Attraverso 10 parole, Suor Vincenzina Botindari* delinea i passi importanti che ogni persona è chiamata a compiere nel discernimento della propria vocazione, per giungere a una scelta di vita in pienezza.
1. L’incontro
Ogni incontro biblico, dall’Antico testamento al Nuovo testamento, ha qualcosa di unico, originale e inaspettato, ma la circostanza richiede di buttare un occhio sugli incontri di Dio con coloro che sono stati chiamati. Non possiamo di certo raccontarli tutti, perché dovremmo attraversare tutta la storia della salvezza ma è una caratteristica di Dio la chiamata. Egli passa l’eternità a cercare l’uomo, ma non gli basta chiamarlo, e questo lo scopriremo strada facendo. I chiamati sono in tanti ed è necessario scegliere un prototipo d’incontro per comprendere cosa accade quando l’uomo incontra Dio. In questo caso, scelgo un personaggio particolare, non un leader ma uno di quei fragili che ci permetterà di comprendere che Dio è interessato a noi e non alle nostre competenze. Questa è la sua vera passione: venire a cercarci per incrociare i nostri occhi e ricordarci da dove siamo venuti. Una volta incrociato il suo sguardo è fatta. E l’iniziativa di questo incontro è di Dio. A noi spetterà rispondere, sempre che non siamo già caduti a terra per lo spavento. I santi potrebbero dirci tanto a riguardo.
È l’esperienza dei discepoli di Emmaus: “Si aprirono i loro occhi” (Lc 24,31). Di certo, i discepoli erano già seguaci di Gesù ma forse non avevano ancora incontrato davvero i suoi occhi. Perché di fronte alla croce rimangono sconvolti, confusi e disorientati, a tal punto da pensare che Lui non fosse il vero messia. Il colpo di scena avviene quando Gesù spezza il pane e lì si aprono i loro occhi. Quel pane riporta alla memoria ogni cosa e il loro cuore esce da una crisi profonda, quasi mortale.
2. La crisi
A rimettere a posto ogni pezzo ci pensa Lui, il Signore della vita. Lui è il senso quando perdiamo la strada, quando non abbiamo più motivo di andare avanti e allora prendiamo una strada alternativa che non ci faccia sentire “troppo falliti”. Avevamo riposto ogni fiducia, eravamo certi di stare sulla strada giusta, ma poi la delusione arriva e guardarla in faccia diventa un tormento. A cosa serve allora questa crisi dopo l’incontro?
Serve a mettere in un setaccio le nostre motivazioni più profonde, serve a fare verità, a prendere coscienza di se stessi e serve a purificare. Insomma, in una parola occorre fare verità o meglio ancora scegliere la Verità, finalmente.
3. La verità
«Che cos’è verità?» (Giovanni, 18, 38). Questa domanda nei secoli ha attraversato il cuore di molti uomini. Giovanni fa coincidere la Verità con una persona e questa persona è proprio Gesù. La fede però richiede una risposta personale alla domanda e si presenta come un vero travaglio interiore che, se non è guidato bene, porta al turbamento e alla ferma decisione di abbandonare quella Strada, che ci porta lontano da Lui. Ricordiamo i discepoli che da Gerusalemme decidono di andare altrove. Avevano dimenticato in fretta il maestro e con lui il senso stesso della vita. Non aveva più senso vivere lì, dove avevano incontrato Gesù. Una verità troppo dolorosa da accogliere.
4. La via
È il momento di fare una scelta definitiva. Ora che abbiamo ricordato a chi appartiene quello sguardo, che in noi suscita la gioia dell’incontro con Gesù risorto, dobbiamo tornare a Gerusalemme, riprendere la strada maestra che ridona vigore ai nostri passi. Il viaggio, o qualsiasi tipo di cammino nella bibbia, acquista un valore importante. Non si cammina senza senso, non ci sono viaggi che non partano dalla volontà di Dio, che chiama e promette. Come dice Bob Dylan: “Quante strade deve percorrere l’uomo prima che lo si possa chiamare uomo”. Quante volte Dio si è rivelato all’uomo durante il cammino! Sono delle manifestazioni del suo amore. Il popolo d’Israele sulla strada deserta camminerà per quarant’anni e Dio per tutto quel tempo si rivelerà al suo popolo, chiamandolo e inviandolo. Lo so, il deserto spaventa, ma la fede in Dio ci nutrirà e noi non moriremo.
5. Il pane
C’è bisogno di mangiare mentre si cammina, di nutrire il corpo e lo spirito, e Dio ha sempre nutrito il suo popolo, anche sulle strade più difficili, come quella del deserto: “Ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti, Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete”, aveva profetizzato Isaia (55, 1-3).
Il nutrimento avviene con le 4p: la prima portata è la Sua Parola, che sazia e rafforza i nostri passi, soprattutto quando si ferma il nostro andare verso di Lui; poi c’è il padre spirituale, che ci affianca nel cammino, una guida indispensabile per riconoscere quei segni che Dio lascia lungo il nostro percorso. Camminando, non si potrà fare a meno della preghiera e dei sacramenti. È impossibile affrontare il deserto senza armi, perché anche nel deserto avremo dei nemici: l’assenza di tempo e di spazio, di fronte ai quali tutti diventiamo matti, a tal punto da comandare a Dio cosa deve fare.
Gesù lo ha sperimentato: “In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana” (Mc 1,12-15).
L’ultima “P” è quella del sacramento della penitenza: dopo le tentazioni e dopo esserci scoperti fragili nel peccato, abbiamo bisogno del perdono. Dio ci aspetta nel dono della riconciliazione. Ora lo sguardo di Dio si unisce al nostro in una perfetta comunione.
6. La guarigione
Senza cibo non è possibile superare la malattia e le ferite che porterebbero alla morte certa e per sempre. La guarigione, che viene donata dallo Spirito Santo, restituisce la vita per sempre ed è anche uno dei motivi per cui continuiamo a camminare.
“Siamo nati e non moriremo mai più”, ci ricorda Chiara Corbella, che non ha ottenuto la guarigione fisica, ma quella che la fa vivere per sempre.
Adesso che sappiamo come curare le ferite, possiamo davvero camminare, perché il Signore allevia ogni nostro dolore affinché si possa tornare a servire i fratelli nelle nostre comunità. “Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva” (Mc 1, 31).
7. La Vita
Questa vita non è quella che pensavamo, è una persona. Davanti al Signore della vita, a questo punto del cammino scoppia la gioia perché la strada intrapresa ci ha portati non più in un luogo geografico ma dentro una relazione con Colui che provvidenzialmente ci ha dato la possibilità di raggiungerlo e conoscerlo. Lui bussa e se noi gli apriamo, si ferma a casa nostra e cena con noi, dimenticandosi da dove veniamo, quale strada abbiamo percorso e dove volevamo andare!
“Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. (Lc 19)
8. La scelta
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi” (Dt 8,2).
Quanta strada il Signore ci ha fatto percorrere. Se giriamo indietro lo sguardo, possiamo contemplare l’orizzonte del Suo amore. Ora, liberi da ogni peso, possiamo scegliere con chi restare. I discepoli di Emmaus capiscono e tornano indietro, ritornano sui loro passi, certi che ritroveranno il maestro dove lo avevano lasciato. E con Lui tutta la comunità.
9. La fedeltà
Dalla tentazione di essere padroni della storia, alla grazia che ad essere fedeli non siamo noi, perché tutto quello che saremo sarà solo dono della Sua fedeltà. Solo sulla Sua fedeltà, roccia salda, potremo trovare il fondamento della sequela e rispondere ogni giorno: “Eccomi, Signore” Non gli importa quanto siamo infedele all’alleanza che ha stretto con noi, per assurdo più lontano ci troviamo e più si interessa a noi.
“Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi e veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi. Non di tutti infatti è la fede. Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno” (2 Tess. 3).
10. La lode
È il momento di celebrare il Suo amore, che ci ha incontrato, orientato, guarito, nutrito, guidato e amato.
“Ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia” (Sal 139,14).
Questa è una parte del cammino essenziale, che ci rimette in umiltà davanti al Signore che ci ha cercati e chiamati. Se abbiamo fatto tutto il cammino fino al punto 9, abbiamo camminato tanto, ma forse non abbiamo ancora compreso chi è il Signore. Un cristiano non può dimenticare di lodare e ringraziare il Signore per tutto ciò che opera nella nostra vita e di cui spesso non ci rendiamo conto o attribuiamo al caso.
Quando il cuore ci scoppierà e ci arderà come quello dei discepoli di Emmaus, comprenderemo da dove veniamo e dove dobbiamo tornare! Buona sequela nel Signore Gesù.
* Suor Vincenzina Botindari nasce a Casteltemini (Ag) nel 1975. Suora francescana missionaria del Cuore Immacolato di Maria è impegnata come referente, per le Suore Francescane missionarie del cuore Immacolato di Maria, nella Onlus Oltremare per il sostegno a distanza e progetti missionari, nella pastorale giovanile e nell’IRC. Attualmente vive a Roma nella sua numerosa e missionaria fraternità da dove partono e ritornano le sorelle dalle varie missioni presenti. Un carisma francescano e missionario che non teme di raggiungere gli estremi confini del mondo!
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