«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso» (Mt 16,21-27). Commento al Vangelo del 30 agosto, XXII domenica del tempo ordinario, a cura di Don Pierluigi Nicolardi*
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Parola del Signore
«Vade retro!». È una tra le espressioni latine del vangelo più usate e abusate nel linguaggio comune. «Vade retro», indietreggia, allontanati. In realtà Gesù invita Pietro a fare tutto il contrario, non ad allontanarsi da lui, bensì a tornare dietro: torna dietro a me! Togli i panni del maestro e ritorna ad essere discepolo.
Pietro, che poco prima aveva professato solennemente la sua fede, ora rimprovera Gesù perché meravigliato dell’annuncio della passione, morte e risurrezione. Pietro, che poco prima sembrava essere arrivato alle vette della mistica con la sua espressione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», ora fa il tonfo arrogandosi il diritto di frapporsi tra Gesù e il compimento della sua missione messianica.
«Torna dietro a me, tu mi sei di scandalo!». Gesù riporta Pietro all’essenza del suo discepolato; egli non si “scandalizza” delle parole del discepolo, nel senso che ne resta meravigliato. Skandalon non è indignazione, in greco vuol dire «ostacolo, inciampo». Pietro era stato chiamato da Gesù pietra angolare, «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa», ora diventa è pietra di inciampo. Ma Gesù non scarta nemmeno la pietra di inciampo, anzi, invita a ritrovare la strada giusta, quella alla sua sequela. E voltandosi verso gli altri discepoli, li incoraggia a fare lo stesso, a rinnegare se stessi, a prendere la propria croce e seguirli.
Rinnegare se stessi non vuol dire non amarsi, annullare la propria persona, bensì significa togliersi dal centro della scena, riscoprirsi discepoli in cammino dietro l’unico maestro e prendendo sul serio la propria missione. La croce, infatti, non è sinonimo di sofferenza, ma della missione che siamo chiamati a condividere con lo stesso Gesù.
Anche noi come Pietro possiamo essere pietra di inciampo, polemici detrattori della missione di Gesù, contestatori seriali del percorso di salvezza o possiamo scegliere di essere pietra angolare, scelta e preziosa per l’edificazione del Regno.
Lasciamoci riportare dietro Gesù, permettiamo a lui di farci tornare suoi discepoli.
* Presbitero della diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Amministratore Parrocchiale di «S. Antonio da Padova» in Tricase (Le), Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Famiglia e AE di zona AGESCI «Lecce Ionica». Autore di Terra e Missione