In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Commento al Vangelo di domenica 3 luglio a cura di suor Francesca Allasia, missionaria della Consolata
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-12.17-20)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”.
Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Commento al Vangelo
Questo brano di Vangelo ci viene offerto in un momento storico che vede un panorama mondiale sofferente, a tratti violento, ferito e scoraggiato davanti al quale ci chiediamo che cosa possiamo fare. Più rileggo le parole che la liturgia di oggi ci dona, più nel mio cuore si fanno strada un po’ di luce e un po’ di aria fresca. Forse c’è qualcosa che possiamo fare… è una questione di cuore e di piedi!
La Parola ci descrive una designazione e un invio rivolti a tutti: nessuno è così povero da non aver nulla da dare e non c’è “luogo” che non chieda di essere visitato da un atto di amore che profumi di un Amore più grande e che gli apra la strada. Ovunque infatti possiamo incontrare un cuore con cui condividere la vita, un cuore da consolare, una ferita da toccare, baciare, curare (come Lui ha fatto con le nostre) e vivere pienamente la gioiosa fatica di queste relazioni che ci parlano di Dio.
Si tratta di avere e di chiedere un cuore capace di parole benedicenti per tutti (“in qualunque casa entriate…”); che ha la sollecitudine dell’incontro profondo e significativo e che non si lascia distrarre da ciò che non conta, da ciò che non è amore (“non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada”). Un cuore semplice, libero, spazioso e pieno del mandato ricevuto che lo ha messo in movimento. Un cuore capace di accogliere l’altro così com’è: doni e fragilità. Un cuore tenero e forte che annuncia il Regno di Dio che si fa vicino e che, in questa sua prossimità, necessariamente tocca e cambia la vita. Naturalmente è un cuore che appartiene a Qualcuno.
Poi ci sono i piedi che viaggiano sempre (almeno) in quattro. Che l’invio avvenga “a due a due” è molto significativo. Solo in questa comunione di piedi e cuori viene annunciato il Signore; viene davvero preparato il “luogo” dove Lui sta per recarsi. Qui Lui è invitato, chiamato a dimorare, testimoniato. Se stiamo attenti ci è sempre donato qualcuno accanto con il quale camminare. Ci viene chiesto di avere piedi prudenti, fermi e fedeli sulla Via della Vita, passi non pesanti né rancorosi, ma che corrono per donare gratuitamente. Non è un cammino facile, ma sono convinta che rispondendo a questo invio, ciascuno di noi possa essere cambiamento e trasformazione del mondo, accrescendo quel tanto bene che già circola e che silenziosamente ama e guarisce. Il mondo ha sete di operai così. Io ci sto…e voi?
Per riflettere:
- A chi mi manda il Signore oggi?
- Cosa devo lasciare per essere più libero e leggero?
- Come sono i miei piedi?
* Suor Francesca Allasia è missionaria della Consolata italiana, destinata alla missione della Mongolia
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