Gesù propone al giovane ricco una scelta radicale: passare dal verbo “accumulare” (ricchezze, prestigio, meriti) al verbo “condividere” (la sua vita con Lui, le sue ricchezze con i poveri). Si diventa eredi della vita eterna confidando pienamente nell’unico vero Bene. Non esiste altro tesoro.
Meditazione a cura di Stella Maris, suora della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,17-30)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Commento al Vangelo
Oggi, come la comunità di Marco, la Chiesa rinnova la sua fiducia nella presenza del Cristo risorto, che ci accompagna lungo il cammino della vita.
Nel brano evangelico vediamo Gesù tornare sulla strada, quando un giovane si inginocchia davanti a Lui e gli chiede: «Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù prima di rispondere alla domanda, in cui si percepisce un grande desiderio di sicurezza di salvezza, chiarisce chi è il “Buono”: Solo Dio, il Padre, Colui che dona ogni bene.
Poi prosegue: «Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora il padre e la madre». Il giovane, sicuro della propria rettitudine, risponde: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». A questo punto, Gesù lo guarda con amore e invita il giovane a vivere un passo in più nella sua vita: «Una cosa ti manca: va’, vendi ciò che hai, dà il ricavato ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Si è eredi della vita eterna se si confida veramente con il cuore nell’unico Bene. Non c’è altro tesoro!
Ma il giovane se ne va rattristato, poiché possedeva molti beni: voleva il tesoro del cielo senza perdere quello della terra, senza rinunciare a nulla.
Gesù lo invita a passare dal verbo “accumulare” (ricchezze, prestigio, meriti) al verbo “condividere” (la sua vita con Lui, le sue ricchezze con i poveri). Sulla scia dei profeti, denuncia la ricchezza come ostacolo al Regno.
I discepoli, stupiti dalle sue parole, ascoltano mentre Gesù aggiunge: «Figli, com’è difficile entrare nel Regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio». Il Regno di Dio appartiene ai poveri!
Il Maestro insegna qualcosa di contrario alla teologia della retribuzione: la ricchezza era segno della benedizione di Dio per la persona giusta, faceva parte dell’eredità del Padre. Era ciò che veniva insegnato nel tempio e nelle sinagoghe.
A queste parole, i discepoli si chiedono sbalorditi: «E chi mai può essere salvato?». Gesù, fissandoli, risponde: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio. Tutte le cose, infatti, sono possibili presso Dio».
Pietro, in rappresentanza della comunità, gli dice: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù allora promette: «In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa, fratelli, sorelle, madre, padre, figli o campi per causa mia e del Vangelo, che non riceva ora, in questo tempo, cento volte tanto in case, fratelli, sorelle, madri, figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel mondo futuro. Molti dei primi saranno ultimi, e gli ultimi saranno primi».
Pietro ricorda il momento in cui, per la prima volta, incontrò Gesù: «Subito, lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,18). La comunità è dunque invitata a confidare nella promessa di Gesù, che ci assicura il centuplo in questo tempo propizio (Kairos) e la vita eterna nel tempo futuro (Aion), il tempo di Dio.
Gesù ci invita a vivere come una nuova umanità, chiamata a essere una sola famiglia, «fratelli tutti», servendo Cristo nei poveri e nei piccoli, manifestando l’amore che lo Spirito Santo semina nei nostri cuori ogni giorno. Siamo chiamati insieme a discernere meglio la volontà di Dio, a comprendere i bisogni e i desideri di chi soffre, e a testimoniare una fraternità universale. Anche se saremo perseguitati per questo, sappiamo che il centuplo viene dalla condivisione con i poveri, con gli ultimi, che per noi sono sempre i primi. Condividere è dare vita.
Se guardiamo ai giochi dei bambini, come il girotondo, vediamo che in quel cerchio non c’è un primo né un ultimo: tutti si tengono per mano, si guardano negli occhi e giocano insieme. Questa è l’immagine della fraternità universale: tutti primi, tutti ultimi.
Alla luce della Parola di oggi, possiamo riflettere su questi punti:
- Riconosco nella mia vita la gratuità di Dio e lo considero il Sommo Bene?
- Sento che il suo Regno abita nel mio cuore?
- Come posso, guidato dallo Spirito, passare dal verbo “accumulare” al verbo “condividere”?
- Ho fiducia nel Padre per costruire la fraternità? Quali azioni metto in atto?
Possiamo, docili allo Spirito, riconoscere che il Padre sorride all’umanità attraverso il suo Figlio, Gesù Cristo. Ringraziamo di cuore per il dono della vita, una vita condivisa sull’esempio di Maria, che ha riposto la sua piena fiducia in Dio.
Buon cammino!