Sulle orme di Comboni. La storia di sr. Maria Giuseppa Scandola (1849-1903), missionaria dichiarata venerabile per le sue virtù, nel racconto di sr. Maria Rosa Venturelli, postulatrice della sua causa di canonizzazione.
di Maria Rosa Venturelli*
Vi presento oggi una sorella maggiore, Maria Giuseppa Scandola, in cammino sui deserti dell’Africa a fine ‘800, con ai piedi soltanto gli zoccoli delle sue montagne della Lessinia, nella Contrada Biancari (VR). Ha seguito i passi di Daniele Comboni, affidandosi alla Provvidenza e alla chiamata missionaria ricevuta dal Signore.
L’ho incontrata anni fa, non di persona naturalmente ma nei miei anni di formazione missionaria; poi l’ho scoperta maggiormente quando ho vissuto in Polonia, dove abbiamo deciso di dedicare la nostra casa a lei. Una casa e una missione nuova a lei consacrata. E così, passo dopo passo, è nato un amore profondo fra noi, fra Giusy degli zoccoli e Maria Rosa. Un amore che mi ha sempre più coinvolto nel conoscerla, approfondirla, proporla, renderla “maestra di vita missionaria” per altri. In un certo senso posso anche dire che il Signore mi ha preparata per questo ministero che svolgo oggi, come postulatrice della sua causa di canonizzazione.
Cosa mi dice e ci dice questa donna oggi?
Sr. Giusy (Giuseppa) è un ponte tra due Chiese sorelle, attraverso i suoi scritti, circa 85 lettere che ci sono pervenute. Spezza con i familiari in Italia la sua vita quotidiana, i suoi desideri, le sue ansie, le sfide che la vita missionaria le fa vivere. E nello stesso tempo Bosco Chiesanuova e la sua chiesa entrano nel cuore dell’Africa. Lei riesce, secondo me, a operare come un’osmosi tra le due realtà, creando attraverso ogni sua lettera un ponte di umanità e di fede cristiana tra l’Europa e l’Africa, attraverso la catechesi evangelica, adattandola alle realtà della sua terra. Come ha fatto Gesù con le parabole. Giusy riesce a creare una relazione di fede tra questi due popoli, che vivono entrambi nel suo cuore. Possiamo anche dire che lo fa attraverso delle catechesi, in sintonia con le parabole bibliche: per esempio la caduta della Neve nella sua amata Lessinia. Un ponte di umanità e di fede tra popoli e continenti, perché aveva il cammino nel cuore!
Maria Giuseppa Scandola, donna di pace
Giuseppa è una donna che ha molto sofferto nella sua vita missionaria. Ecco alcuni esempi. Era presente alla morte del Fondatore, Daniele Comboni, il 10 ottobre 1881, quando sembrava che tutto dovesse crollare per la morte prematura del Padre. Era presente quando, sopraggiungendo la bufera della Mahdia, le missioni dell’Africa Centrale furono spazzate via dal sedicente Mahdi, che si considerava inviato da Dio e da Maometto, per fare vendetta sui nemici, in particolare i cristiani. Il Sudan, grande sogno di Comboni, rimarrà chiuso per ben 20 anni! Giuseppa ha sofferto nella missione ed ha sofferto nella sua comunità. La drammaticità della calunnia non l’ha risparmiata, calunnia fomentata da gelosia e invidia di una sorella non proprio genuina.
Ma la grandezza e l’attualità di questa donna è nel suo aver saputo vivere il Vangelo, nel suo essere stata una donna di pace. Giuseppa riceveva la violenza, i colpi avversi del destino, le sofferenze, le accuse; ma la violenza non ritornava al mittente. Erano come delle frecce appuntite che arrivavano al suo cuore, recavano ferite, dolore, sofferenza anche atroce. Ma le frecce che le arrivavano, quella grandissima della calunnia per esempio, la violenza e la sofferenza ricevute morivano dentro di lei, mentre nel contempo generavano in lei pace e serenità, dando vita a gesti di gratuità e oblatività verso le sorelle e i fratelli tutti. La violenza ricevuta moriva dentro di lei, grazie alla preghiera, e da lei sgorgava la bontà. Donna capace di far morire la violenza dentro di sé, dando in cambio pace e bontà.
Non deve essere stato molto facile, anzi potremmo dire che a volte sicuramente le è costato moltissimo. Giuseppa era una donna molto sensibile, delicata, attenta, accogliente. Le testimonianze ci ricordano come lei si rifugiava ai piedi del Tabernacolo, a volte anche a lungo, per ritrovare serenità e pace. E da questo incontro vitale con l’Eucaristia, sgorgava da lei la bontà e la gratuità. E quando usciva dalla cappella, il perdono rigenerativo, che aveva sperimentato stando con il Signore Gesù, le permetteva di essere totalmente una donna libera, in pace con sé stessa e con tutte le sorelle e le persone che erano con lei. Lei aveva trovato la sua metodologia per vincere la violenza: l’Eucaristia.
Oggi tanti conflitti insanguinano il nostro oggi e il nostro domani, tante frecce volano tra i popoli, frecce appuntite che generano violenza senza mai finire. Essere invece come Giuseppa, una donna di pace che fa morire dentro di sé la violenza ricevuta, dando in cambio pace e serenità, che sono i doni del Dio dell’Amore.
Offrire la vita per un fratello
Personalmente considero Giusy una donna cristiana tutta d’un pezzo, nel senso che ha offerto liberamente la sua vita per un fratello. Non ha soltanto dato la sua vita all’Africa, ha invece “offerto liberamente” la sua vita per un confratello missionario. Soltanto Gesù ha fatto lo stesso, ha offerto la sua vita al Padre per i suoi, amandoli sino alla fine, uno per uno. Solo Gesù sa fare questo.
Nella missione di suor Giuseppa si trovava un giovane missionario comboniano, il quale era agli inizi del suo ministero sacerdotale e missionario. Un giorno questi si ammalò gravemente. Allora suor Giuseppa offre la sua vita al Signore in cambio della vita del giovane missionario. Il Signore accoglierà la sua offerta. Nel giro di pochissimo tempo, il confratello guarirà e Giuseppa, che era in perfetta salute, si ammalerà e morirà nel giro di pochissime ore.
Giuseppa ha offerto liberamente la sua vita come un dono prezioso, affinché un missionario vivesse ed annunciasse il Vangelo. “C’è forse un amore più grande di questo: dare la propria vita per la salvezza di un fratello?” diceva Gesù. Ma vi è ancora di più. È vivere l’esperienza di Giovanni Battista, che si ritira perché altri possano crescere. È lasciare spazio alle nuove generazioni, lasciare a loro il timone della vita missionaria. Giuseppa è distaccata dal suo passato missionario, lascia senza rimpianti alle sorelle giovani il compito di continuare la vita missionaria, con energie nuove, metodi diversi, sogni da realizzare.
Giuseppa è una donna libera, completamente libera di offrire la sua via a Dio. Come Maria che ha offerto la sua vita all’annuncio dell’Angelo Gabriele, perché in lei si incarnasse il Verbo, perché in lei prendesse forma il Salvatore del mondo, diventato uomo, grazie alla sua offerta di vita. E infine un augurio scritto da Giuseppa stessa, che penso sia molto interessante per i tempi di oggi.
“Iddio accresca in voi la Fede, l’amore verso di Lui,
la Carità per il prossimo, illumini il vostro intelletto
onde possiate conoscerlo e farlo conoscere e amare.
insomma vi desidero ogni bene, non momentaneo,
ma durevole anzi eterno”. (Cairo, 27 marzo 1887)
“Io vi amo nel Signore prima, dopo, e in ogni tempo” (27 marzo 1902)
* Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana. Ha lavorato per 12 anni in Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo) e 10 anni in Polonia. Autrice di Terra e Missione