goccia a goccia nel corso della loro vita missionaria.

La memoria delle eroiche missionarie

Il 7 novembre di ogni anno facciamo memoria dei “passi eroici” di queste nostre otto sorelle, vittime della persecuzione mahdista di fine ‘800. È per noi comboniane una giornata di preghiera e digiuno, ricordando queste donne eroiche che hanno vissuto inenarrabili sofferenze fisiche e morali e spirituali, ma che ora vivono nello splendore della Gloria di Dio. Esse erano appese alla croce del martirio, ma la croce non era appesa a niente, se non alla loro fede granitica.

Leggiamo nelle Memorie antiche: “Furono fatte camminare a piedi, senza scarpe, per terreni seminati di spine, ed esposte al sole cocente senza ripari durante il viaggio, prive del refrigerio di un po’ d’acqua, e per di più anche battute, se, vinte dalla stanchezza e dai patimenti, non potevano tener dietro agli altri. Lungo il cammino, quelle care prigioniere meditavano la passione del loro Amore crocifisso e i dolori acerbissimi della Vergine Madre. Imploravano con gemiti e preghiere, dagli adorabilissimi Cuori di Gesù e di Maria, forza e costanza nel patire”.

Scriveva san Daniele Comboni: “I miei missionari/e devono avere i cuori accesi di carità, che abbia la sua sorgente da Dio, e dall’amore di Cristo; e quando si ama davvero Cristo, allora sono dolcezze le privazioni, i patimenti, il martirio. Il missionario e la Suora dell’Africa Centrale devono essere carne da macello, e gente destinata a patire gran cose per Gesù Cristo”.

Con grande emozione ricordiamo “i loro passi eroici”.

Signore ravviva in noi la fede in Te!

Donne del Vangelo intercedete per noi il dono della pace tra i popoli!

Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana

* Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana. Ha lavorato per 12 anni in Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo) e 10 anni in Polonia. Autrice di Terra e Missione

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