La verità viene verso la luce. Commento al Vangelo

Per Giovanni anche la croce è piena di luce e fa parte dell’innalzamento di Gesù, della sua manifestazione gloriosa: croce e risurrezione sono parte di uno stesso evento. Meditazione a cura di Teresina Caffi, missionaria Saveriana e biblista.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Commento al Vangelo della IV Domenica di Quaresima, Anno B, 10 marzo 2024

In questa breve pagina, Giovanni dà la sintesi del suo Vangelo. Come nel Prologo, annuncia ciò che Dio ha fatto nel suo Figlio venuto nel mondo per noi e la risposta, affidata alla nostra libertà. Per Giovanni anche la croce è piena di luce e fa parte dell’innalzamento di Gesù, della sua manifestazione gloriosa: croce e risurrezione sono parte di uno stesso evento.

Volgendo il nostro essere verso questo evento, è dato a noi di accogliere la Luce venuta in questo mondo. Nel Prologo, Giovanni diceva che a chi accoglie il Verbo venuto fra noi è dato di diventare figlio/figlia di Dio. Qui, il frutto è la vita eterna, la salvezza, non però come qualcosa da attendere ma già attuale: «Chi crede in lui ha la vita eterna».

Andando al cuore del discorso cristiano, Giovanni non elenca una serie di opere: come dirà Gesù alle folle dopo la moltiplicazione dei pani, «l’opera di Dio è che voi crediate in Colui che lui ha mandato».

Sono parole che riempiono il cuore di chi ha aderito a Gesù Figlio di Dio e che al contempo lo interrogano: credo veramente? Come sarebbe la mia vita se davvero credessi che Gesù il segno massimo dell’amore del Padre per me, per noi?

Dalla fede in Lui, la vita eterna: in effetti, chi crede si trova innestato in Gesù e quasi percepisce il fiotto vitale che da Lui inonda la sua vita di pace, di serenità, di gioia profonda anche nelle più grandi sfide, di orizzonti che abbracciano il quotidiano e lo aprono sull’eterno.

Ma che dire allora dei miliardi di persone che non credono in Gesù figlio di Dio per non averne sentito parlare o per non aver colto in lui qualcuno di essenziale per la loro vita? Dio forse avrebbe dato al mondo il Figlio per amore per poi condannare quanti non aderiscono a lui?

Giovanni precisa: gli uomini rifiutano a causa delle «opere malvagie», dell’«odio» per la luce. Le loro opere avvengono nella discrezione delle tenebre ed essi non desiderano che vengano esposte alla luce. Di quali opere dunque parla Giovanni? Forse di quel globale rifiuto di aprirsi alla luce anche quando risplende davanti ai nostri occhi. Quando il male ci avvince, esso ci anestetizza, ci blocca, pretendendosi risposta sufficiente alla nostra sete. Nessuna ricerca della Luce!

Al centro di tutto il messaggio, l’amore del Padre che «dona» il suo Figlio Unigenito al mondo perché abbia la vita eterna, quella comunione con lui che è vita di Dio partecipata, cuore di Dio condiviso, gioia di Dio già gustata.

Per chi crede, non ci sono illusioni, rifugi in un’adesione esclusiva che diventi escludente verso i fratelli e il mondo perché, dirà ancora Giovanni, «noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli» (1Gv 3,14).

Così, credere è fare spazio in noi all’amore del Padre per il mondo: Dio ha tanto amato il mondo che ha dato con il suo Figlio anche me in dono. A che punto è la mia esistenza-per?

Immagine di wirestock su Freepik

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