Pentecoste è il momento in cui scopriamo quanto Gesù ci ama, fino all’estremo, e nel darsi tutto, ci dona lo Spirito e assicura la pace. Meditazione sul Vangelo a cura di suor Stefania Raspo, missionaria della Consolata.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-23)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Commento al Vangelo
Fuoco, vento, soffio: le letture della domenica di Pentecoste, inclusa la bellissima sequenza che si legge prima del Vangelo, utilizzano numerose immagini per descrivere la presenza e azione dello Spirito Santo.
Fonte della vita, lo Spirito Santo è fuoco che scalda ciò che è gelido, soprattutto dentro di noi fa sciogliere i ghiacciai dell’indifferenza e della tristezza. Nella notte dell’indecisione e dello smarrimento, è luce che illumina i passi tentennanti. È il soffio vitale che anima ogni creatura, essere umano compreso.
Oggi ci soffermiamo sull’intima unione di Gesù Risorto e dello Spirito Santo, che come un’onda ci avvolge e sommerge per entrare nella danza di questa unità nell’amore.
Il Vangelo presenta il Signore che entra nella stanza dove erano rinchiusi i discepoli per timore, mostra loro le mani e il costato, con i segni della violenza subita, quindi soffia su di loro e dona lo Spirito Santo.
La prima lettura presenta un’icona simile: anche lì i discepoli sono riuniti in uno stesso luogo, e scende su di essi lo Spirito Santo. C’è una forte connotazione comunitaria, “sinodale”, che non dobbiamo dimenticare: lo Spirito Santo è donato alla comunità, e sebbene lo invoco molte volte perché illumini la mia vita e il mio cammino, la sua azione non si ferma mai alla singola persona, e il mio invocarlo sempre dovrebbe avere un orizzonte comunitario, e non individuale, meno ancora individualistico.
Lo Spirito compie il più grande miracolo: fa UNO la molteplicità, costruisce l’unità della comunità, prima che agire nei singoli individui come se fossero isole. D’altronde, è Gesù stesso che ha pregato, prima della Passione, chiedendo al Padre che “i suoi” siano UNO tra di loro e con Lui e il Padre.
Nella Diocesi di Potosì, in Bolivia, c’è un Santuario dello Spirito Santo a Manquiri. Stupisce, però, che l’immagine sacra venerata non è una colomba, o l’icona di una fiamma o di un vento, neppure rappresenta gli apostoli e Maria riuniti nel Cenacolo. Il cosiddetto “Signore di Manquiri” è un crocifisso. Gesù, già morto, che ha consegnato tutto al Padre, ma che ha ancora molto da donare: infatti, quando il soldato gli trafigge il costato, sgorgano acqua e sangue, quel fiume di grazia che è lo Spirito Santo nella vita della Chiesa.
Gesù Risorto nel Vangelo mostra mani e costato, quindi dona lo Spirito. Pentecoste è il momento in cui scopriamo quanto Gesù ci ama, fino all’estremo, e nel darsi tutto, ci dona lo Spirito.
Donando lo Spirito, garantisce la sua presenza sempre, e assicura la pace. Pace! Quante volte invocata in questi ultimi tempi! Una pace che nasce prima nei cuori di ciascuno e dall’impegno di ognuno si costruisce nella società e tra i popoli.
PER LA RIFLESSIONE:
Sento la presenza di Gesù e del suo Spirito nella mia vita? In che momenti?
Quale pace cerco? La chiedo a Gesù e allo Spirito?
PER LA PREGHIERA:
Preghiamo, oggi, la Sequenza di Pentecoste:
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Sr. Stefania Raspo, mc @stefania_raspo
Missionaria della Consolata
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