Il missionario e il segreto della felicità

Padre Renato Zilio, missionario Scalabriniano a Casablanca (Marocco), riflette sul significato della felicità, intesa come armonia tra pensiero, parola e azione. Attraverso l’immaginario tracciato da filosofi e pensatori, e analizzato in una prospettiva teologica, emerge una felicità che affonda le radici nella semplicità, nell’empatia e nei momenti di grazia, capaci di illuminare anche le realtà più difficili.

La felicità è quando ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai sono in armonia”. Forse sono queste parole di Gandhi che rispondono al segreto di una vita felice. O di una vita di missionario, come me. In altre parole è l’equilibrio instabile di tre cose: il pensiero, la parola e l’azione. La coerenza, infatti, ha sempre il sapore della sfida. Il suo senso è, come dice qualcuno, “non di far ciò che si vuole, ma di voler sempre ciò che si fa”.

Volontà e azione in presa diretta, in fondo, l’entusiasmo del fare. Ed è anche quell’andare al di là di quello che si è. O di quello che si ha. Superare, così, la propria storia, la propria geografia, i propri gusti e… andare al largo. Come l’invito del Cristo sulla riva del lago di Galilea. Avventurarsi nei territori dell’altro: uno spazio fisico, culturale e spirituale. Ciò vi terrà sempre vigilanti, aperti e vivi. Porosi, direbbero i sociologi. Cioè non impermeabili, ripiegati in voi stessi, chiusi nel vostro unico mondo.

In fondo, perché non chiamare tutto questo “felicità di vivere”? Ed è pure un continuo aggiustarsi, adattarsi, farsi all’altro. Tras-formarsi… come ricorda quell’insegnamento di un maestro zen: “En tout, soyez l’eau!” (In ogni cosa siate come l’acqua). Cambiare forma. Una conversione dei propri modi e del proprio animo necessari per poter incontrare l’altro. Essere, allora, fluidi, flessibili. Affettivi.

“La felicità fondamentale dipende più di qualunque altra cosa da ciò che si può chiamare un cordiale interesse per le persone e le cose”- osserva Bertrand Russel– “Un cordiale interesse per le persone è una forma di affetto, ma non l’affetto avido, che tende al possesso”. Affetto liberante e coinvolgente. Per cui, per il missionario che sono, felicità è quel duplice movimento di sistole e diastole – i movimenti del cuore – del perdersi e del ritrovarsi, del dilatarsi e del raccogliersi. Come dell’immergersi negli altri, nel loro mondo e nel ritrovarsi solo in una grande solitudine. Benefico movimento binario della vita, che non si consuma in un’unica fase, ma ritma l’esistenza: solitudine e moltitudine. Unico e plurale.

Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno” suggerisce, poi, Kalil Gibran. Per cui, anche trovandosi in situazioni di grande povertà, si è confrontati spesso con risorse umane e spirituali di popoli, che mostrano una resilienza sorprendente. Esserne testimone, così, in contesti difficili o marginali riempie l’animo spesso di un intimo stupore e di umanità.

La vera felicità costa poco – ricorda Chateaubriand con il suo ‘esprit de finesse’ – se è cara, non è di buona qualità”.

Anche se qualcuno più attento al tempo non mancherà di precisarvi che “la felicità è sempre e soltanto un istante… Un punto di contatto con qualche cosa di straordinario”. Per me lo è a volte. Per ricompensarvi spesso non è neppure necessario un grazie, basta un sorriso. O un volto che si illumina, quando lo si incontrava chiuso o sofferente. Ecco un momento di pienezza, un istante di grazia.

Infine, come nel Vangelo, felicità è quell’intreccio per il Maestro di cammino, di parola e di gesto. L’unica evangelizzazione che il mondo accetta è fatta di tre verbi: camminare, annunciare, guarire. Qualcuno, poi, commenta: “Se non si cammina le nostre parole non sono credibili, perché sono stantie. Se non si parla, il messaggio rischia di rimanere ostaggio del “non detto”. Se le nostre parole non si mescolano con la carità, con il fare per i poveri, con chi è ostaggio di malattie e del male, allora è solo esercizio di retorica. L’evangelizzazione che conta è gratuita. Come la felicità.

Renato Zilio

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