Annunciare il Vangelo ed essere testimoni del Risorto. Come farlo nel mondo di oggi? Meditazione per la solennità dell’Ascensione a cura di don Pierluigi Nicolardi*
Questa domenica celebriamo la solennità dell’Ascensione del Signore; il tempo pasquale va verso il suo compimento perché ci proiettiamo verso il dono dello Spirito Santo.
Il Signore risorto, nel Vangelo proposto dalla liturgia, prima di essere elevato in cielo, consegna il mandato missionario ai suoi: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»; queste parole del Risorto non identificano semplicemente un compito per la comunità cristiana.
L’annuncio del Vangelo – e con esso l’attività missionaria – è connessa non ad una “funzione”, bensì alla sua stessa identità; il Concilio Vaticano II, infatti, nel decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad gentes afferma: «La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine» (n. 2).
L’annuncio del Vangelo, allora, è una esigenza tale da definire chi siamo e dalla quale dipende anche la nostra stessa esistenza; san Paolo, cosciente di questa esigenza vitale, nella prima lettera ai Corinzi scrive: «Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo» (1Cor 9,16-18). Ed esortando Timoteo continua: «Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento» (2Tm 4,1-2).
Ogni cristiano, secondo il mandato il Signore risorto, deve poter sentire l’urgenza dell’annuncio del Vangelo, deve poter sentire la missione come l’esigenza che si impone in forza della propria identità di battezzato; e quando questa esigenza viene vissuta nella radicalità e in autenticità allora il Signore agisce con noi e conferma la Parola con i segni (cf. Mc 16,20). Il beato Rosario Livatino, a riguardo, affermava che la nostra responsabilità di cristiani non è di essere considerati credenti, bensì credibili. E la credibilità si acquisisce perché il Signore accompagna e conferma le nostre parole e assottiglia quella distanza tra il dire e il fare.
Ascensione. Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
* Presbitero della diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Parroco di «S. Antonio da Padova» in Tricase (Le), Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Famiglia e AE di zona AGESCI «Lecce Ionica». Autore di Terra e Missione