Il 5 novembre a Roma una grande manifestazione per la pace. A sostenere l’iniziativa il missionario Comboniano padre Alex Zanotelli, icona vivente del pacifismo italiano
di Redazione
Il missionario comboniano Alex Zanotelli, icona vivente del pacifismo italiano, sarà tra i partecipanti alla manifestazione nazionale per la pace, che si terrà il 5 novembre a Roma per chiedere la pace in Ucraina, alla quale hanno aderito oltre seicento associazioni.
Zanotelli aderirà con “Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti”, movimento che organizza da anni sit in e digiuni per protestare contro le politiche razziste. Ma da dietro le quinte si è speso molto per suggerire una manifestazione che raccogliesse le varie anime della società, fuori da ogni strumentalizzazione.
“Ci vuole una manifestazione davvero popolare, senza bandiere, solo bandiere della pace. Siamo sull’orlo del baratro, rischiamo un inverno nucleare, la sopravvivenza dell’umanità”, ha dichiarato.
Il missionario comboniano si rivolge anche agli uomini e alle donne di Chiesa invitandoli a scendere in piazza per la pace: “I religiosi e le religiose – dichiara all’agenzia di stampa AdnKronos – devono essere loro per primi per strada, partecipare. Il fatto è che la sensibilità di papa Francesco non è ancora passata nelle comunità cristiane. Il Papa è stato di una tale chiarezza con l’appello a Putin e a Zelensky, all’Angelus di qualche settimana fa; è stato anche concreto aggiungendo che nella trattativa per la pace occorrerà salvaguardare i diritti della minoranza russofona. Non si dovranno armare le frontiere. A volte mi arrabbio con le comunità cristiane perché più che un Papa abbiamo un profeta che sta camminando col Vangelo in mano eppure tutto ciò non sta passando nelle comunità”.
Padre Zanotelli si schiera apertamente contro l’invio di armi da parte dell’Occidente in Ucraina: “Stiamo gettando benzina sul fuoco. Lo sforzo di tutti dovrebbe essere quello di portare tutti attorno ad un tavolo, e per tutti non intendo solo Putin e Zelensky ma anche Biden e la Nato perché sono tutti coinvolti. Inutile prendersi in giro”. Da qui il suo appello alle conferenze episcopali di tutt’Europa “perché si incontrino nella cattedrale di Santa Sofia a Kiev e vi restino finché non sarà concesso il cessate il fuoco”.