La solennità di Tutti i Santi è legata al Vangelo delle Beatitudini (Mt 5,1-12). Il commento a cura di don Pierluigi Nicolardi*
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Parola del Signore
Se un non cristiano ci chiedesse: “Qual è la tua più grande aspirazione?”, le nostre risposte potrebbero essere le più diverse, a seconda dell’età della persona; “trovare un buon lavoro, farsi una bella famiglia, vedere i realizzati figli/nipoti, ecc…”. Probabilmente nessuno risponderebbe – con tono deciso e fermo – “la santità”; già, perché abbiamo escluso a priori la santità dall’orizzonte delle nostre scelte.
La escludiamo perché temiamo quasi di peccare di presunzione, ossia il non voler osare, volare troppo alto; la vita cristiana, che pure si gioca nel quotidiano, è osare verso la meta alta della santità. Ma talvolta l’esclusione è condizionata dal contesto sociale che non ci aiuta a vivere mettendo al centro l’essenzialità e la radicalità del messaggio cristiano.
La solennità di Ognissanti ci consegna almeno due verità fondamentali:
1. La santità è un dono che Dio ha fatto all’umanità fin dalla creazione
Egli ha creato uomo e donna “a sua immagine e a sua somiglianza” e ci ha inviato a essere “santi come Lui è Santo”, in un processo progressivo di adesione ed imitazione. Il Nuovo Testamento ci svela che in realtà il dono di Dio – la santità – è dentro l’uomo, in virtù del Battesimo, e non si tratta di “imitare”, bensì è opportuno vivere la vita di Cristo, guidati dallo Spirito. Nella seconda lettura della liturgia odierna, san Giovanni ricorda che Dio ci ha fatto un dono immenso, quello di essere considerati figli di Dio, anzi… di esserlo realmente! E tale è la santità, l’essere uniti a Cristo, colui che – ci ricorda il Vangelo di Luca –“è Santo e chiamato Figlio di Dio”.
2. La santità è anche un dato che proviene dal nostro essere Chiesa
Nel simbolo della nostra fede (il Credo) affermiamo di credere la “Chiesa una santa cattolica apostolica”; noi siamo inseriti in un contesto di santità così pensato e voluto da Dio. La Chiesa è composta dai “santi”, cioè da tutti noi battezzati che viviamo in questo contesto storico-sociale, ma anche dai “santi”, ossia coloro che hanno realizzato a pieno il loro desiderio di santità e che la Chiesa ha riconosciuto e canonizzato come tali.
Nel percorso verso la santità, incontriamo alcune pietre miliari, degli indicatori di direzione che ci indicano la rotta e ci conducono dritti verso l’obiettivo; queste pietre sono le beatitudini. Scrive papa Francesco:
Esse sono come la carta d’identità del cristiano. Così, se qualcuno di noi si pone la domanda: “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita (Gaudete et exsultate, 63).
Vivere da discepoli vuol dire allora incamminarsi lungo i sentieri indicati dalle beatitudini, per maturare nella fede fino a portare il frutto più maturo, la santità.
Siamo santi per chiamata, perché i cristiani nascono e crescono nell’orizzonte della santità, in virtù del Battesimo che ci ha resi tutti figli nel Figlio, tutti partecipi della natura divina. Santi per chiamata, perché tutti membri della Chiesa Santa; essa ci edifica e noi la edifichiamo nella santità.
In questi giorni rivolgiamo il nostro ricordo a tutti coloro che “ci hanno preceduto nel segno della fede e dormono il sonno della pace”; essi hanno già calcato i sentieri di questo mondo e ora vivono nella visione beatifica di Dio.
* Presbitero della diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Amministratore Parrocchiale di «S. Antonio da Padova» in Tricase (Le), Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Famiglia e AE di zona AGESCI «Lecce Ionica». Autore di Terra e Missione