10 anni fa il martirio di tre missionarie saveriane in Burundi

A pochi giorni dal decimo anniversario del martirio delle Missionarie Saveriane Olga, Lucia e Bernardetta, uccise il 7 settembre 2014 nella loro casa di Kamenge, a Bujumbura, capitale del Burundi, ripercorriamo quella terribile vicenda attraverso le esclusive interviste alla missionaria Teresina Caffi e alla giornalista Giusy Baioni, autrici di due volumi che danno voce all’interiorità delle tre religiose ma che soprattutto indagano i segreti dietro la loro uccisione nel Burundi delle impunità.

A cura di Anna Moccia

Le parole della missionaria Teresina Caffi

«Ho conosciuto tutte e tre – racconta Teresina Caffi – non solo qui a Parma, nella nostra casa madre, ma anche in Congo, dove hanno trascorso gran parte della loro vita missionaria. Lucia era ostetrica, Olga catechista e Bernardetta era impegnata nella promozione della donna e nel sociale. Tre sorelle molto diverse tra loro, ma unite dalla passione per la missione. Non erano in Burundi per mera obbedienza, ma perché la loro gioia era condividere gli ultimi giorni con la gente, pur sapendo che le cure in Burundi non sarebbero state come quelle in Italia. La frase “Va’ e dona la vita”, che Olga amava tanto, riassume perfettamente questo loro comune atteggiamento».

Il mistero del loro omicidio

Nonostante siano passati dieci anni, le cause della loro uccisione restano avvolte nel mistero. Diverse ipotesi sono state formulate, ma finora Lucia, Olga e Bernardetta non hanno ottenuto giustizia. «Il governo del Burundi non ha mai condotto un’indagine imparziale per scoprire la verità e fare giustizia – continua la missionaria Saveriana – ma questo non è un caso isolato nella Regione perché, quando sono coinvolti poteri forti, si cerca sempre un capro espiatorio per chiudere il caso. E noi abbiamo capito fin dall’inizio che l’uomo accusato era innocente: è la quarta vittima che da dieci anni paga per un crimine che non ha commesso».

Lasciar perdere, per la missionaria, significherebbe non solo abbandonare un innocente in carcere, ma anche ignorare tutte le altre vite sacrificate per la verità, in un contesto dove il potere non perdona. «La verità è un processo doloroso e faticoso – prosegue –, anche perché una parte del mondo della Chiesa e anche della nostra famiglia è toccata da questa storia, ma è l’unica strada per cominciare una vita nuova, per noi e per chi ha commesso questi gesti».

L’indagine di Giusy Baioni

La vicenda è al centro del libro della giornalista Giusy Baioni Nel cuore dei misteri” (Edizioni All Around), una vera e propria inchiesta che cerca di fare luce sui mandanti di questa barbara uccisione.

«Seguo la situazione dei Grandi Laghi da anni – racconta – e quando è avvenuto il massacro è stato naturale per me cercare di capire cosa era successo. Conoscendo le dinamiche della Regione, fin da subito è apparso chiaro che qualcosa non andava: l’arresto di un malato psichiatrico sembrava solo una scusa per mettere a tacere il clamore internazionale. Se all’inizio seguivo quanto veniva detto dai giornali burundesi e da due dei killer che, per loro stessa ammissione, avevano partecipato al massacro, in seguito ho capito che dietro al traffico di armi o di farmaci si celava qualcosa di più profondo. La cosa più difficile è stato capire il vero movente».

Attraverso le pagine del libro, l’autrice ci conduce, testimonianza dopo testimonianza, facendoci ripercorrere il suo cammino faticoso di ricerca. Si parla del possibile coinvolgimento delle alte sfere del potere in Burundi e più volte viene citato un missionario Saveriano che ha lavorato nel Paese per 25 anni gestendo il “centro giovani Kamenge”. L’autrice non pretende di aver trovato la verità assoluta e totale ma offre una serie di testimonianze di prima mano, soprattutto dei sicari, il primo dei quali fin dai primi tempi aveva dato la sua testimonianza alla radio burundese RPA.

Il libro di Baioni però non si limita a raccontare il massacro delle tre missionarie ma amplia il quadro a casi simili, come quello del nunzio apostolico Michael Courtney, ucciso nel 2003, di fratel Antonio Bargiggia, suor Gina Simionato e tanti altri. «Raccontare queste storie – spiega Baioni – vuole essere un tributo a questi uomini e donne ma soprattutto un modo per tracciare un percorso che possa contribuire a mettere un freno a questa impunità dilagante e far sì che i potenti di turno rispondano delle loro azioni. Per questo spera che nel prossimo futuro il libro possa essere tradotto in francese affinché venga letto anche in Burundi. Lo dobbiamo a tutte le persone senza nome e senza volto che sono state uccise negli anni e che forse non avranno mai diritto alla giustizia e alla verità».

In cammino con gli ultimi

La stessa verità e giustizia che per ora è stata negata alle tre missionarie saveriane, “martiri per la giustizia” in una terra piagata dalla violenza.

«La loro presenza in Burundi, seppur nella loro fragilità, è stata già di per sé un segno – conclude Giusy Baioni –. Hanno scelto di condividere fino alla fine la sorte di queste persone in uno degli angoli più dimenticati e travagliati del mondo. In un luogo dove la vita umana viene costantemente calpestata e il potere dispone con arroganza della vita e della morte dei cittadini, il loro impegno ha testimoniato un amore incondizionato e una dedizione totale per gli ultimi di questa Terra».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Crediti: Foto d’archivio © Missionarie Saveriane

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