Chiamati ad amare per sempre. Commento al Vangelo

«Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». La Parola di oggi, ben lungi dall’essere un comando che ci pone sulle spalle pesi insostenibili, risuona davvero come una grande bella notizia. È come se Dio dicesse: “Quel sogno di eternità e di vita piena che voi portate nel cuore per il vostro amore, per i vostri legami più sacri, deriva esattamente dal desiderio che io nutro per voi da tutta l’eternità e non vi lascio soli a realizzarlo”.

Meditazione a cura di Antonella Simonetti, Suora Francescana Missionaria di Assisi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,2-16)

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Commento al Vangelo

“Dio non esaudisce tutti i nostri desideri, ma porta a compimento tutte le sue promesse” (D. Bonhoeffer).

Questa frase è stata pronunciata da un uomo che, durante la prigionia, in attesa di una condanna totalmente ingiusta, ha visto lentamente sgretolarsi la sua vita, con tutti i desideri che la costellavano. È una frase che indica in maniera evidente che quell’uomo, in virtù di un’assiduità con il Signore costantemente coltivata, ha avuto la grazia di potersi innalzare, dalla bassezza di un carcere, luogo di disperazione, verso orizzonti molto alti, segnati da quella fedeltà di Dio che non viene mai meno, segnati da quelle promesse che non potranno non compiersi: la promessa della comunione con Lui, della vita in Lui, per sempre.

Ecco perché questa frase mi sembra una bella cornice per il brano di Vangelo che la liturgia ci offre questa domenica. Mi pare che Gesù in questo brano cerchi di innalzare i farisei – e forse anche noi – dalle bassezze del loro legalismo fino ad alte vette da cui contemplare, con ampio respiro, la bellezza del progetto originario di Dio, la bellezza di ciò che Egli ha promesso, per sperimentare, poi, la consolazione derivante dalla certezza che Lui è la “nuova legge”, Lui è il compimento di quelle promesse. Ma procediamo un passo alla volta.

Ritengo assai improbabile che un amore possa nascere “a tempo”. Quando nasce un amore nasce sempre portando con sé un anelito di eternità: il desiderio che possa non finire mai. Questo perché ogni amore porta sempre in sé l’immagine di Colui che è Amore eterno, di Colui che è la fonte di ogni amore. Poi è certamente vero che tutti noi siamo profondamente segnati dal peccato e quindi cominciamo molto presto a deviare da questo forte desiderio iniziale, verso derive autocentrate.

Ma allora ecco che la Parola di oggi, ben lungi dall’essere un comando che ci pone sulle spalle pesi insostenibili, risuona davvero come una grande bella notizia. È come se Dio dicesse: “Quel sogno di eternità e di vita piena che voi portate nel cuore per il vostro amore, per i vostri legami più sacri, deriva esattamente dal desiderio che io nutro per voi da tutta l’eternità e non vi lascio soli a realizzarlo”. Il Signore Gesù, il Dio fatto uomo, Colui che pronuncia questa Parola, Colui che è la Parola, è venuto anche proprio per rendere possibile questo desiderio.

“Ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito” (Rm 8,3-4).

Ecco qua: il Figlio unico del Padre è venuto a rendere possibile il realizzarsi del piano originario di Dio anche sui nostri affetti umani, sui nostri legami più sacri, tanto densi di senso e di vita, quanto profondamente segnati dalla fragilità e dal limite, tanto all’origine della nostra gioia, quanto fonte, spesso, di dolore profondo. Nessuna legge potrà mai obbligare ad amare per sempre nella fedeltà. Solo Colui che è Amore eterno e fedele, venendo in noi con il suo Spirito, ci può abilitare ad amare di quello stesso amore. E ciò che rende possibile questa dinamica è esclusivamente la fede: quell’abbandono fiducioso che permette di fare spazio a Lui, al suo amore, e di lasciarlo agire nel nostro cuore. È l’abbandono confidente del bambino tra le braccia di suo papà, di sua mamma, atteggiamento con cui si conclude proprio questo brano del Vangelo. “Nell’abbandono confidente sta la vostra forza” (Is 30,15), perché l’abbandono fiducioso in Dio permette al Signore di entrare in noi con il suo amore più forte del male e della morte e di realizzare ciò che mai saremmo capaci di vivere con le nostre sole povere forze.

“La fede è dare del tu a Dio, sperimentare che il Signore è una roccia affidabile” diceva Benedetto XVI in Introduzione al Cristianesimo. Comprendiamo, allora, che questo brano del Vangelo non tocca, in prima battuta, una spinosa e controversa questione morale, ma costituisce un forte appello alla fede, alla fede in un Dio che è Padre buono e che per i suoi figli desidera e realizza niente di meno che quella Vita sovrabbondante che sgorga direttamente dal Suo cuore.


Immagine di Freepik

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