Le missionarie della Consolata raccontano il Kazakistan

In occasione del 38esimo viaggio apostolico di Papa Francesco in Kazakistan, la testimonianza di suor Claudia Graciela Lancheros, Missionaria della Consolata in Kazakistán da due anni.

di Redazione

Fino al 15 settembre Papa Francesco sarà pellegrino in Kazakistan, nell’Asia centrale, per prendere parte al Congresso dei capi delle religioni mondiali e tradizionali, ma anche per incontrare, incoraggiare e rinnovare nella fede la piccola comunità cattolica locale – meno dell’1% dei 19 milioni di abitanti – apprezzata in un contesto religioso e culturale tanto variegato.

È proprio qui che le missionarie della Consolata nel 2020 hanno avviato una nuova missione con un gruppo di quattro sorelle. Il carisma della congregazione della Consolata è, infatti, da sempre l’annuncio di consolazione ai non cristiani, insieme alla promozione umana delle persone, affinché possano vivere una vita con più dignità ed avendo accesso a ciò che è indispensabile per ogni persona come la salute, l’istruzione, il lavoro, il cibo ed una casa.

«Con la nostra piccola comunità di missionarie – racconta dal Kazakistan suor Claudia Graciela Lancheros in un’intervista a Vatican News – viviamo a 40 chilometri dalla città di Almaty, in un ambiente rurale e fraterno. Devo riconoscere che i nostri vicini hanno compiuto bellissimi gesti di accoglienza: da quando ci hanno conosciute, non manca il saluto per strada, l’invito a prendere tè e, se c’era una festa, è condiviso anche un piatto del loro cibo. Quando gli anziani passano davanti al nostro orto ci danno qualche consiglio o raccontano una storia».

La Chiesa in Kazakistan è piccola, ma unita e semplice come una famiglia. «Ci hanno fatto sentire come a casa – continua suor Claudia – e abbiamo fatto la grata esperienza di vedere come qualsiasi famiglia, indipendentemente dalla religione, ci apriva le porte dell’accoglienza. In un’occasione mi sono trovata con un insegnante musulmano che mi ha detto che per loro ogni ospite è segnale della presenza di Dio. Stiamo quindi vivendo in modo concreto l’esperienza della fraternità, come invita a fare Papa Francesco nella sua enciclica Fratelli tutti».

Dialoghi che testimoniano la presenza di Dio in mezzo alle genti: «La gente, così paziente, semplice e disponibile, ci mostra un autentico spirito di accoglienza, e il desiderio di una relazione autentica con noi».

La missione delle suore in Kazakistan è un segno umile di speranza. «Al momento, nella nostra missione, non stiamo facendo grandi cose – afferma ancora suor Claudia -. La nostra è una presenza umile e minuscola, in un piccolo villaggio, ma siamo qui per testimoniare la nostra fede. Le persone ci chiedono preghiere, anche quelle di altre religioni. Sanno che siamo qui per loro, per ricordarli e per unirci davanti a Dio. Così la missione è andare a prendere il tè con i nostri vicini, ascoltarli, condividere la vita, condividere la fede, condividere ciò che accade nella nostra vita quotidiana. È una presenza di consolazione reciproca».

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