Nella seconda puntata della rubrica mensile “Voci dai monasteri”, la lode a Dio per il creato delle sorelle Clarisse di Lecce diventa appello per la conversione ecologica e la giustizia sociale
“Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14), annuncia l’evangelista Giovanni, rivelandoci la decisione di essere un Dio che si coinvolge totalmente nella storia, insegnandoci la custodia. L’incarnazione di Dio nella nostra realtà umana ci chiede, così, di farci custodi della Parola, della speranza, della bellezza, dell’armonia. Come Francesco, come Chiara, che hanno fraternizzato con tutta la creazione, riconoscendo l’unica paternità in Dio creatore.
Siamo tutti chiamati oggi a una conversione continua verso l’ecologia integrale proposta da Papa Francesco, in un’epoca caratterizzata troppo spesso da logiche di sfruttamento e di violenza.
Contemplare la bellezza del creato
Francesco d’Assisi si pone verso il creato con uno sguardo di ammirato stupore, quando canta: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”. Dice Papa Francesco nella Laudato sii: “Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati” (Ls 11).
Ammirare, contemplare, stupirsi sono i verbi da cui ripartire, per rimettere in equilibrio l’opera dell’uomo rispetto alla biocapacità dell’universo. Bisogna ritornare allo stupore originario divino per riflettere sulle condizioni attuali del creato, ormai a una svolta tra scelta di vita o di morte.
Peccato ecologico, un appello alla responsabilità
Siamo arrivati al punto che un solo pianeta non ci basta più, a causa dell’incessante aumento dei nostri consumi di energia e materie prime, con la conseguente produzione di rifiuti. Oggi si parla di ecocidio, cioè di una Terra che va verso l’autodistruzione, ma anche verso la distruzione di milioni di specie che nulla hanno a che vedere con la cecità umana. L’ecocidio è un crimine contro la pace, contro la natura, contro l’umanità e contro le future generazioni.
Intanto continuiamo a vivere come anestetizzati, non sappiamo o non vogliamo cogliere la gravità di tutto questo. Sappiamo bene che non si tratta di affrontare solo una questione ecologica, ma il discorso è ben più ampio, è economico, di giustizia, di stili di vita: la giustizia sociale è strettamente legata alla giustizia nel creato.
Nel Cantico Francesco non ferma la sua considerazione del cosmo davanti ai soli eventi naturali, al sole, alla luna e alle stelle, ma passa anche ai rapporti tra gli uomini: “Laudato sii mì Signore per quelli che perdonano per lo tuo amore”. È un discorso di riconciliazione tra le persone e le loro relazioni, che si svolgono in seno al creato e che interagiscono con esso.
Così Chiara, nel Processo di canonizzazione: “quando essa santissima madre mandava le Sore servitrici de fora del monasterio, le ammoniva che, quando vedessero li arbori belli, fioriti e fronduti laudassero Iddio; e similmente quando vedessero li omini e le altre creature, sempre de tutte e in tutte le cose laudassero Iddio” (FF 3112). Anche Chiara sente la natura, le sorelle, le persone, tutto in relazione.
“Non possiamo illuderci – dice Papa Francesco – di risanare la nostra relazione con la natura e l’ambiente senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali” (Ls 119). Quanto inquinamento quando ci poniamo verso l’altro con impazienza, scortesia, arroganza, pretesa. Gli ecosistemi dell’universo si infrangono anche quando non c’è pace nei nostri cuori, quando non c’è pace nelle nostre relazioni. Custodia della biodiversità non è solo cura della varietà delle creature, ma anche di tutti quegli aspetti sani dell’esistenza, che fanno fiorire i cuori e li disinquinano dall’inimicizia, dalla divisione, dalla disarmonia nelle relazioni.
A Lecce un monastero ecosostenibile
In questa sensibilità cerchiamo di collocarci anche noi sorelle Clarisse di Lecce, nel luogo che la Provvidenza ci ha donato. Viviamo a pochi passi dalla città, ma in un’area di campagna, dove abbiamo deciso di costruire un monastero ecosostenibile, interamente di legno. L’edificio si alimenta con i pannelli solari e il fotovoltaico e questo consente una notevole riduzione di consumi e sprechi, nonché dell’impiego di fonti energetiche inquinanti.
Attorno al monastero si estende un grande campo, che stiamo trasformando non in una risorsa da sfruttare e padroneggiare a uso indiscriminato, ma in un grande polmone verde, a beneficio nostro, dei nostri ospiti e di tutta la città. Pian piano stiamo infatti piantando tanti alberi, secondo le possibilità, fino a superare già quota mille! Questo è il sogno che cerchiamo di concretizzare a piccoli passi: fare del monastero una sorgente di ossigeno… l’ossigeno che è la Parola di Dio per la nostra vita e l’ossigeno che è il creato nelle sue molteplici espressioni.
Per la persona del nostro tempo, e per noi cristiani in particolare, è urgente e doveroso cambiare stili di vita e abitudini: evitare i consumi e gli sprechi di acqua, di energia, di cibo; curare la raccolta differenziata, l’uso dei mezzi pubblici, la scelta di frutta e verdura di stagione; spegnere luci, pc, tv quando non usati; non lasciare scorrere acqua a vuoto dai rubinetti. Si tratta di piccoli gesti quotidiani di custodia del creato, alla portata di tutti e ormai obbligatori per tutti.
Clarisse di Lecce: “Impariamo a custodire il futuro”
Come la storia parlerà della nostra generazione? Saremo coloro che sono andati verso il disastro o coloro che hanno recuperato in tempo sapienza e buon senso per evitarlo? Questo dipende non solo dai potenti e dalle grandi logiche economiche che governano il mondo, ma anche e molto da ciascuno di noi. Siamo chiamati a imparare a custodire il futuro, attivandoci a custodire già il presente.
Il cambio di mentalità verso l’ambiente, in questa nostra epoca, non parte solo da premesse e dati scientifici, ma da una rinnovata riflessione sulle motivazioni di senso: chi sono io e qual è il mio compito rispetto a Colui che me lo ha consegnato? Qual è lo scopo della mia vita? Qual è il rapporto che mi lega ai miei compagni di viaggio, a tutte le creature?
La mano che si è abituata ad afferrare avidamente, si trasformi in mano che accarezza con mitezza, come voluto in origine dal Creatore. Siamo terra, cioè uno con tutte le creature e siamo soffio, cioè abitati dallo Spirito che tutto ricompone nell’armonia. Impegniamoci in un nuovo processo di conversione, ritorniamo all’alleanza con il creato, che il Signore si è compiaciuto di donarci.
Le Sorelle Clarisse – Lecce