La fraternità che ristora. Commento al Vangelo

«Venite in disparte e riposatevi un po’» (Mc 6, 31). La Chiesa non è gente affamata di proseliti, ma una comunità di fratelli e sorelle in cui ci si dà fiducia, ci si accoglie, ci si ascolta, ci si dà riposo. Tristi le parrocchie dove ciò che contano sono i programmi, dove i cristiani impegnati sono solo operai efficienti, dove manca la relazione paterna-fraterna che fa la bellezza dello stare insieme.

Meditazione a cura di Teresina Caffi, missionaria Saveriana e biblista

Dal Vangelo secondo Marco, Mc 6,30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Commento al Vangelo

Siamo nel tempo prolungato e incerto in cui come chiesa riflettiamo sulla sinodalità, cioè sul fatto che essere chiesa è camminare insieme. Non più truppe al comando di uno solo, ma compagni e compagne di viaggio ove chi guida è anche chi ascolta: sta davanti, ma anche in mezzo e anche dietro al gregge, per cogliere ove lo muove il vento dello Spirito.

Il Vangelo di oggi può bastare a darci l’immagine della Chiesa nata dall’esperienza viva di Gesù con i suoi. Egli ha dato fiducia agli apostoli, li ha mandati a fare quanto lui faceva e non era stato loro alle costole per correggere. Li ha attesi a missione compiuta. Non per un resoconto fiscale, ma per un racconto, come fra padre e figli, come fra sposo e sposa, come fra amici. Poveri e ammalati stavano ancora cercando Gesù, ma lui prende con sé i suoi e se ne va in disparte, un tempo di vacanza, di pura fraternità in cui ascoltare e, forse anche lui stesso, capire dalla loro esperienza. Che bello potersi regalare questo tempo di racconto!

Ricordo incancellabile per me è stata quella volta in cui ancora agli inizi della missione nell’allora Zaire, avevo attraversato a piedi sotto il sole del giorno inoltrato la città di Uvira, per andare all’altro capo, al centro catechistico dove cominciavo il lavoro. Ero esausta non solo per il sole, ma per le scene di povertà che avevo visto passando, per dei bimbi che mi erano sembrati denutriti… Padre Secondo vide, capì, rinviò tutti quelli che lo cercavano e mi preparò due uova al tegamino, sedendosi alla tavola con me. Mi sentii rinascere, e non solo per le due uova!
La Chiesa non è gente affamata di proseliti, ma una comunità di fratelli e sorelle in cui ci si dà fiducia, ci si accoglie, ci si ascolta, ci si dà riposo. Tristi le parrocchie dove ciò che contano sono i programmi, dove i cristiani impegnati sono solo operai efficienti, dove manca la relazione paterna-fraterna che fa la bellezza dello stare insieme. Tristi le parrocchie dove solo alcuni entrano nella cerchia degli amici, solo ad alcuni si fa fiducia. Tristi le parrocchie dove niente si fa senza il parroco. Ma tristi anche le comunità di ogni tipo – religiose o familiari – dove si respira lo stesso clima, troppo indaffarate per ascoltarsi, troppo insicure per fidarsi, troppo autoritarie per ascoltarsi.

Se ci leveremo dalla gioia dello stare insieme sarà per quella folla che nel frattempo ancora ci raggiunge e per la quale esistiamo. Ci leveremo insieme per la compassione, come Gesù. Anche questo è Chiesa, luogo dove continuamente ci si leva per compassione che è lasciarsi toccare il cuore dal dolore altrui: dalla sua solitudine, dal suo dolore, dal suo cercare, dal suo essere oppresso.

La Chiesa vive e ondeggia tra questi due amori che sono uno solo: la festa della comunione e la nostalgia della sedia vuota, il grido dalla strada. Nei Paesi cosiddetti poveri, il grido è evidente, eppure ci si può assuefare. Nei Paesi cosiddetti benestanti spesso esso si leva senza voce: va conosciuto dai volti, dal disagio, dal ricorso a mezzi distruttivi, dalle finestre chiuse… E nella terra di mezzo, il grido dei migranti che fuggono da terre inospitali per trovare ancora porte chiuse.

Avanti, Chiesa di Gesù! Vivi e fa’ vivere la gioia della fraternità, per levarsi insieme verso un mondo cui offrire, nel nome di Gesù, la fraternità che ristora.

Immagine di freepik

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