di Alan & Francesca
Un viaggio “pieno”, intenso come l’aroma del caffè appena tostato di Dalat, duro come la scia di bombe che lascia cadere un B52, aggressivo come l’odore persistente del maiale alla brace alle 7 di mattina, ruspante come i galli che si vedono spesso sui cigli delle strade di periferia o magari in riva al mare, robusto come il carattere dei vietnamiti, ma allo stesso tempo frizzante come la “bia” che ti disseta nelle giornate calde e umide del clima tropicale, allegro come le risate dei bambini che giocano scalzi in ogni dove, rilassante come i paesaggi di verdi risaie che si scoprono a Sapa e divertente come le scimmiette che saltano da un albero all’altro nelle verdi giungle.
Un viaggio pregnante, impegnativo, fisico, emotivo, di scoperta. Un viaggio dentro.
Ci ha sfinito per poi ridarci le forze tutte insieme. Quello che all’inizio sembrava quasi uno “scontro” in realtà era un incontro, naturale e autentico. Un viaggio che difficilmente si può raccontare, o meglio le parole vengono piano piano nei mesi e suscitano sempre una strana sensazione, come se niente completasse il racconto, come se la narrazione di quel popolo, di quella terra, di quell’incontro risiedesse nei loro e nei nostri corpi, nei loro e nei nostri cuori e che nessuna parola possa tradurre pienamente quello Stare.
Questa esperienza di volontariato estivo ha trovato la sua strada camminando, è stato un vero e proprio cammino verso la bellezza della diversità, un “piccolo” e umile ponte tra l’Italia e il Vietnam. E ringraziamo immensamente le tre Onlus (Blue Dragon Children’s Foundation, Care the people, AFN) e l’Orfanotrofio di Huè che hanno accolto il nostro ponte, in una prospettiva di condivisone tra culture, religioni e realtà sociali.
Siamo grati per aver incontrato ogni singolo sguardo di quel popolo, ogni singola stretta di mano, ogni singolo timido sorriso, ogni singolo saluto. Uno STARE che si sedimenta piano piano dentro noi, con forme, dimensioni, sfaccettature, luci e ombre che contraddistinguono quella terra. Quello che più ci ha emozionato è stato il dono dell’incontro, in un Paese impaurito da tutto ciò che è sconosciuto, impauriti dalla loro stessa storia. Perché è in quegli occhi che abbiamo incontrato l’Altro, noi stessi e Gesù, è nello stringere quelle mani che abbiamo incontrato il bene, è nel dialogo che abbiamo incontrato la possibilità.
Sapete… l’incontro non è mai scontato, anzi, richiede la messa in discussione totale della persona; è vero per il primo assioma della comunicazione: “È impossibile non comunicare”, noi comunichiamo sempre qualcosa all’altro ma incontrare quello che esprime è la parte più difficile, spiazzante, potente. E pensare che ogni persona è unica e irripetibile, e su questo il Vangelo ci insegna molto. È uno strumento trasformativo dell’unicità, incontrare le parole scritte in questo testo ci aiuta ad incontrare l’unicità dell’altro. Quegli sguardi sono doni, quelle parole scambiate sono doni, quelle carezze sono doni, perché tutto questo è stato unico e irripetibile.
L’insegnamento di Gesù è unico: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25,40). Questo significa che ogni volta che accogliamo, aiutiamo, incontriamo i fratelli più piccoli accogliamo Gesù nelle nostre vite, lo aiutiamo, lo incontriamo. E questo a sua volta significa accogliere noi stessi, aiutarci ed incontrarci nella profondità del nostro essere “esseri umani”.
Cảm ơn Vietnam!
Alan & Francesca
Meravigliosa esperienza