La «Buona notizia» è troppo bella per tenerla per noi. Siamo chiamati a testimoniare il Vangelo in “Parole e opere”. Ogni mese, questa rubrica offre una parola con cui approfondire e gustare il nostro rapporto con Dio e propone un impegno concreto per vivere in pienezza la nostra missione.
La Parola missionaria del mese di marzo è: Reciprocità
a cura di p. Piero Masolo, missionario del PIME (Pontificio istituto missioni estere).
C’è un’espressione che ho sentito spesso vivendo negli Stati Uniti, si tratta di pay it forward. Ha a che vedere con la reciprocità ma è qualcosa di intraducibile. A volte nei bar si trova scritto su una lavagna, e significa che i clienti pagano in anticipo per le bevande da offrire ad altri, come il caffè sospeso che è nato a Napoli e si è poi diffuso un po’ in tutta Italia. Pay it forward è più di questo: descrive una buona azione che ripaga la gentilezza verso gli altri anziché restituirla al benefattore originale. Viene chiamata reciprocità seriale, o restituire in anticipo, ricambiare la gentilezza, condividere la gentilezza, ma nessuna di queste definizioni tiene conto di tre regole di pay it forward. Prima regola: si tratta di qualcosa che aiuti davvero le persone. Seconda: qualcosa che non possono fare da soli. Terza: io lo faccio per loro, loro lo faranno per altre persone.
Il presidente Benjamin Franklin scrive in una lettera all’amico Benjamin Webb il 25 aprile 1784: “Non pretendo di darti tale somma di denaro; te la presto e basta. Quando incontrerai un altro uomo onesto in una situazione di difficoltà simile, dovrai ripagarmi prestando a lui questa somma. Intimandogli di saldare il suo debito con un’azione simile, quando sarà in grado e ne avrà l’opportunità. Spero che possa passare attraverso molte mani, prima che incontri un furfante che ne fermerà il progresso. Questo è uno dei miei trucchi per fare molto bene con poco denaro”.
Che prospettiva interessante in questo tempo di Quaresima, di cui uno dei pilastri è l’elemosina. Fare l’elemosina è un bel gesto, ma si ferma lì. Pay it forward fa sì che il tuo dare si sviluppi a macchia d’olio, perché chi ha ricevuto non può non dare a sua volta a qualcun’altro. È un contagioso circolo virtuoso nel fare il bene.
Questa logica viene insegnata ed applicata da Gesù quando è invitato a pranzo a casa di Simone il fariseo (Luca 7,36-50). A sorpresa “una donna, una peccatrice di quella città, saputo che Gesù era a tavola in casa del fariseo” (Lc 7,37), gli lava i piedi con le proprie lacrime, li unge di olio profumato e li asciuga con i propri capelli, baciandoli. Il maestro accoglie questa squisita ospitalità, e lascia fare alla donna tutto ciò che vuole, suscitando l’indignazione di Simone, che in cuor suo pensa che mai un vero profeta si lascerebbe toccare da una peccatrice, e che dunque Gesù è un impostore. A questo punto Gesù racconta la parabola dei due debitori: “Un creditore aveva due debitori; l’uno gli doveva cinquecento denari e l’altro cinquanta. E poiché non avevano di che pagare condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?” (Lc 7,41-42). Simone risponde logicamente colui a cui ha condonato il debito maggiore.
Gesù continua stabilendo un parallelo tra i due creditori della parabola ed i due presenti: Simone e la donna. Per tre volte ripete la differenza di atteggiamento tra loro: “tu non… lei invece”. Tu non mi hai dato acqua, non mi hai dato un bacio, non mi hai unto con l’olio. Lei invece non solo mi ha dato acqua, ma ha fatto piovere con le sue lacrime; lei invece non solo mi ha dato un bacio, ma non ha smesso di baciarmi i piedi; lei invece non solo mi ha unto con l’olio, ma addirittura con un profumo prezioso (cfr. Lc 7,44-46).
La sproporzione tra i due atteggiamenti è la stessa che troviamo tra i due debitori della parabola: Gesù ha già perdonato questa donna capace di un così grande amore, così come Dio perdona il grande debitore della parabola. Il confronto permette di stabilire una reciprocità. Il punto non è più l’ospitalità più o meno affettuosa e sincera con cui viene accolto Gesù, ma il perdono da parte di Dio nei confronti dell’uomo. Chi ama viene perdonato, anche se ha molto peccato. Chi ha commesso pochi peccati ed ama poco (Simone), è spronato a cambiare completamente atteggiamento, e ad imparare da chi giudica e condanna come peccatore (la donna).
L’episodio si conclude con il mormorio dei commensali, stupefatti da questo profeta che perdona i peccati, e con la benedizione che Gesù dà alla donna: “La tua fede ti ha salvato, vai in pace” (Lc 7,50b).
In altre parole, questo triangolo di relazioni tra Gesù, Simone il fariseo e la donna peccatrice ci permette di vedere come pay it forward venga messo in pratica. Gesù accoglie la donna ed i gesti d’amore che lei compie nei suoi confronti, la perdona, la loda e le augura pace. Facendolo, invita Simone e gli altri commensali (saranno stati altri giusti farisei?) a prendere esempio da lei. Saranno in grado di farlo? E noi saremo in grado di perdonare il nostro prossimo come Dio continua a perdonarci? Consapevoli di aver ricevuto così tanto amore, così tante grazie e doni, saremo capaci di restituirne almeno un po’ ai nostri fratelli e sorelle?
Buona Quaresima di reciprocità! Pay it forward!
P. Piero Masolo, PIME