Giornata missionaria mondiale: un banchetto per tutte le genti

“Un posto a tavola per tutti, sulla sommità del suo monte santo. In un certo senso, continuo a cantarlo anch’io, nella mia ‘pastorale di strada’ a Casablanca”. A pochi giorni dalla Giornata Missionaria Mondiale 2024, che si celebra il 20 ottobre, l’editoriale di Padre Renato Zilio, missionario scalabriniano in Marocco, ci invita a riflettere sul tema «Andate e invitate al banchetto tutti» (cf. Mt 22,9).

Era un famoso ritornello, cantato in un musical di successo anni fa: “Aggiungi un posto a tavola”. Ma, in fondo, è Dio stesso che lo canta già dai tempi di Isaia, per tutti i popoli, per tutti gli uomini di differenti culture o lingue dell’universo.

Un posto a tavola per tutti, sulla sommità del suo monte santo. In un certo senso, continuo a cantarlo anch’io, nella mia “pastorale di strada” a Casablanca. Percorro le strade o i dintorni dell’enorme, immensa stazione dei bus della città, incontro decine e decine di giovani migranti subsahariani. Li invito alla tavola della dignità, della fraternità, dell’accoglienza reciproca. Sono per me il Cristo migrante. Malvestiti, sporchi e malnutriti dormono su cartoni nei giardini pubblici. Imbarcati dalla polizia sono spesso riportati ai confini del deserto.

Durante il giorno raccolgono qui l’elemosina agli incroci. Vengono dal Togo, dal Senegal, dalla Guinea, dalla Sierra Leone, Sudan… Ma hanno un sogno: arrivare in Europa a tutti i costi. Anche quello della vita. Hanno un coraggio che trasporta le montagne, attraversando deserti e frontiere, spesso a piedi. Hanno una fede altrettanto grande, sono tutti musulmani. Hanno perfino 14 o 15 anni, adolescenti fuggiti di casa.

Porto loro medicinali, cibo, attenzione, relazione e compassione. Spezzo con loro il pane della fraternità. Mi sembra di essere all’ultima Cena. Per alcuni di loro lo è per davvero, prima di finire per sempre in mare o altrove.

L’altro giorno Salimatou in pianto mi mostrava le foto di cinque giovani del suo villaggio, inghiottiti insieme dal Mediterraneo. In fondo, sono tutti giovani vite, cariche, allo stesso tempo, di speranza e di disperazione, perse nel nostro mare di indifferenza. Ti ripetono mille volte, guardandoti negli occhi con sicurezza: ”Ma Dio è grande!” E ciò mi colpisce al cuore.

Padre Renato Zilio

(Nella foto: Aliou, 15 anni, della Guinea Conakry)
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