VI Domenica di Pasqua. Non vi lascerò orfani

“Non vi lascerò orfani”, ripete anche oggi Gesù. È la compagnia dello Spirito che ci inserisce nella via della relazione con il Padre e con ogni uomo. La missione della Chiesa non può fare a meno di questa consapevolezza. Meditazione a cura di Sr. Patrizia Gabriella Masturzo, Monastero Trappista di Vitorchiano.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Parola del Signore.

Effatà. il Vangelo diventa podcast

Non vi lascerò orfani, dice il Signore. Commento al Vangelo

Percorro i testi liturgici del tempo pasquale così ricchi per una conoscenza della vicenda cristiana in cui siamo inseriti, mentre ci prepariamo a vedere l’Ascensione al cielo del Figlio di Dio e a ricevere il dono dello Spirito Santo nella Pentecoste.

Nel giorno di Pasqua con Maria di Magdala, Pietro e Giovanni abbiamo constatato la tomba vuota, e ci ha raggiunto l’annuncio che Cristo è realmente risorto come aveva promesso. Con Tommaso e il suo dubbio sulla risurrezione (che è anche il nostro), siamo arrivati a riconoscere il corpo segnato dalle ferite del Calvario eppure vivo, e siamo stati ammessi alla beatitudine di quelli che credono che in Cristo la vita ha vinto sulla morte.

Sulla strada di Emmaus abbiamo sperimentato la delusione per la sconfitta di un progetto di liberazione fallito. Ora ci assale nuovamente l’incredulità che pretende di nullificare l’annuncio che Cristo è vivo. Vero che la tomba è stata trovata vuota, “ma lui non l’hanno visto”. Una serie di supposizioni si affollano nella mente come già in quella di Clèopa e del suo compagno di viaggio. Ciò che il pensiero presuppone viene dissipato da un incontro con Cristo vivo.  Le sofferenze e l’umiliazione della croce non erano l’ultima parola della storia, ma un passaggio perché si rivelasse la volontà di vita del Salvatore e l’opera del Padre. L’incontro con il Cristo vivo apre i nostri occhi nel segno della benedizione e dello spezzare il pane che oggi ci dà vita: non nella nostalgia, ma in un incontro si rinnova il nostro rapporto con il Signore e da qui proviene la forza dell’annuncio e della testimonianza.

Una chiave importante per la conoscenza di Cristo ci viene data nell’immagine del buon pastore: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”, e il buon pastore è la “porta” per la salvezza, per trovare pascolo. Pascolo è il luogo del nutrimento che dà vita, ma anche porta per entrare ed uscire, certi che si è nella propria casa e non in balia di una voce estranea.

Dopo le apparizioni, cioè dopo i fatti che confermano la risurrezione, e dopo l’immagine di sé proposta da Cristo come pastore del suo gregge, nella quinta domenica di Pasqua la lettura evangelica ritorna a quel discorso di addio che Gesù aveva fatto prima della passione. La liturgia domenicale in un certo senso riscrive il testo e dopo la Pasqua gli dà un significato nuovo. In previsione dell’Ascensione e del dono dello Spirito nella Pentecoste leggiamo le parole dell’“addio” con una nuova consapevolezza. “Vi prenderò con me perché siate anche voi dove sono io”.  Questa è la vera rivelazione di Cristo agli uomini. Abbiamo un Padre e una casa nella quale ognuno ha un posto. Abbiamo quindi una meta e la via per arrivarci è tracciata. Questa via è Cristo: “Io sono la via, la verità, la vita”. C’è quindi una unità tra capo e corpo, tra Cristo e i suoi, unica è casa del Padre a cui tendiamo.

E ora, nella domenica che precede l’Ascensione, troviamo le parole che sigillano la nostra relazione con Cristo. Nel Vangelo di Giovanni 14,15-21 c’è una ripetizione e quindi una sottolineatura del rapporto vitale tra amore e fedeltà alle parole ricevute. Il rapporto con Cristo resterà vivo se custodiremo le sue parole, la via che ci ha indicato, la verità che ci ha manifestato. Ma lui evidentemente non sarà più fisicamente accanto a noi, c’è una nuova modalità di vicinanza. “Non vi lascerò orfani”: indica lo strappo e certamente il dolore che segue una partenza, ma insieme la certezza di una nuova forma di compagnia, che Gesù chiama “un altro Consolatore o Paraclito”. È lo spirito di verità, che assicura il nostro legame con Cristo.

C’è una relazione che permane, ma totalmente nuova. Due note mi sembrano importanti. Una riguarda il significato di “Paraclito”: nel mondo biblico la procedura giuridica prevedeva che nel giudizio chi era interrogato o doveva difendersi provvedesse da sé stesso. Chi poteva permetterselo poteva presentarsi con un “paraclito” che gli stava accanto e gli parlava all’orecchio consigliandolo su come rispondere. “Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” Lc 12,12. E quindi resta la nostra responsabilità personale accompagnata dallo Spirito come consigliere ammirabile che ci insegna l’arte della verità senza mai sovrapporsi a noi e alla nostra libertà.  Il secondo aspetto è legato a questo e viene dall’affermazione “non vi lascerò orfani”. Papa Francesco ha sottolineato il valore di questa affermazione coniando la parola “orfanezza” (17 maggio 2020) riferendosi all’esperienza di tanti che vivono senza padre e quindi senza alcuna capacità di relazione. È la compagnia dello Spirito che ci inserisce nella via della relazione con il Padre e con ogni uomo. La missione della Chiesa non può fare a meno di questa consapevolezza.

Sr. Patrizia Gabriella Masturzo – Monastero Trappista di Vitorchiano

Sostieni TerraeMissione.it:
Per dare voce alle periferie abbiamo bisogno di te!

Di notizie ce ne sono tante. Spesso quelle che più ci stanno a cuore non riescono a trovare spazio sulle prime pagine dei giornali. Sostenere terraemissione.it significa permetterci di continuare il nostro impegno per un’informazione libera e indipendente, al fianco degli ultimi e al servizio del Vangelo.

SOSTIENICI
Vuoi tenerti aggiornato sulle ultime notizie?
Iscriviti alla Newsletter di Terra e Missione

Lascia un commento