La liturgia della Parola della II domenica di Avvento è caratterizzata dall’invito perentorio del profeta: Preparate la via del Signore. “Nel deserto delle nostre vite, siamo chiamati a spianare una strada a Dio”. Commento a cura di don Pierluigi Nicolardi
di don Pierluigi Nicolardi*
Il Vangelo di Marco non inizia con il racconto dell’annunciazione e nascita di Gesù (cf. Mt 1-2; Lc 1-2), bensì con l’invito a preparare la strada al Messia che viene; le ragioni di questa scelta sono legate al fatto che Marco non ha interesse a narrare come è avvenuta la nascita di Gesù, ma tracciare le direttrici della sua missione per suscitare nel lettore la sequela. Il vangelo inizia, invece, con la voce forte del Battista che, nel deserto, grida; e proprio a questa immagine del Battista è legata al simbolo dello stesso evangelista, il leone.
II domenica di Avvento. La voce nel deserto
In questa domenica, in particolare, l’inizio del racconto di Marco si apre con la citazione di un passaggio del profeta Isaia:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri» (Mc 1,2-3).
L’evangelista chiama a testimonianza le Scritture, indicando in Giovanni Battista la voce che grida nel deserto e invita a preparare la strada al Messia. In realtà, Marco usa una versione diversa del testo di Isaia, che differisce per lo slittamento di sole poche parole:
Nel testo di Marco la voce grida nel deserto; in Isaia la voce grida di preparare nel deserto una via al Signore (cf. Is 40,3). Entrambi i testi mettono in evidenza la necessità di preparare una strada a Dio che viene; Isaia lascia intendere che questa via deve essere approntata nel deserto della nostra vita, nelle nostre solitudini, lì dove sembra abitare il vuoto. Nel Vangelo di Marco lo spostamento indietro della parola “deserto” è propedeutico al riferimento a Giovanni Battista, descritto come un uomo dalla vita radicale che abita i deserti.
In ogni caso, vale il messaggio di fondo: nel deserto delle nostre vite, siamo chiamati a spianare una strada a Dio. L’evangelista – e la liturgia a inizio di questo tempo di avvento – ci suggerisce che c’è una strada di Dio verso gli uomini e una strada dell’umanità verso Dio. Ed è la stessa strada: l’umanità di Gesù.
La Parola si è fatta carne
È Gesù Cristo, Figlio di Dio, la via del Padre verso gli uomini e la via degli uomini verso Dio. «Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo», ci ricorda Gaudium et spes n. 12, ma il mistero del Verbo incarnato è anche il rivelatore della verità di Dio (cf. Gv 1,18). Questo passaggio diventa fondamentale per comprendere la solennità del Natale: l’incarnazione del Verbo è il punto di incontro tra Dio e l’uomo! Anche nella tradizione rabbinica ebraica – nella quale era inconcepibile che Dio si facesse uomo o che l’uomo fosse divinizzato – si dice che se Dio scende verso l’uomo nella sua misericordia, anche l’uomo sale, seppur dieci palmi più sotto del trono divino.
In Cristo non c’è più distanza, anzi, nel meraviglioso scambio che ci ha redenti (S. Agostino), il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’uomo, perché l’uomo, entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio» (cf. S. Ireneo di Lione, Adversus haereses).
Giovanni Battista, nel testo del vangelo, assume l’identità del profeta che annuncia questo grande evento, che invita gli uomini e le donne di ogni tempo a prepararsi a questo incontro che segnerà per sempre la nostra esistenza. Infatti, il messaggio di Giovanni Battista non fa troppo leva sulla conversione morale, bensì sulla sequela di colui che verrà dopo di lui; la conversione, infatti, diventa la condizione necessaria per mettersi dietro Gesù: Giovani battezza con acqua – segno del lavacro – ma Lui battezzerà in Spirito Santo (cf. Mc 1,8).
Disponiamoci ad accogliere l’invito del Battista; lasciamoci raggiungere dal suo invito alla conversione per essere pronti a seguire Gesù, il Figlio di Dio che viene. Maranathà! Vieni, Signore Gesù!
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,1-8)
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Parola del Signore
* Presbitero della diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Parroco di «S. Antonio da Padova» in Tricase (Le), Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Famiglia e AE di zona AGESCI «Lecce Ionica». Autore di Terra e Missione