Dal oggi fino al 6 dicembre il Santo Padre sarà in pellegrinaggio nei due Paesi nel Mediterraneo che hanno visto nascere la civiltà e la storia della cristianità.
di Giovanni Parolari
“Un viaggio alle alle sorgenti antiche dell’Europa”, cosi il papa ha definito il trentacinquesimo viaggio del suo pontificato, che lo porterà a visitare l’Isola di Cipro e la Grecia.
Fin dal giorno successivo all’elezione al soglio pontificio, Papa Francesco è solito affidare ogni pellegrinaggio a Maria, cosi anche nella giornata di ieri il Sommo Pontefice si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare davanti all’icona della Salus Populi Romani. Un pellegrinaggio di quattro giorni, un pellegrinaggio, come papa Francesco ha definito “sulle orme dei primi missionari, un pellegrinaggio alle sorgenti”.
L’aereo che ha portato il Sommo Pontefice nella prima tappa è decollato alle 11 di questa mattina, per atterrare tre ore più tardi a Larnaca, l’antica città fenicia che per la tradizione ebbe come primo vescovo Lazzaro, l’amico di Gesù resuscitato nei Vangeli.
Intenso il programma, a Cipro venerdì 3 dicembre presiederà una preghiera ecumenica con i migranti, e in Grecia, domenica 5, visiterà nuovamente, insieme all’Arcivescovo ortodosso di Atene sua beatitudine Ieronymos, l’isola di Lesbo, dopo la prima visita nel 2016 per dare un chiaro segno che l’aiuto per i migranti e per i rifugiati è una grande sfida ecumenica, che necessita di una collaborazione comune.
Papa Francesco torna quindi a visitare le terre nel cuore del Mediterraneo che in questi anni si è trasformato in un “un grande cimitero”; quello stesso mare “che collega tante terre e invita a navigare insieme, non a dividerci andando ciascuno per conto proprio, specialmente in questo periodo nel quale la lotta alla pandemia chiede ancora molto impegno e la crisi climatica incombe pesantemente”, – ha spiegato il Papa nel suo messaggio alla vigilia della partenza -; Il mare che molti popoli abbraccia, con i suoi porti aperti ricorda che le sorgenti del vivere insieme stanno nell’accoglienza reciproca”.
Domenica scorsa, a conclusione della preghiera dell’Angelus il Pontefice ha ricordato “quanti migranti sono esposti, anche in questi giorni, a pericoli gravissimi, e perdono la vita alle nostre frontiere”, fino a ribadire: “Sento dolore per le notizie sulla situazione in cui si trovano tanti di loro: di quelli che sono morti nel Canale della Manica; di quelli ai confini della Bielorussia, molti dei quali sono bambini; di quelli che annegano nel Mediterraneo. Tanto dolore pensando a loro. Di quelli che sono rimpatriati, a Nord dell’Africa, sono catturati dai trafficanti, che li trasformano in schiavi: vendono le donne, torturano gli uomini… Di quelli che, anche in questa settimana, hanno tentato di attraversare il Mediterraneo cercando una terra di benessere e trovandovi, invece, una tomba; e tanti altri. Ai migranti che si trovano in queste situazioni di crisi assicuro la mia preghiera, e anche il mio cuore: sappiate che vi sono sempre vicino”.
Pregare e fare, ha esortato: “Rinnovo l’appello accorato a coloro che possono contribuire alla risoluzione di questi problemi, in particolare alle autorità civili e militari, affinché la comprensione e il dialogo prevalgano finalmente su ogni tipo di strumentalizzazione e orientino le volontà e gli sforzi verso soluzioni che rispettino l’umanità di queste persone”.
Crediti foto: Finizio, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons