Conquistò le prime pagine dei giornali brasiliani e del mondo intero con due scioperi della fame, per protestare contro il progetto del governo brasiliano di trasporre il fiume São Francisco. Ora che ha 75 anni, Frei Luiz, vescovo francescano, racconta il suo unico desiderio.
di Redazione
“Ho visto in Francesco l’uomo che ha dato la sua vita ai poveri; ho visto in Francesco un uomo innamorato della vita, della natura”. Così Frei Luiz, nome con cui il vescovo è conosciuto nel Nord-Est del Brasile, racconta la sua vocazione e il motivo del suo ingresso nella famiglia francescana che, subito dopo la sua ordinazione, lo porta nella periferia di San Paolo, a contatto con i lavoratori, e successivamente a Barra, prima come missionario e poi come vescovo. Arriva a Barra proprio attraversando le acque del fiume São Francisco, che avrebbe difeso per il resto della sua vita.
Nel 2005, infatti, il vescovo francescano indice uno sciopero della fame per protestare contro il progetto del governo brasiliano di trasporre il fiume São Francisco. “Per amore della gente, per amore del fiume, che era fonte di vita per gli abitanti – dichiara Frei Luiz -, non avremmo potuto essere a favore di un progetto che mirava solo ed esclusivamente all’uso economico dell’acqua. Non avremmo potuto mai essere d’accordo con un progetto che mirava a trasformare il fiume, in funzione delle grandi proprietà rurali per la produzione di grano da importare. Si puntava all’arricchimento di una piccola minoranza, a scapito di tutta la popolazione”.
Il primo sciopero della fame dura 11 giorni e viene sospeso dopo la firma di un accordo con il governo che si impegna a fermare la deviazione del fiume São Francisco e a investire una notevole quantità di denaro per rivitalizzare il fiume. Quando però, con il passare del tempo, le promesse del governo non fanno seguito agli accordi siglati, il Vescovo decide di intraprendere un altro sciopero della fame.
È il 2007. “Quel giorno avrei compiuto 59 anni. Tornai a digiunare, ma questa volta non colsi il governo di sorpresa – racconta il frate -. Si erano preparati. Lo sciopero della fame durò 24 giorni e fu molto difficile”. Fra Luiz finisce in ospedale, nel reparto di terapia intensiva. Al suo risveglio, si trova circondato da vari gruppi, tra cui abitanti nativi, sindacati dei lavoratori, presidenti di associazioni popolari, professori, direttori di università. Ognuno di loro lo supplica di terminare lo sciopero. “Abbiamo bisogno di te ancora in vita per continuare questa lotta. Abbraccia la vita che Dio ti ha dato e resta in vita per aiutarci”, gli chiedono.
Il frate si rende conto di “essere uno strumento di vita per il popolo, per la gente”. Così, dopo aver lasciato il reparto di terapia intensiva dell’ospedale Memorial de Petrolina, annuncia la fine dello sciopero della fame e da 48 anni presta servizio a Barra, prima come missionario e poi come vescovo. Ora che ha compiuto 75 anni ha messo la Diocesi a disposizione del Papa e rassegnato le dimissioni per sopraggiunti limiti di età. “Sto aspettando il processo di nomina del nuovo vescovo e poi tornerò in Provincia – racconta – . Quando sarà tutto sistemato, se Dio vuole, mi ritirerò in un eremo. È stata tutta opera dello Spirito Santo”.
(Fonte/crediti foto: www.ofm.org)