Il commento al Vangelo della Domenica del Battesimo del Signore (Mt 3,3-17), a cura di di Teresina Caffi*, missionaria Saveriana e biblista.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,13-17)
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Non come al museo
Dall’Epifania in poi, la liturgia ci offre una serie di tre giorni festivi con lo stesso tema di fondo: il 6 gennaio la manifestazione di Gesù ai Magi, la domenica successiva la sua manifestazione nel Giordano e, la domenica seguente, la sua manifestazione a Cana, e dilata così nel tempo quello che all’origine era forse unito in un’unica celebrazione.
«Forse – scrivono i monaci di Bose – la primitiva festa (dell’Epifania) commemorava unitamente le tre teofanie del Signore: nella nascita si rivela alle genti, rappresentate dai Magi; nel battesimo si rivela al popolo d’Israele; nel miracolo di Cana, infine, Gesù manifesta la propria divinità ai discepoli che rappresentano la chiesa.» L’antifona del Magnificat dei Vespri dell’Epifania dice: “Celebriamo questo santo giorno, reso bello da tre miracoli: oggi la stella ha guidato i Magi al presepio, oggi alle nozze il vino è stato creato dall’acqua, oggi Cristo ha voluto ricevere da Giovanni l’immersione nel Giordano, per donarci la salvezza, alleluia!”.
Matteo ha la sua maniera di raccontare il battesimo del Signore: esso fa parte del “compimento di ogni giustizia”, usando qui per la prima volta il termine “giustizia” che sarà ricorrente nel suo Vangelo. Gesù uomo compie ciò che è giusto, ciò che Dio gli chiede, la totale immersione nella storia umana.
Gesù è nato come tutti, nella condizione dei poveri: una “discesa” non solo nella condizione umana, ma nella condizione dei poveri fra gli umani. Ora c’è di più, in qualche maniera di più sorprendente: Gesù è in fila fra quanti si riconoscono peccatori e chiedono a Giovanni un battesimo di penitenza. Il Figlio di Dio condivide la nostra condizione al punto di addossarsi la nostra fragilità morale, le nostre cadute, lui, il totalmente santo.
Pur accettando che diventi uomo, avremmo pensato che doveva raggiungere quanto prima il gruppo dei “perfetti” che attendevano la venuta del Messia: i farisei, o gli esseni, per esempio. Gesù in questa fila di povera gente, che riconosce i suoi tradimenti e col gesto dell’acqua versata esprime il suo desiderio di conversione… proprio non ci raccapezziamo. Questa è la giustizia di Gesù. In questa scelta, c’è tutta la sua storia futura, fino alle estreme conseguenze. E c’è tutta la nostra liberazione.
I cieli da tanto tempo chiusi si aprono su di lui e avviene qualcosa che gli evangelisti accostano allo scendere dolce e allo stare della colomba: lo Spirito su di lui, segno della sua totale comunione con Dio, che rivela il senso dell’evento con la sua parola potente: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Siamo andati al presepe, ora siamo invitati al Giordano per cogliere il segno di questa presenza nella storia umana. Non però come visitatori di un museo, che guardano, ammirano e passano, tornando alla loro vita abituale. Qui s’impone un discernimento, una risposta: una decisione. E se ci decidiamo per lui, una svolta di vita.
Cosa ne abbiamo fatto di quest’uomo venuto a prendere su di sé il nostro male per liberarcene, di quest’uomo venuto a compiere la giustizia di Dio che è la nostra salvezza? Un’immaginetta, un “buon Gesù” che tutto tollera e sempre consola? Che cos’è la nostra fede?
Sostiamo in silenzio sui bordi del Giordano e guardiamo quest’uomo, guardiamo questo Dio uomo.
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* Missionaria saveriana, Teresina Caffi è nata nel 1950 a Pradalunga (BG), entra ventunenne fra le missionarie di Maria – Saveriane, a Parma. Licenziata alla Gregoriana in teologia biblica, ha svolto la sua missione prima in Burundi e poi nella Repubblica Democratica del Congo, dove si reca sei mesi l’anno per corsi.