Il 9 luglio si celebra la “Domenica del mare”, una giornata internazionale di preghiera per i marittimi – oltre un milione – e le loro famiglie. Lo sanno bene i Missionari Scalabriniani, che da oltre cento anni sono a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del mare con Stella Maris, rete di supporto e assistenza spirituale, presente in 300 porti di 54 Paesi nel mondo. Insieme a Padre Bruno Ciceri, già direttore di Stella Maris International presso il Dicastero della Santa Sede per lo Sviluppo Umano Integrale, ripercorriamo la storia di questa giornata, il suo significato e l’importanza del lavoro svolto dai marittimi per l’economia mondiale.
Intervista a cura di Anna Moccia
Quando si festeggia la Domenica del Mare e perché è importante?
“Ogni anno, la Domenica del mare viene celebrata nella seconda domenica di luglio. Questa tradizione è stata istituita negli anni ’70 da tutte le Chiese cristiane per rendere omaggio e pregare per i marittimi, i quali svolgono un ruolo cruciale nell’economia globale. Circa il 90% dei prodotti che utilizziamo quotidianamente viene trasportato via mare, e quindi il loro contributo è di estrema importanza. Oltre al loro significativo impatto economico, i marittimi svolgono un ruolo fondamentale nel rendere la nostra vita più comoda. Ad esempio, molti dei prodotti che utilizziamo, come i nostri telefoni cellulari, le televisioni e molti altri, vengono generalmente prodotti nella parte Est del mondo e devono essere trasportati fino a noi via mare. Si stima che ci siano circa 1.500.000 persone di diverse nazionalità impiegate sulle navi, molte delle quali provengono dai Paesi in via di sviluppo. In particolare, i marittimi filippini costituiscono oltre 400mila degli impiegati sulle navi in tutto il mondo”.
Qual è il fondamento di questo vostro ministero di presenza?
“Come missionari Scalabriniani, abbiamo diversi centri Stella Maris in diverse parti del mondo. In particolare, in Asia siamo presenti nelle Filippine, un Paese che rappresenta una fonte significativa di marittimi. Recentemente, ho letto le statistiche del governo filippino che indicavano un aumento dei numeri dopo la crisi pandemica dello scorso anno. Nel 2022, si stima che circa 550mila filippini siano stati imbarcati su diverse tipologie di navi. A Manila, abbiamo stabilito una presenza significativa poiché è un punto di partenza per molti marittimi. In questa città, abbiamo dei dormitori in cui possiamo ospitare circa 300 marittimi emigranti a un costo veramente ridotto, offrendo loro un luogo dignitoso. Con soli circa un dollaro al giorno, i marittimi possono avere un alloggio e accedere a riso, tè e caffè”.
Nel giorno in cui si ricordano i lavoratori dell’industria marittima e i loro cappellani è importante ricordare anche chi ha perso la vita “alla ricerca di un futuro di speranza”. San Giovanni Battista Scalabrini era solito dire “libertà di emigrare ma non di fare migrare”. Cosa vuol dire questa frase per lei oggi?
“La libertà di poter esprimere il desiderio di cercare nuove opportunità altrove quando si sente che nel proprio Paese non è possibile realizzare tutti i propri sogni è un diritto fondamentale. È importante che questa scelta possa essere compiuta in condizioni di sicurezza. Dovremmo ricordare che anche l’Italia e molti altri Paesi europei sono stati protagonisti di questo stesso viaggio all’inizio del secolo scorso. Numerosi italiani, irlandesi e tedeschi si sono trasferiti in cerca di lavoro e di una vita migliore, guadagnandosi onestamente il proprio sostentamento. Purtroppo, sembra che abbiamo dimenticato queste esperienze passate e cerchiamo di limitare la libertà degli altri. Dovremmo evitare di usare termini poco appropriati come “Perché questi neri devono venire qui?”. In risposta, vorrei sottolineare che è giusto che sia concessa a tutti la possibilità di cercare una vita migliore, proprio come coloro che partirono con una “valigia di cartone” e riuscirono a realizzare il proprio successo. Dobbiamo accettare la libertà di emigrare a queste persone, ma è altrettanto importante che questa libertà sia garantita in condizioni di sicurezza”.
Stella Maris si batte da anni anche per il riscatto dei pescatori asiatici, che molto spesso finiscono in schiavitù e trascorrono più di cinque, sei anni a bordo di pescherecci, senza mai toccare terra. Come si previene e si contrasta questo tipo di traffico degli esseri umani?
“Siamo stati abituati a credere che le vittime del traffico umano, specialmente nel settore della pesca, siano limitate ai Paesi asiatici, come i pescatori a bordo delle imbarcazioni tailandesi o birmane. Tuttavia, dobbiamo renderci conto che le vittime si trovano anche in Paesi che comunemente non associamo a questa problematica, come l’Irlanda, la Scozia o l’Inghilterra. È di fondamentale importanza diffondere informazioni in modo che coloro che intendono partire siano consapevoli dei loro diritti e delle possibilità di evitare di essere ingannati e cadere vittima del traffico di esseri umani. Purtroppo, questi “sensali di carne umana”, come li chiamava Scalabrini, esistono ancora. Essi visitano i villaggi promettendo mari e monti, creando false illusioni che trasformano un sogno in un incubo. Quando le persone sono già imbarcate, la nostra presenza nei porti è veramente importante perché, se il pescatore è vittima di sfruttamento o traffico, può contattare il nostro cappellano o il nostro volontario e si interviene con le autorità preposte per liberarlo da questa schiavitù”.
Foto: Padre Bruno Ciceri insieme al cardinale Luis Antonio Tagle