I Saveriani celebrano 125 anni dalla loro fondazione: “Una sola famiglia per il mondo”

Il 2 luglio 1921 san Guido Maria Conforti, vescovo e fondatore dei Saveriani, iniziava a scrivere da Parma la quinta lettera – conosciuta come Lettera Testamento – ai missionari “presenti e futuri”. Proprio oggi volge al termine l’Anno Giubilare per ricordare il 125º anniversario della fondazione della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere.

di Pietro Rossini, S.X.

Si conclude oggi, 2 Luglio 2021, l’anno giubilare Saveriano. Data in cui l’Istituto per le Missioni Estere – fondato a Parma nel 1895 da San Guido Maria Conforti – ha celebrato i suoi primi 125 anni di vita.

I missionari Saveriani durante questo anno di gioia hanno riscoperto il valore di quella che chiamano “la lettera testamento” del santo Fondatore. Una lettera scritta in occasione dell’approvazione dell’istituto e rivolta a cuore aperto “ai membri presenti e futuri della pia società”.

In questo testo, San Guido sintetizza lo spirito e la missione della sua famiglia missionaria: spirito di viva fede, volto umano, cristocentrismo, spirito di obbedienza pronta e generosa e spirito di famiglia, sono queste le cinque costanti che caratterizzano la missione dei Saveriani, quella di “fare del mondo una sola famiglia” attraverso l’annuncio di Cristo e della Buona Notizia a chi ancora non lo conosce.

Per celebrare questo anno giubilare diversi confratelli Saveriani hanno condiviso riflessioni sul carisma missionario a partire dalla propria esperienza di missione. È possibile trovare queste condivisioni sul sito ufficiale della congregazione.

Nonostante i Saveriani siano una congregazione molto giovane paragonata ad altri istituti di più antica fondazione, durante i loro primi 125 anni di vita, hanno saputo adattare la missione ai tempi che cambiano, diventando espressione di una Chiesa in continuo dialogo con il mondo.

I Saveriani vivono la loro missione di “primo annuncio” lì dove il Vangelo non è ancora arrivato. Nei primi anni del ‘900, agli inizi della congregazione, vivere il “primo annuncio” voleva innanzitutto dire partire verso quelle terre in cui la maggioranza della popolazione non era cristiana. Oggi, con le recenti migrazioni dai Paesi del Sud del mondo a quelli del Nord, e la continua globalizzazione, non è facile distinguere tra paesi cosiddetti “cristiani” e quelli non lo sono.

Per questo la missione “ad extra” (fuori dal proprio contesto di origine), “ad gentes” (verso coloro che non conoscono Gesù) e “ad vitam” (per tutta la vita) dei Saveriani oggi può realizzarsi ovunque, e si concretizza in diversi modi a seconda della cultura che si incontra dove i Saveriani sono inviati.

Lo stile di missione dei Saveriani è sempre stato quello della “famiglia”. Ed in questi ultimi anni, una famiglia sempre più composta da membri provenienti dai quattro continenti e circa 25 paesi in cui i Saveriani lavorano.

Per questo dopo 125 anni, i Saveriani scoprono che “fare del mondo una sola famiglia” non è più soltanto un’utopia, ma già una piccola ma concreta realtà presente nelle loro comunità internazionali, in cui persone da Paesi e culture diverse condividono la vita quotidiana, con il sogno di far conoscere Gesù a chi ancora non lo conosce.

La missione dei Saveriani è sempre più incentrata sul dialogo interreligioso e interculturale. Lo stile è quello dell’incarnazione e dell’incontro, dove i missionari vivendo come fratelli tra fratelli, si fanno compagni di viaggio dei popoli a cui sono inviati.

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