Un cuore che sa amare i nemici

Amare i nemici, fare del bene a chi ci odia, benedire chi ci maledice, pregare per chi ci offende. Come possiamo vivere queste parole? Cosa significa per noi, oggi, amare chi ci fa soffrire?

Commento al Vangelo a cura di p. Gabriele Beltrami, missionario Scalabriniano.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,27-38)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Commento al Vangelo

Il Vangelo della VII Domenica ci annuncia che possiamo vivere il cristianesimo come un cammino radicale di amore, un amore che trascende le logiche mondane e si fonda sull’esempio di Cristo stesso.

Amare i nemici, fare del bene a chi ci odia, benedire chi ci maledice, pregare per chi ci offende: è questa l’esortazione fatta da Gesù, con parole che si presentano come una vera e propria inversione di prospettiva rispetto alle nostre attese umane. sono atteggiamenti che non appartengono alla logica umana. La nostra natura, purtroppo, ci porta infatti a difenderci, a ripagare il male con il male, a chiuderci quando siamo feriti. L’amore cristiano, però e non stona ribadirlo, non è legato a un mero reciproco scambio di favori, ma è un dono gratuito che, come tale, non si aspetta nulla in cambio.

L’invito di Gesù suona perciò ancora oggi come un vero e proprio scandalo per chiunque si fidi solo della giustizia umana, quella che cerca di ripagare il male con il male. Egli non chiede solo di evitare la vendetta, ma di rispondere con il bene, anche quando questo sembra impossibile. L’amore di Dio, cuore del cristianesimo, d’altra parte non ha confini, barriere, esclusività e noi siamo chiamati a testimoniarlo in ogni ambito della nostra vita, anche in situazioni di conflitto o ingiustizia.

Chiediamoci: come possiamo vivere queste parole? Cosa significa per noi, oggi, amare chi ci fa soffrire? Non è facile, lo so. Anzi, spesso ci sembra impossibile. Ma è proprio qui che Gesù ci sta conducendo: non è questo un amore che possiamo darci con le sole nostre forze, ma è l’Amore che ci è donato da Dio che ci trasforma quando ci lasciamo toccare nel profondo.

L’altro aspetto centrale del Vangelo odierno riguarda la misericordia, criterio che Gesù descrive come ciò con cui il Padre giudica gli uomini: «Perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi». La nostra capacità di perdonare, di donare, di essere generosi, sarà la stessa con cui riceveremo da Dio la sua grazia. È un richiamo forte a essere misericordiosi, come il Padre lo è con noi. Gesù ci invita a non misurare il nostro amore secondo le leggi del merito, ma a scoprirne la grandezza nel donarlo senza chiedere nulla in cambio. Perché l’amore che è gratuito è l’unico che ha il potere di cambiare veramente il mondo.

Ecco la misericordia di Dio, che non ha limiti. Ecco la misura con cui Dio ci “giudica”, infinitamente più grande di quella con cui noi giudichiamo gli altri. Oggi siamo chiamati a superare la tentazione del giudizio facile e delle vendette, della ottusa superficialità, che è spesso alle nostre porte nella società odierna, mettendo invece in atto l’amore cristiano, quello che accoglie, che perdona, che guarisce davvero e per sempre. La comunità cristiana, in un mondo spesso segnato dall’indifferenza e dalle polarizzazioni, è chiamata sempre più a diventare un segno visibile dell’amore senza misura di Dio.

Nel tempo di Quaresima che si avvicina, possiamo prendere queste parole come un’occasione per regalarci quella occasione propizia di purificare il nostro cuore, imparare a essere più misericordiosi, donare gratuitamente ciò che abbiamo ricevuto da Dio, rinnovando la nostra vocazione a seguire Cristo nell’amore radicale che Egli ci ha insegnato.

Che la nostra vita cristiana diventi giorno dopo giorno segno della rivoluzione dell’amore portata avanti da Gesù da 2000 anni, una azione che parte dal cuore di Dio e arriva fino agli angoli più lontani della nostra esistenza. Amen

P. Gabriele Beltrami, cs

Immagine di freepik

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