Quella dell’abito nuziale è ben lontana dall’essere una richiesta formale. Esattamente il contrario: è una richiesta che riguarda la profondità del cuore. Il Signore vuole che la profondità del nostro cuore scelga Lui e aderisca a Lui, “si rivesta di Lui”. Meditazione sul Vangelo a cura di Antonella Simonetti, Suora Francescana Missionaria di Assisi.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Commento al Vangelo
Ancora una volta, per la terza domenica consecutiva, il Vangelo ci pone di fronte al “dramma” della nostra libertà: la libertà di accogliere o rifiutare il Signore. Ma il brano di questa domenica ha una particolarità. Il protagonista è il regno dei cieli, cioè Dio stesso, Dio che regna e questo Dio Padre innamorato dell’uomo invita ogni uomo a un evento grandioso: un banchetto di nozze per suo figlio. È un evento che dice intimità, abbondanza, pienezza di vita, fecondità… Eppure, incomprensibilmente, riceve un inanellarsi di rifiuti che, però, anziché fermarlo, lo rendono ancora più determinato nel rincorrere ciascuno di noi per portare a compimento il sogno che nutre da tutta l’eternità: averci tutti con sé. Ci ricorda, infatti, S. Ireneo, che “Dio plasmò Adamo non perché avesse bisogno dell’uomo, ma per avere qualcuno su cui effondere i suoi benefici” (Contro le eresie), cioè per avere qualcuno da amare.
Inizia dal popolo eletto, gli Ebrei, ai quali manda i profeti, che vengono violentemente respinti. Questo primo rifiuto, come sottolinea S. Paolo, apre, provvidenzialmente, la possibilità dell’annuncio del regno ai pagani, cioè a tutti, a tutti coloro che stanno ai crocicchi delle strade… a tutti noi, buoni e cattivi, perché tutti figli amati, ma noi non siamo migliori dei nostri padri! Dobbiamo riconoscere con onestà che di frequente quel rifiuto è anche il nostro, di noi che rischiamo spesso di confondere le priorità e di anteporre i nostri affari al Signore, dimentichi della saggia ammonizione di S. Benedetto: “Nulla anteporre all’amore di Cristo” e dimentichi del fatto che senza di Lui nulla esiste… neanche i nostri affari.
A questo punto del racconto, però, sorge una domanda: perché rifiutare un invito a nozze? Si può forse capire il rifiuto ad andare a lavorare nella vigna, ma perché rifiutare di partecipare a quel tripudio di vita che è un banchetto di nozze? Perché tanti fratelli rifiutano il Signore e la sovrabbondanza di vita che è venuto a portare? Perché noi tante volte rifiutiamo il Signore?
Tentando di leggere la Scrittura con la Scrittura, forse può venirci in aiuto questo tratto del primo libro dei Re: “Il Signore non era nel vento… Il Signore non era nel terremoto… Il Signore non era nel fuoco… Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera…” (1Re 19,11-12). Le cose di Dio – ma, alla fine, la relazione con Lui – hanno sempre una consistenza e una profondità che donano vita vera e sovrabbondante, senza, però, mai imporsi, senza diventare “irresistibili” per il loro fascino. Questo perché il Signore prende molto sul serio la nostra libertà. Non ci vuole catturare attraverso eventi roboanti per renderci schiavi, ma ci vuole figli che liberamente scelgono di rispondere all’amore sovrabbondante del Padre.
Le sorprese, però, non sono finite. Continuando nella lettura, ci imbattiamo in un altro particolare “strano”: quando la sala si è finalmente riempita, il re caccia via un tale solo perché non è vestito tanto bene, non ha l’abito nuziale. Ma com’è possibile? Dopo aver radunato con estrema fatica tanti invitati, ora si formalizza sull’abito… sembra un Dio un po’ snob…
È sempre la Scrittura che ci viene in aiuto: “Rivestitevi del Signore Gesù Cristo” (Rm 13,14); “Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità” (Col 3,12). Quella dell’abito nuziale, dunque, è ben lontana dall’essere una richiesta formale. Esattamente il contrario: è una richiesta che riguarda la profondità del cuore. Il Signore non sa cosa farsene di persone che partecipano al suo banchetto senza sapere neanche bene perché, magari anche un po’ annoiate, magari convinte di essere a posto. Il Signore vuole che la profondità del nostro cuore scelga Lui e aderisca a Lui, “si rivesta di Lui”. Questo, del resto, è ciò che chiamiamo “salvezza”: lasciarsi afferrare da Cristo, lasciarsi unire intimamente a Lui, perché sia Lui a vivere in noi con i suoi sentimenti di tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità…
E proprio in questa adesione intima, mettendoci in verità davanti a Dio, non possiamo che riconoscere tutti la nostra nudità, il nostro autoescluderci dalla festa, in nome di una male interpretata libertà. Non ci resta altro, allora, che supplicare ininterrottamente il Signore di rivestirci di sé, perché solo Lui lo può fare, per un dono gratuito della sua infinita bontà e perché, in realtà, non vede l’ora di farlo, per portare a compimento quelle nozze che sogna da tutta l’eternità, dove, a ben vedere, l’abito con cui presentarci non è solo o non è tanto quello dell’invitato, ma è, in realtà, quello della sposa!
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