«Perché continuare nella strada dell’impegno verso i più poveri, in Africa, con l’Africa? Una domanda lacerante che ho sentito ancor più forte in questi ultimi giorni che ho passato in Repubblica Centrafricana». A parlare in occasione della giornata dell’Africa, che ricorre oggi 25 maggio, è il direttore di Medici con l’Africa Cuamm don Dante Carraro che, in un editoriale pubblicato sul settimanale del Corriere della Sera “Buone Notizie”, di ritorno da Bossangoa, ritrova la risposta nelle radici del Cuamm.
Una professione che diventa missione
«Il fondatore Francesco Canova ha saputo immaginare, sognare e fondare il Cuamm in mezzo alle macerie della seconda Guerra mondiale – scrive don Dante Carraro -. Bambino durante la Grande Guerra, figlio di operai, studia con tenacia e si laurea grazie a una borsa di studio. Nel 1935, in un’Italia tormentata e umiliata dal fascismo parte per lavorare in un paese poverissimo e lontano, la Giordania. Torna nel 1947 e l’Italia è devastata. Eppure, tra rovine e macerie, riesce a trovare la forza di pensare all’Africa e di intravvedere un futuro diverso, di pace e di bene. Coinvolge il Vescovo di Padova e nel 1950 nasce il Cuamm. Uomo di grandissimo coraggio, non ha avuto paura delle guerre, delle povertà, delle macerie che aveva intorno a sé e ha coltivato, e realizzato, quel suo sogno, radicato nel profondo del suo animo».
Il direttore del Cuamm sottolinea che l’esempio di Canova è rilevante anche oggi, in un tempo “afflitto da scontri e ferite profonde e da profonda paura”. Ripercorre “la pandemia di Covid, la guerra in Ucraina, i conflitti a Gaza, i missili nel Mar Rosso, l’attentato in Russia e otto colpi di Stato in Africa negli ultimi tre anni, con una la lista che potrebbe essere ancora più lunga”.
L’impegno nella Repubblica Centrafricana
Carraro, di ritorno dal Centrafrica, descrive Bossangoa, un luogo dove manca tutto, “anche i pochi centesimi di euro per comperare un po’ di riso o qualche cucchiaio di farina al mercato”. La gente fatica a fare un pasto al giorno, e le mamme non possono permettersi di partorire in ospedale. Tuttavia, con il trasporto gratuito garantito dal Cuamm, sottolinea come numero di donne che partoriscono in ospedale sia triplicato in tre mesi.
Bossangoa, con una popolazione di 200.000 persone e un ospedale di 120 posti letto, non ha una maternità adeguata. Il Cuamm si è impegnato con le autorità locali a ricostruirla ed equipaggiarla. «Sono tre stanze distribuite una lontana dall’altra – racconta -. Una stanza del travaglio, la sala parto, e quella post partum. Il direttore del distretto che ti dice: “Grazie per questa nuova maternità che verrete a fare. Ne abbiamo davvero bisogno. Per noi da soli è difficile”. E poi abbassa lo sguardo e con un po’ di imbarazzo continua: “avremmo bisogno anche di un piccolo generatore per il personale del distretto, senza non riusciamo a lavorare”».
In conclusione, Carraro sottolinea che essere vicini a queste persone e contribuire alla ricostruzione è la missione fondamentale del Cuamm: «Lo vogliamo fare, come lo ha fatto Francesco Canova. È la nostra storia, di determinazione e tenacia incrollabili. Nella certezza che il Buon Dio per primo, prima di noi, ha a cuore i poveri e ci indica la strada». (A.M.)
Foto: Medici con l’Africa Cuamm