Pubblicata la Relazione di Sintesi a conclusione della XVI Assemblea Generale sulla sinodalità. In vista della seconda Sessione dell’Assemblea, in programma per l’ottobre 2024, si offrono riflessioni e proposte sulla missione della Chiesa del terzo millennio.
di Anna Moccia
«Piuttosto che dire che la Chiesa ha una missione, affermiamo che la Chiesa è missione. “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv 20,21): la Chiesa riceve da Cristo, l’Inviato del Padre, la propria missione». Inizia così l’ottavo Capitolo della “Relazione di Sintesi” approvata e pubblicata sabato 28 ottobre a conclusione della prima Sessione della XVI Assemblea generale dei Sinodo dei Vescovi, dedicata al tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Il documento rappresenta un approdo provvisorio del cammino sinodale, in vista della seconda Sessione dell’Assemblea, in programma a ottobre 2024. Tutto il testo è attraversato da continui richiami alla missione, definita come una “grazia che impegna tutta la Chiesa”, che i fedeli laici contribuiscono in modo vitale a realizzare in tutti gli ambienti e nelle situazioni più ordinarie di ogni giorno.
“Sono loro soprattutto – si legge nel documento – a rendere presente la Chiesa e ad annunciare il Vangelo nella cultura dell’ambiente digitale, che ha un impatto così forte in tutto il mondo, nelle culture giovanili, nel mondo del lavoro, dell’economia e della politica, delle arti e della cultura, della ricerca scientifica, dell’educazione e della formazione, nella cura della casa comune e, in modo particolare, nella partecipazione alla vita pubblica. Là dove sono presenti, essi sono chiamati a testimoniare Gesù Cristo nella vita quotidiana e a condividere esplicitamente la fede con altri. In particolare i giovani, con i loro doni e le loro fragilità, mentre crescono nell’amicizia con Gesù, si fanno apostoli del Vangelo tra i loro coetanei”.
Emerge quindi con forza l’importanza della cultura digitale, non più vista come un’area distinta della missione, quanto come una “dimensione cruciale della testimonianza della Chiesa nella cultura contemporanea”.
Padri e madri del Sinodo sottolineano come i missionari siano sempre “partiti con Cristo verso nuove frontiere”, preceduti e spinti dall’azione dello Spirito. Da qui l’invito a “raggiungere la cultura attuale in tutti gli spazi in cui le persone cercano senso e amore, compresi i loro telefoni cellulari e tablet”.
Altro punto fondamentale è la pratica della missione ad gentes, vista come “arricchimento reciproco delle Chiese”, perché non coinvolge solo i missionari, ma l’intera comunità, che viene stimolata alla preghiera, alla condivisione dei beni e alla testimonianza. Emerge con forza la necessità che “anche le Chiese povere di clero non rinuncino a questo impegno”, mentre per le Chiese in cui c’è maggiore fioritura di vocazioni al ministero ordinato l’invito è ad “aprirsi alla cooperazione pastorale, in una logica genuinamente evangelica”.
Tuttavia, particolare attenzione e sensibilità viene posta nei confronti di quei Paesi in cui l’annuncio del Vangelo è stato associato alla colonizzazione e persino al genocidio. “Evangelizzare in questi contesti richiede di riconoscere gli errori compiuti, di apprendere una nuova sensibilità a queste problematiche”, afferma il documento.
Infine, lo sguardo alle donne, che spesso sono “le prime missionarie della fede in famiglia”. Ecco allora l’invito a promuovere una Chiesa in cui uomini e donne dialogano allo scopo di comprendere meglio la profondità del disegno di Dio, in cui appaiono “insieme come protagonisti, senza subordinazione, esclusione, né competizione”.
Crediti foto: ANSA/VATICAN MEDIA