La «Buona notizia» è troppo bella per tenerla per noi. Siamo chiamati a testimoniare il Vangelo in “Parole e opere”. Ogni mese, questa rubrica offre una parola con cui approfondire e gustare il nostro rapporto con Dio e propone un impegno concreto per vivere in pienezza la nostra missione.
La Parola missionaria del mese di novembre è: BENE-DIRE
a cura di padre Giorgio Padovan, missionario comboniano
“Benedetto il Signore Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo”
(Lc 1,68)
Zaccaria può benedire il Signore perché prima il Dio d’Israele ha visitato e redento il suo popolo, lo ha benedetto con la vita, con la sua presenza ed il suo amore. Il Benedictus è la preghiera che la Chiesa ci invita a recitare ogni giorno nelle lodi perché la giornata diventi un Vangelo, una bella e buona notizia, una missione.
La parola “bene-dire” attraversa questo tempo di Avvento e di Natale. I testi biblici di Isaia, di Matteo e soprattutto di Luca, ci ricordano il desiderio di Dio di salvarci e amarci, alimentano i nostri sogni in un mondo di giustizia e di pace.
Dio ci bene-dice, dice bene di noi, ci ricorda che siamo importanti per Lui, suoi figli amati. E lo fa facendosi vicino e bambino, piccolo e povero. Nasce e rinasce con noi e in noi. Dio dice bene di noi ogni giorno con il dono della vita, della sua presenza e del suo amore in noi e in ogni persona, nel creato e nel mondo, soprattutto nei poveri. La benedizione è una azione creativa, che genera e fa nascere.
Il missionario è colui che alza lo sguardo e apre il cuore per individuare gli innumerevoli segni che rivelano la presenza salvifica di Dio nel nostro tempo di contraddizioni e conflitti.
Il missionario diventa una persona che non si stanca di parlare bene degli ultimi, dei poveri, dei migranti, perché sono un sacramento e teofania dell’amore e presenza salvifica di Dio. E questo in un tempo dove la società dominante e la politica tendono a parlarne male, a respingere e a non accogliere, accusandoli di essere la causa dei nostri problemi. Lo fa a partire dalla sua esperienza di essere stato benedetto da Dio e dai poveri, nelle periferie del mondo e nei crocicchi delle strade. Quante volte in Brasile la gente semplice e povera, per manifestarti la loro gratitudine e amicizia ti ripetevano: “Dio ti benedica e bene faccia, e ti accompagni sempre”. E il tuo cuore si riempiva di gioia e di speranza.
Parlare bene ti porta a fare il bene, a vedere l’altro con un’altra luce, abitato dalla presenza di Dio e allora si mettono in moto relazioni di fraternità e amicizia. Lodare chi ci è accanto, riconoscere in chi viviamo e con cui lavoriamo un dono e una benedizione di Dio, un fratello e sorella da amare e non un nemico da odiare.
Dio parla bene di noi e noi parliamo bene degli altri e facciamo il bene. Termino con quella bella espressione del libro degli Atti: “E Gesù passava in ogni parte facendo del bene a tutti.” (At 10,30) Dire e fare il bene, fa bene a noi e agli altri, e promuove la giustizia e la pace nel mondo.
Impegno: iniziare la giornata benedicendo, parlando bene delle persone e situazioni che troveremo. Sarà più facile poi, quando le incontreremo, avere atteggiamenti di tenerezza e accoglienza, fraternità e amicizia.
Giorgio Padovan
missionario comboniano