«O Nigrizia o morte», o l’Africa o la morte, era il motto di san Daniele Comboni. A Roma le suore Comboniane conservano la reliquia della sua veste talare
di sr. Maria Rosa Venturelli*
Mons. Daniele Comboni vide tanti dei suoi missionari, missionarie, collaboratori dare la vita per la tanto sua amata Africa e si rese conto un giorno di essere anche lui vicino alla morte.
Cosa pensava e che sentimenti aveva in cuore in quel momento? Non lo sappiamo, ma ricordiamo che da anni andava ripetendo di essere pronto, con i suoi missionari, ad affrontare anche il martirio.
Scriveva nel 1871 alla Società di Colonia: “Noi siamo animati tutti da un unico ideale, da un’unica ardente passione: sacrificare la nostra vita per amore di Dio, per amore della sua santa Chiesa e per l’infelice Nigrizia… siamo disposti a morire martiri per la fede!”.
Il martirio ha, infatti, una fecondità apostolica, come Daniele stesso ricorda, dicendo che “le opere di Dio nascono ai piedi del Calvario o sgorgano dal sangue dei martiri”.
Alle 10 di sera del 10 ottobre 1881, Dio lo portava con sé, come aveva fatto con suo Figlio Gesù, là dove nessuno poteva più ferirlo o umiliarlo. Daniele Comboni entrava così nella luce eterna con quel Cristo Gesù che tanto aveva amato. “Insieme a lui, nel suo cuore, anche l’Africa entrava nella gloria”. Ora Comboni avrebbe interceduto più efficacemente per i suoi popoli africani. L’eredità di lui, il suo spirito, il suo ministero, continua ancora oggi a vivere in noi sue figlie/i e in tutti coloro che seguono e amano il suo carisma nella Chiesa.
La reliquia della veste talare di San Daniele Comboni
A noi, suore missionarie comboniane, rimane una stupenda reliquia di lui: la veste talare bianca che Comboni indossava al momento della morte.
Nelle Memorie di quel 10 ottobre 1881 leggiamo quanto segue:
“La mattina del 10 ottobre 1881, mentre a Khartoum si celebravano le esequie di Don G. Battista Fraccaro, Mons. Comboni, reggendosi a stento, si trascinava in casa delle Suore per confortarle e incoraggiarle, con parole di fede e di abbandono alla volontà di Dio, ad affrontare il momento doloroso che la Missione viveva.
Le Sorelle, impressionate dal colore cadaverico del suo volto, gli offrirono una tazzina di caffè che il Fondatore accettò volentieri poi, tracciato su loro un segno di benedizione, si avviò lentamente verso la sua residenza e, vestito, si stese su quel letto che sarebbe diventato l’altare del suo supremo sacrificio consumato alle ore 22 di quello stesso giorno. Presenti alla sua morte, oltre Don Arturo Bouchard e Don Giovanni Dichtl, c’erano Sr. Vittoria Paganini, superiora della comunità, Sr. M. Giuseppa Scandola, Sr. Matilde Lombardi, Sr. Elisa Suppi, Sr. Rosalia Conte, Sr. Fortunata Zanolli e Sr. Francesca Dalmasso. Quando rivestirono la salma del Venerato Vescovo con gli abiti pontificali, Sr. Francesca raccolse la veste che il Fondatore aveva indossato fino alla morte e la conservò con grande devozione”.
Comboni, ieri e oggi
Dagli scritti di Sr. Ermenegilda Morelli su Sr. Francesca Dalmasso, leggiamo:
“Nella sua prima vita di Missione poté imbeversi dello spirito di carità, di zelo, di intraprendenza del Fondatore. Fu al suo fianco per assisterlo nelle estreme agonie, gli prestò gli estremi aiuti, gli asciugò quell’ultima boccata di sangue uscita dal cuore del grande apostolo nell’estremo anelito e con pietà filiale conservò la bianca talare macchiata di sangue che allora indossava. Grazie o buona Madre Francesca d’averci conservato tanto preziosa reliquia del Padre nostro”.
La bianca talare giunse così fino ai nostri giorni, conservata oggi nel Sacrario della nostra casa generalizia. Una talare di cotone forte, povera, consumata, con delle macchie di sangue in diverse parti dell’orlo.
Che emozione poi scoprire che a Roma nel quartiere Garbatella, zona dove “le vie” sono dedicate a esploratori e missionari del 1800, vi è “una via” dedicata a Mons. Daniele Comboni. Emozionante scoperta davvero. E poi scoprire con stupore che la frase detta e scritta da Daniele Comboni: “Con Maria si vince sempre” – è scritta a Roma nella “via della luce” che si trova accanto alla Madonna della Rivelazione alle Tre Fontane. Vi è anche un’altra frase, quella di Mons. Roveggio, suo terzo successore: “O Maria, ottienimi la grazia di farmi santo”.
Ci sentiamo così nella città di Roma più vicini a Comboni e Roveggio, che implorano il dono della santità, grazie a Maria “che vince sempre”.
San Daniele Comboni prega per noi!
* Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana. Ha lavorato per 12 anni in Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo) e 10 anni in Polonia. Autrice di Terra e Missione