“Nel Vangelo di questa domenica di Pasqua, Giovanni ci racconta a modo suo quella mattina che ha cambiato per sempre la storia dell’umanità. Da quell’alba del primo giorno, dopo il sabato, in ogni luogo in cui la vita è oppressa può ancora riaccendersi una speranza di vita”. Meditazione a cura di p. Antonio D’Agostino*, missionario Comboniano.
Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Parola del Signore.
Domenica di Pasqua. Vide e credette
Giovanni ci racconta a modo suo quella mattina che ha cambiato per sempre la storia dell’umanità. Da quell’alba del primo giorno, dopo il sabato, ogni luogo in cui la vita è oppressa, ogni spazio in cui domina la violenza, la guerra, la miseria, laddove l’essere umano è umiliato e calpestato nella sua dignità, malmenato fino alla morte, in quel luogo, proprio in quel luogo, può ancora riaccendersi una speranza di vita. E tutto questo è possibile perché Gesù è risorto, ha vinto la morte, ed essa non ha più potere su di Lui, e neanche su chi in cuor suo sceglie di essere suo discepolo/a.
Ciò però richiede, come dice oggi Giovanni nel suo Vangelo, non solo aver visto la pietra rotolata, il sepolcro vuoto e il lenzuolo piegato con cura, tutti segni che rivelano fondamentalmente l’assenza del corpo trucidato di Gesù; più importante ancora è che dai segni visibili della sua assenza si passi a riconoscere la presenza viva di Gesù risorto nelle pieghe del nostro quotidiano, fatto di mille contraddizioni, tradimenti, rinnegamenti, sotterfugi e quant’altro.
Ecco allora il motivo per cui Giovanni introduce a questo punto tre dei discepoli di Gesù, i quali, ognuno in modo diverso e secondo il proprio percorso di vita, dovranno mettersi in cammino verso l’incontro con Gesù risorto; e a partire da alcuni segni verranno condotti dallo Spirito a riconoscerne la presenza viva e vivificante di Colui che è la luce del mondo, mentre il buio è vinto dal nuovo giorno che inizia.
Come loro, anche noi, cristiani del ventunesimo secolo, siamo chiamati, come dice Papa Francesco, “ad essere sentinelle del mattino, che sanno scorgere i segni del Risorto, proprio come i primi discepoli accorsi al sepolcro all’alba del primo giorno della settimana”.
Solo così, anche la nostra fede in Lui non sarà frutto di un ragionamento umano, ma un processo graduale che ci invita a entrare, attraverso la morte di Gesù, nel mistero della vita.
Questo richiede ricerca e impegno, lasciarsi scomodare e allo stesso tempo tuffarsi nel mare della storia vivendo a pieni polmoni, proprio come Gesù che puntò tutta la sua esistenza su due aspetti fondamentali: la sua relazione filiale con l’Abba, e la sua predilezione per i più piccoli e fragili dell’umanità: gli orfani, le vedove e gli stranieri.
E allora gettiamoci nel mistero della risurrezione, come ci gettiamo nell’acqua, certi che essa si aprirà sotto di noi; ripartiamo dalla storia, abbandoniamo uno stile di vita oggi sempre più accomodato e individualista. Apriamo il nostro cuore agli altri, ripartiamo soprattutto dai più fragili e bisognosi della nostra società, perché sono certo che lì Lo troveremo, vivo più che mai, mentre serve ed è servito, mentre sfama ed è sfamato, mentre disseta ed è dissetato, mentre è nudo e viene vestito, mentre è forestiero e viene ospitato, mentre è ammalato e viene curato.
Buon cammino di risurrezione!
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* P. Antonio D’Agostino è missionario comboniano, attualmente in Italia e impegnato nella Pastorale Giovanile a Padova. Come esperienze di missione all’estero, ha vissuto 10 anni in Africa, tra Uganda e Kenya, e 14 in Ecuador, dove ho anche conseguito la laurea in antropologia.