In questa seconda domenica di Quaresima il Vangelo ci porta a contemplare la trasfigurazione di Gesù sul monte. Commento a cura di sr. Stefania Raspo, missionaria della Consolata.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,2-10)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Commento al Vangelo
La seconda domenica di Quaresima ci presenta un racconto narrato in tutti i Vangeli sinottici: la Trasfigurazione di Gesù sul monte. È un episodio in cui, come raramente accade parlando di Gesù, si descrive una scena fuori dell’ordinario: le vesti di Gesù diventano di un bianco straordinario, “nessun lavandaio potrebbe renderle così”, ovvero: un colore non di questa Terra. Appaiono Elia e Mosè, i grandi personaggi della Bibbia ebraica, e conversano con Lui.
Alla scena, che ha tutti gli elementi della manifestazione divina gloriosa, partecipano tre apostoli: Pietro, Giacomo e Giovanni. Vedono la scena ma sono smarriti e l’evangelista commenta che erano spaventati: è una reazione molto comune a chi fa esperienze di incontro con la divinità, lo possiamo leggere in molti brani della Bibbia.
La bellezza di Dio
La Trasfigurazione parla di luce, presenta dialoghi tra Gesù e due grandi personaggi della tradizione ebraica, c’è anche una voce dal Cielo che afferma: “Questi è il mio Figlio Amato, ascoltatelo!” Eppure Gesù ordina di non raccontare questa esperienza diretta della bellezza, della vita e della luce di Dio in Gesù. Perché? Non sarebbe forse un annuncio di consolazione per tutti?
Dio è Bello, Gesù è Bello. L’Evangelista Giovanni (capitolo 10) parla del “Bel (buon) Pastore”. Ma la bellezza di Gesù non si può ridurre a luce e gloria: passa al Calvario, dove si rivela bellezza d’amore, fino alla fine. Sulla Croce, Gesù è identificato con le parole del profeta Isaia (53,3):
“Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia”
È talmente disgustoso il suo aspetto, che ci si copre la faccia. Eppure lì si manifesta la bellezza dell’amore di Dio, in Gesù.
Anche a me succede di voler allontanarmi dal Calvario, da quel luogo di morte dove la trasfigurazione è provocata dal dolore e dalla violenza. Fuggire al dolore è molto umano.
Trasfigurato dal dolore e dall’amore
Eppure Gesù non è fuggito, si è fatto inchiodare nel luogo del dolore. Per questo lo troveremo sempre lì, al nostro fianco, nelle ore più buie. Sarà lì, nelle situazioni tragiche e ingiuste. Nella solitudine e nell’abbandono. Nella guerra e nella carestia che divorano gli esseri umani nella grande indifferenza di chi passa lontano e non soccorre al bisognoso.
Lì si gioca il nostro essere cristiani: abbracciando la croce nostra e altrui. Abbracciando quel Dio che si fa inchiodare sul Calvario. Questa è la vera bellezza di Dio, da cui sorge e trionfa la vita! Allora sì, dopo la Risurrezione, dopo il Mistero di consegna, morte e risurrezione, potremo parlare della bellezza di Dio.
Un invito al dono
La prima lettura racconta il sacrificio di Isacco, richiesto ad Abramo: il figlio della promessa, così atteso, è offerto a Dio, in obbedienza alla sua Parola. È una prova grandissima richiesta ad Abramo, però lui si apre al dono. E da questa scelta di Abramo, scaturisce la vita e la benedizione di Dio!
Le due grandi figure di Gesù e di Abramo ci indicano la strada: aprirsi al dono di sé, a dare il meglio di noi, sapendo che ogni piccola “morte” del nostro “io” può far fiorire la vita.
In questa settimana:
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Abramo è un grande modello di ascolto fiducioso di Dio. Papa Francesco ha parlato della preghiera di Abramo. In questo Anno della Preghiera, e in particolare questa settimana, ti invito a leggere la breve catechesi di Papa Francesco sul tema. La trovi qui.
Prendo piccoli attimi di silenzio e solitudine, guardo il Crocifisso e gli parlo.
Sr. Stefania Raspo, mc
Missionaria della Consolata
© RIPRODUZIONE RISERVATA – Image by Freepik