Francesca Cabrini e il suo viaggio “Tra terra e cielo”

Il 13 novembre 1938 veniva proclamata beata Francesca Saverio Cabrini, santa patrona dei migranti. La sua avventurosa vicenda, che il libro “Tra terra e cielo” ripercorre a un secolo dalla morte, resta fonte di ispirazione e di ammirato stupore.

Recensione e riflessione a cura di Suor Assunta Scopelliti* msc

“Tra terra e cielo”, libro di Lucetta Scaraffia, ripercorre la storia della donna lombarda nata il 15 luglio 1850 e morta a Chicago oltre un secolo fa, il 22 dicembre 1917. Venne beatificata il 13 novembre 1938 da Pio XI e, santificata da Pio XII nel 1946, per poi essere proclamata dallo stesso pontefice “Patrona di tutti gli emigranti” nel 1950.

Tra terra e cielo”. Vita di Francesca Cabrini di Lucetta Scaraffia

“Tra terra e cielo”. Vita di Francesca Cabrini di Lucetta Scaraffia

Il testo racconta la rete delle sue relazioni, non sempre facili da gestire, ma Francesca come una madre non teme di chiedere impegno concreto e compassione per i suoi figli. Quando Leone XIII le chiese di rinunciare al suo sogno missionario in Cina per occuparsi degli emigrati italiani in America, Francesca obbedì e un mondo le si spalancò davanti: quello delle centinaia di migliaia di esseri umani che cercavano lavoro e pane lontano dalla propria terra, rischiando in lunghi viaggi spesso pericolosi, in terre sconosciute e ostili. Aveva capito che non si trattava di un fenomeno temporaneo ma dell’emergere di una nuova epoca storica nella quale la facilità dei moderni mezzi di trasporto permetteva spostamenti di masse ingenti di popolazione, rimodellando così intere parti del globo.

Francesca aveva intuito che la modernità sarebbe stata contrassegnata da queste immani migrazioni e da esseri umani sradicati, in crisi di identità, spesso disperati e privi di risorse per affrontare la società in cui si dovevano inserire. La costruzione di opere di accoglienza e di assistenza grandi, belle e durature era stata la sua risposta al nuovo corso della storia: le sue suore hanno continuato infatti l’opera anche quando è cambiata la provenienza dei migranti, anche quando altri volti, altri colori e altri popoli si sono susseguiti nei loro istituti.

Francesca Cabrini aveva capito che non bastava aiutarli materialmente, piuttosto bisognava insegnare loro la lingua del Paese di arrivo, curarli se malati: il rispetto di sé, l’identità profonda era legata alla loro radice religiosa, al loro legame con Dio. E lei stessa e le sue suore si misero in viaggio per riallacciare questo legame negli uomini che scendevano nelle miniere, nei carcerati, nei ragazzi abbandonati che vivevano nell’illegalità delle periferie urbane. L’inserimento nel nuovo Paese voleva dire accettazione delle regole e delle leggi, e dignità: questi erano gli obiettivi che voleva far raggiungere a tutti i migranti. Obiettivi che sono validi ancora oggi, e che passano per il riconoscimento e il rispetto della radice religiosa propria e altrui. Un progetto concreto e al tempo stesso di vasto respiro, che si allarga a tutto il mondo. «Il mondo è troppo piccolo», diceva – ma anche si apre al tempo futuro. Tutto questo fa capire perché proprio una donna è diventata patrona dei migranti, una donna che ha saputo realizzare le qualità proprie femminili – calore, accoglienza, concretezza nel cogliere i bisogni degli altri, sollecitudine gratuita verso i deboli – accanto con una visione d’insieme sui cambiamenti che stavano sconvolgendo il mondo.

Francesca Cabrini: carità e spirito profetico

Francesca Cabrini ha saputo unire una grande carità con uno spirito profetico che le ha fatto comprendere la modernità nei suoi aspetti meno positivi, quegli aspetti che coinvolgevano i miserabili della terra e che intellettuali e politici non volevano vedere.

Francesca Cabrini, proprio per questo, è oggi molto attuale e ci insegna ancora la via da percorrere per affrontare il fenomeno epocale delle migrazioni coniugando la carità e la giustizia. Francesca Cabrini è cresciuta in una famiglia numerosa. Si è fatta suora: sognava di fare la missionaria in Cina fin da giovanissima. Realizza il suo sogno di andare all’altro capo del mondo, non in Cina ma in America.

Farà nel corso della vita ben ventotto traversate dell’oceano atlantico insieme agli emigranti italiani diretti in America. Sta con loro e comprende a fondo le difficoltà che li attendono. Capisce che servono con urgenza scuole, ospedali, punti di riferimento. Cabrini dimostra presto di avere lo spirito d’avventura di un’imprenditrice poco comune. Risolve problemi enormi, affrontando incomprensioni, pregiudizi (su di lei, sugli italiani, sui cattolici ecc.). È tutto terribilmente complicato.

La giovane Cabrini vuole scuole, asili, ospedali e rispetto per i connazionali. Riesce a farsi capire, a coinvolgere potenti, donatori, cardinali, persino Leone XIII il Papa che molto ha apprezzato questo suo apostolato. Un’imprenditrice grande per i fratelli senza risorse come lo sono gli emigranti poveri. Rintracciò e aiutò i suoi connazionali ovunque fossero, persino i condannati a morte con i quali riuscì a condividere un momento di luce di rara Fraternitas.

Le suore di madre Cabrini visitavano non solo ghetti, ma anche miniere, carceri, ospizi, ovunque ci fossero poveri italiani in condizioni pessime. Agivano sul territorio con maggior impegno di un’ambasciata. Riuscirono anche a ottenere la revisione di processi con esito favorevole ai condannati, penalizzati dall’ignoranza della lingua inglese. Cabrini e le sue «sorelle» indicano una strada particolarmente moderna dell’interpretazione del Vangelo. Hanno collaborato a mostrare la via dei nuovi tempi.

Ci sembra di scorgere nella modernità, un’indicazione sulla quale lei, con la sua attività, invitava a riflettere: la Terra con le sue risorse è un bene per tutte le creature, le creature non possono diventare una maledizione. Gesù Cristo è Verità, ma anche Vita. Il tempo per ogni vita è breve, basterebbe riflettere su questo per capire che i tempi della pace sono sempre urgenti.

Tutti noi – salvo eccezioni – in questo preciso momento, centelliniamo il tempo da dedicare all’attuale «fenomeno migranti». Cabrini ci dà la sveglia almeno a riflettere e a ragionare, ad andare più a fondo.

L’antica domanda: «Chi siamo? Che cosa vogliamo?». Allo stato dei fatti in Europa tutti dobbiamo porci la domanda ovvia su presente e futuro. Se chiedessimo a Cabrini che cosa farebbe oggi col fenomeno migratorio avremmo una risposta saggia ma temo troppo audace.

* Suor Assunta Scopelliti, nata a Palma di Montechiaro (Ag) nel 1948, è missionaria del Sacro Cuore di Gesù – Santa Francesca Cabrini. La sua vita è sempre in movimento, vissuta nelle varie Comunità delle MSC della Provincia Italiana. È stata in missione a Novoaltajsk, in Russia/Siberia asiatica, dal 2004 al 2020. Attualmente vive in Italia, nella Comunità di Codogno, casa per le sorelle anziane, dove svolge il servizio di responsabile e continua con passione apostolica la missione nella pastorale parrocchiale e nella pastorale giovanile.

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