Desiderio di Eucaristia. Storie di vita missionaria in Congo

di Sr. Maria Rosa Venturelli

Un giorno arrivò in segreteria parrocchiale una signora. Disse che la sua bambina di 12 anni aveva chiesto di ricevere Gesù Eucaristia. Era gennaio e il corso della catechesi era già iniziato da tempo. Glielo dissi. Ma lei insistette tanto, dicendo che la sua bambina lo desiderava tantissimo. Le chiesi di raccontarmi qualcosa in più di Esengo – nome che significa “Gioia” in lingua Mayogò – così si chiamava sua figlia. Dopo attimi di silenzio decise di raccontarmi la storia della sua famiglia.

Si chiamava Jeanne, non era sposata. Aveva 30 anni. Aveva una sorella minore Cécile, che aveva un marito e abitava lontano in un altro villaggio. Quando nacque la loro prima figlia, fu una gioia per tutti. E così la chiamarono Esengo. Cresceva bene, era gioiosa, ma all’età di tre anni fu colpita dal virus della poliomielite – poliovirus.
Negli anni 50’ del secolo scorso, questo virus si diffuse molto, per es. in Italia; nel 1958, oltre dieci mila casi ci furono, di cui 8377 paralizzati. I bambini di età inferiore ai cinque anni erano considerati a maggior rischio. Dopo anni uscì il vaccino – cd di Sabin – che permise di eradicare la poliomielite in Europa e anche in altri continenti.

Non era così in Africa negli anni ’80. Il virus della polio colpì la nostra piccola Esengo, che rimase paralizzata dal bacino in giù. Non poté più camminare. I genitori vista la situazione difficile della loro bimba decisero di abbandonarla. La raccolse la sorella della mamma, Jeanne, la signora che mi stava parlando. Disse: “la crescerò come figlia mia”. E così avvenne.
A volte la domenica se la caricava sulle spalle e la portava alla Celebrazione Eucaristica domenicale nella nostra chiesa di missione a Ste Anne. E intanto la bimba cresceva fisicamente ed era sempre più difficile portarla alla missione o altrove, perché il suo peso fisico era grande.

Un giorno Esengo, aveva 12 anni, disse alla mamma adottiva che voleva ricevere Gesù. Era un desiderio forte, lo voleva. E così la mamma venne alla missione e me lo chiese. Aveva l’intuizione che forse Esengo non sarebbe vissuta ancora a lungo.

Con i catechisti e il loro responsabile Malode – “la mia lode al Signore” significa – ci attivammo in diversi modi: chiedemmo aiuto a un ospedale italiano per il suo ricovero, ma non vi furono possibilità a causa del prezzo molto alto per il viaggio. Non avevamo i fondi necessari. Chiedemmo una sedia a rotelle, anche se non avrebbe risolto il nostro problema, perché la missione era su una collina, mentre la ragazzina abitava giù nella valle. Ma pure questo non fu possibile realizzarlo in breve tempo.

Ci attivammo contemporaneamente per un corso personalizzato di catechesi per Esengo. Tre volte alla settimana la mattina presto Jeanne portava Esengo alla missione sulle sue spalle, per alcune ore di catechesi e così per tre mesi, quando Esengo fu pronta per il sacramento della Prima Comunione. La ragazzina era molto sveglia, intuitiva e la sua vita interiore cresceva. Era bello vederla così.
Dall’Italia nel frattempo arrivò in dono un abito bianco, che Esengo quel sabato indossò con grandissima gioia. Era bellissima. Preferimmo celebrare questo Sacramento nella nostra cappella. Esengo viveva intensamente questo momento. Eravamo presenti alcune suore, Esengo e la mamma Jeanne, il catechista Malode. Le facemmo una foto seduta sui gradini. Esengo era raggiante.
Dopo una settimana Esengo entrò nella Pasqua eterna del Cielo.

In questa esperienza da una parte ho vissuto l’impotenza di dare un futuro a Esengo, con cure mediche adeguate e uno strumento di viaggio più adatto a lei. Ma dall’altra parte, ho visto rigenerarsi in me il dono dell’Eucaristia, che rischiava di diventare abitudinario. Più tardi quando nel 1989 divenni celiaca, più volte ho chiesto la intercessione di Esengo per vivere bene il mio digiuno Eucaristico.

In questo tempo di pandemia mondiale e di digiuno eucaristico, ho pensato spesso a lei, a Esengo, che aveva un desiderio immenso di ricevere Gesù Eucaristia. Mi ha di nuovo evangelizzato.

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* Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana. Ha lavorato per 12 anni in Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo).

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