Il messaggio di papa Francesco alle Pontificie opere missionarie (POM): «La conversione missionaria non è proselitismo, ma testimonianza: uscita da sé per annunciare con la vita l’amore gratuito e salvifico di Dio per noi, chiamati tutti a essere fratelli e sorelle».
di Anna Moccia
«Pauline Jaricot amava dire che la Chiesa è di sua natura missionaria (cfr Ad gentes, 2) e che quindi ogni battezzato ha una missione; anzi, è una missione. Aiutare a vivere questa consapevolezza è il primo servizio delle Pontificie Opere Missionarie, un servizio che esse compiono con il Papa e a nome del Papa». Così il Santo Padre si rivolge alle Pontificie Opere Missionarie (POM) nel messaggio trasmesso in occasione dell’apertura dei lavori dell’Assemblea Generale che si svolge a Lione, presso il Centro Valpré, dal 16 al 23 maggio 2022, dove si celebrerà la beatificazione di Pauline Jaricot, la fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede.
«Di essa ricorre il bicentenario – ricorda Papa Francesco – oltre che il centenario dall’elevazione, insieme all’Opera della Santa Infanzia e all’Opera di San Pietro Apostolo, al rango di “Pontificia”. A queste si aggiunse più tardi, sempre riconosciuta da Pio XII, la Pontificia Unione Missionaria, che celebra i 150 anni della nascita del fondatore, il Beato Paolo Manna. Questi anniversari si inseriscono nella celebrazione dei 400 anni della Congregazione De Propaganda Fide, alla quale le Opere Missionarie sono strettamente legate e con la quale collaborano nel sostenere le Chiese nei territori affidati al Dicastero. Esso fu istituito per sostenere e coordinare la diffusione del Vangelo in terre fino ad allora sconosciute. Ma la spinta evangelizzatrice non è mai venuta meno nella Chiesa e rimane sempre il suo dinamismo fondamentale».
Proprio per questo, anche nella rinnovata Curia romana, il Pontefice ha voluto che il Dicastero dell’Evangelizzazione assumesse un ruolo speciale “al fine di favorire la conversione missionaria della Chiesa (Praedicate Evangelium, 2-3), che non è proselitismo, ma testimonianza: uscita da sé per annunciare con la vita l’amore gratuito e salvifico di Dio per noi, chiamati tutti a essere fratelli e sorelle”.
«Vi siete dati appuntamento a Lione – continua Papa Francesco – perché lì, 200 anni fa, una giovane di 23 anni, Pauline Marie Jaricot, ebbe il coraggio di fondare un’Opera per sostenere l’attività missionaria della Chiesa; qualche anno più tardi diede inizio al “Rosario Vivente”, un organismo dedito alla preghiera e alla condivisione delle offerte. Di famiglia benestante, ella morì in povertà: con la sua beatificazione la Chiesa attesta che ha saputo accumulare tesori in Cielo (cfr Mt 6,19), tesori che nascono dal coraggio del dono e rivelano il segreto della vita: solo donandola si possiede, solo perdendola si ritrova (cfr Mc 8,35)».
Il Pontefice nel messaggio propone tre aspetti che, grazie all’azione dello Spirito Santo, hanno contribuito alla diffusione del Vangelo nella storia delle Pom.
Prima di tutto la conversione missionaria: «La bontà della missione dipende dal cammino di uscita da sé, dal desiderio di non centrare la vita su sé stessi, ma su Gesù, su Gesù venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45). In questo senso Pauline Jaricot vedeva la sua esistenza come una risposta alla misericordia compassionevole e tenera di Dio: fin dalla giovinezza cercava l’identificazione con il suo Signore, anche mediante le sofferenze che attraversava, allo scopo di accendere la fiamma del suo amore in ogni uomo. Sta qui la sorgente della missione, nell’ardore di una fede che non si accontenta e che, attraverso la conversione, si fa di giorno in giorno imitazione, per incanalare la misericordia di Dio sulle strade del mondo».
Ma ciò è possibile – secondo aspetto – solo attraverso la preghiera, che è la prima forma di missione (cfr Messaggio alle Pontificie Opere Missionarie, 20 maggio 2020). «Non a caso Pauline affiancò l’Opera della Propagazione della Fede al Rosario Vivente, quasi a ribadire che la missione comincia con la preghiera e non può realizzarsi senza di essa (cfr At 13,1-3). Sì, perché è lo Spirito del Signore che precede e permette ogni nostra opera buona: il primato è sempre della sua grazia. Altrimenti, la missione diventerebbe un correre invano».
Infine, la concretezza della carità: «insieme alla rete di preghiera Pauline diede vita a una raccolta di offerte su vasta scala e in una forma creativa, accompagnandola con l’informazione sulla vita e le attività dei missionari. Gli oboli di tanta gente semplice furono provvidenziali per la storia delle missioni».
Infine l’invito a “camminare nel solco tracciato da questa grande donna missionaria, lasciandovi ispirare dalla sua fede concreta, dal suo coraggio audace, dalla sua creatività generosa”.